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Come l'Italia è diventata la patria europea delle banconote false

Nel nostro paese si produce più dell'80 per cento delle banconote false che circolano in Europa. Ecco come funziona la struttura dei falsari, e quanto può valere questo business.
Un sequestro di banconote false a Caserta. [Foto GDF]

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Da fuori, non era altro che uno dei tanti capannoni che popolano le zone industriali dell'hinterland milanese. Dietro il portone d'ingresso, però, nascondeva una stamperia clandestina pronta a sfornare migliaia di banconote contraffatte.

Con un computer, una stampante professionale e carta speciale, due pregiudicati italiani riproducevano copie fedeli di valute per centinaia di migliaia di euro. Da smerciare in tutta Europa.

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A mettere fine al loro business, sono stati settimana scorsa gli agenti della polizia milanese, che hanno arrestato i falsari e sequestrato 20mila dollari e oltre 12mila euro, tutti rigorosamente falsi.

Quella di San Giuliano Milanese è solo l'ultima di una lunga serie di operazioni che negli ultimi mesi ha stroncato il lavoro di alcuni falsari 'made in Italy'.

A gennaio, i finanzieri hanno sequestrato due milioni e mezzo di dollari americani sono stati sequestrati a Roma. Un mese prima, 500mila euro erano stati requisiti nel corso di un blitz a Casoria, in provincia di Napoli: casi che sono solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che ci vede come paese leader a livello continentale.

L'Italia, infatti, è il primo produttore di banconote contraffatte in Europa. Nel solo 2015 la Guardia di Finanza ha sequestrato un milione e mezzo di banconote, per un valore totale di 57 milioni di euro.

Il "Napoli Group"

Un successo imprenditoriale dovuto soprattutto a una rinomata organizzazioni di falsari: quello che le autorità italiane definiscono "Napoli Group".

Dalla sola provincia partenopea si stima, infatti, che provengano più dell'80 per cento delle banconote false che circolano in Europa.

Negli ultimi due anni, cinque stamperie clandestine sono state smantellate nel capoluogo campano e nei suoi dintorni, dove nel febbraio 2015 è stato eseguito uno dei più grandi sequestri della storia - quando furono rinvenuti 53 milioni di euro falsi stipati in una cantina.

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"L'Italia gioca un ruolo da protagonista assoluto nella produzione delle banconote false," spiega a VICE News il Capitano Roberto Pollari, del Gruppo di Antifalsificazione Monetaria della Guardia di Finanza.

"Il Napoli Group è famoso in tutta Europa ed è responsabile della produzione della maggior parte di banconote contraffatte che circolano in Europa. Sicuramente di quelle di migliore qualità."

Una competenza tecnica nella falsificazione così elevata da far scuola nel resto del mondo. Tanto che, come rivelato da un'indagine del 2014, le organizzazioni criminali di paesi come Francia, Spagna, Germania, Albania, Romania inviavano i propri esponenti nella città partenopea per imparare i segreti del Napoli Group.

La Camorra non sarebbe direttamente coinvolta in questo business - spiega Pollari - ma "sicuramente i falsari operano con il beneplacito dei clan."

Come funziona l'industria dei soldi falsi

Il mondo della produzione delle banconote contraffatte è molto variegato. Come in qualsiasi altra attività commerciale lecita o illecita, si va dai piccoli operatori ai grandi gruppi organizzati.

I primi usano una tecnica digitale per cui sono necessari pochi strumenti e scarsi investimenti iniziali. Bastano un computer e delle comuni stampanti laser e il gioco è fatto. Ovviamente, però, la contraffazione avviene in modo grossolano e il prodotto finale ne risente fortmente.

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I falsari più esperti, invece, come quelli del Napoli Group, utilizzano la tecnica offset. La qualità delle valute così stampate è molto elevata, e per un occhio inesperto sono pressoché indistinguibili da quelle ufficiali. Questo procedimento, però, non è accessibile facilmente tutti.

"Si tratta di una tecnica tipografica professionale abbastanza difficile," spiega il Pollari. "Per la stampa offset c'è bisogno di una grande stanza dedicata, di almeno cinque o sei macchinari industriali e della fornitura di corrente elettrica che serve ad alimentare un'impresa."

Visto il grande impiego di persone e mezzi necessari per la produzione di denaro falso, questi gruppi solitamente lavorano solo su commissione.

"Il falsario fa sempre un commercio all'ingrosso," continua Pollari. "Dal momento in cui si allestisce una stamperia, esso stampa una discreta quantità di valuta non appena il cliente si dice disponibile al pagamento. Questa è la procedura standard. Non stampano pochi pezzi per venderli al dettaglio."

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A spingere i falsari ad andare oltre i rischi del business sono gli enormi guadagni promessi. Dopo aver investito nei macchinari, i costi di produzione sono infatti relativamente bassi.

Il prezzo della banconota falsa si stabilisce in base alla qualità del prodotto e sale mano a mano si scende la struttura gerarchica.

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Il falsario vende all'ingrosso per un costo che va dal cinque al 10 per cento del valore nominale. Poi, come per qualsiasi altro bene, il prezzo sale a ogni passaggio di mano, fino ad arrivare al 30-40 per cento del valore facciale.

"La distribuzione funziona con le normali regole del mercato," conclude il capitano Pollari. "Vendono per strada, su internet, agli spacciatori o a organizzazioni criminali estere con cui hanno avuto dei contatti precedenti. Questo è commercio puro, vendono a chiunque sia interessato."


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