L'immagine che riassume meglio queste amministrative è sicuramente quella di Beppe Grillo che a Roma si affaccia alla finestra con al collo un appendino (sì, in omaggio del neo-sindaco di Torino Chiara Appendino), le braccia al cielo e un umore sicuramente migliore di quello di Matteo Renzi.Del resto, se queste elezioni sono molto complicate da analizzare e non offrono un quadro uniforme a livello nazionale, è ragionevole dire che ci sia un vincitore—il Movimento 5 Stelle, che non solo si è preso Roma e Torino, ma ha vinto in 19 delle 20 città in cui era al ballottaggio.
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A Milano invece, la vittoria di Beppe Sala—che era quasi un dovere per il centrosinistra—può essere considerata una vittoria per Renzi e la coalizione soltanto sulla carta. I voti per il candidato di centrosinistra sono infatti il risultato, come è stato ripetuto fin troppo alla vigilia del ballottaggio, dell'eredità di Giuliano Pisapia e non sicuramente dell'influenza di Renzi. A dimostrarlo, il ruolo defilato dal premier sul finire della campagna elettorale e il fatto che Sala abbia più volte dovuto prenderne le distanze per racimolare voti.IL VOTO DI IERI PUÒ SEGNARE LA FINE DEL "PARTITO DELLA NAZIONE"?Nel comunicato stampa rilasciato poco dopo la chiusura delle urne il Partito Democratico ha ammesso la "sconfitta netta e senza attenuanti" a Roma e Torino, ma al contempo ha parlato di "una vittoria chiara e forte a Milano e Bologna contro i candidati delle destre."Nella nota, poi si sostiene che "il quadro nazionale è molto articolato" e—contrariamente a quanto era stato detto al primo turno—si è ammesso che il dato elettorale "contiene alcune indicazioni nazionali su cui la direzione nazionale del PD rifletterà il prossimo venerdì 24 giugno."L'aria che si respira all'interno del partito è dunque quella di una resa dei conti tra la minoranza interna e i renziani. Del resto, l'aveva promesso Matteo Renzi in persona già lo scorso 9 giugno: "Noi nel partito ci entreremo con il lanciafiamme, subito dopo i ballottaggi."Abbiamo vinto contro poteri e apparati,ma il popolo mi è stato accanto e ha vinto.Il nostro compito ora è far vincere Napoli e i napoletani.
— Luigi de Magistris (@demagistris)June 20, 2016
Per quanto il voto di ieri non sia certamente un colpo letale al renzismo, è innegabile che Matteo Renzi non ne esca bene. In particolare è soprattutto lo storytelling del premier ad apparire sempre più logoro e in affanno, così come lo sono le sorti del "Partito della Nazione." La vera sfida rimane comunque il referendum costituzionale di ottobre, dove Renzi si sta giocando tutta la sua carriera politica.Segui Leonardo e Flavia su TwitterSegui la nuova pagina Facebook di VICE Italia:La minoranza PD sarà felice: — Fabrizio Rondolino (@frondolino)June 20, 2016