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Abbiamo chiesto "perché" all'editore dei libri distillati

Per chi si fosse perso la battaglia tra il bene e il male della letteratura italiana, abbiamo parlato con l'ideatore dei libri distillati per capire come gli è venuta in mente l'idea e che reazioni hanno avuto.

Libri distillati in vendita in edicola. Foto dell'autore

Quando ho sentito parlare per la prima volta dei "libri distillati" non ho dato troppo peso a quest'ultima iniziativa editoriale: erano bestseller offerti in versione ridotta—"distillata"—per tutti quei lettori italiani che non hanno il tempo di leggersi i mattoni. Bene. Nei giorni successivi, però, il pensiero ha cominciato a tormentarmi più della melodia di "Hotline Bling", fino al punto che ho iniziato a ritenerla una trovata offensiva. Ma nei confronti di chi? Della letteratura?

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Da allora, i libri "distillati non riassunti" venduti in edicola in 50mila copie su iniziativa dell'editore Centauria (gruppo Rcs) sono stati definiti "insulti alla letteratura" e paragonati a cibi "liofilizzati" o difesi in quanto "tutte le strade portano alla lettura." Per chi si fosse perso la battaglia tra il bene e il male della letteratura italiana, immaginatevi semplicemente le 676 pagine di Uomini che odiano le donne più o meno dimezzate (circa), con una simile sorte toccata a Venuto al mondo della Mazzantini.

Personalmente lessi Uomini che odiano le donne quando avevo più o meno 16 anni e—dico la verità—mi sono immaginato difficile una "distillazione". Che fine avranno fatto tutte le descrizioni psichiche di Lisbeth e quella dei paesaggi svedesi? Del resto, mi sono detto, non è nemmeno qualcosa di inaudito e inedito—se si pensa che in America è un'usanza dagli anni Trenta—e per certi versi si iscrive nello stesso processo di fruizione informativa e letteraria "multimediale" in voga negli ultima anni, la stessa che valorizza l'immediatezza e penalizza la narrazione. Preso comunque dalla voglia di approfondire la questione, ho chiamato Giulio Lattanzi, l'ideatore e responsabile del progetto.

Arrivano i libri distillati. Ovvero: come alimentare la pigrizia di studenti e (falsi) lettori!

— Roberta Criscio (@RobertaCriscio)January 4, 2016

VICE: Da dove nasce questo vostro progetto? Da quali analisi di mercato o da quali esperienze internazionali?
Giulio Lattanzi: Dunque, il progetto nasce un po' da un'idea che faceva riferimento all'esperienza del Reader's digest e un po' ad altre esperienze di riduzione che ci sono state in passato. È un esperimento da provare rispetto al fatto che c'è un distacco dalla lettura e che si dice sempre di "non avere tempo per leggere." Partendo da questi presupposti abbiamo cercato di dare ai libri una veste più adatta ai tempi e quindi un canale, che è l'edicola. Abbiamo scelto il termine "distillato" perché quello di "condensato" ci rimandava a qualcosa di passato. E poi è stato un tentare di vedere se effettivamente avrebbe funzionato. E per quello che concerne le analisi di mercato? In particolare quello italiano.
Abbiamo fatto tre distillati di prova per fare delle analisi di mercato. Abbiamo fatto una ricerca di mercato in cui cercavamo di capire, rispetto ai tre gruppi di lettori (i non lettori, i lettori occasionali e i lettori forti), quali fossero le reazioni all'idea. Prima abbiamo fatto una campagna di comunicazione per concetto e poi gliene abbiamo fatto scegliere uno, fatto leggere e poi siamo tornati a ragionare. La cosa più interessante era che la propensione all'acquisto saliva in seguito alle letture rispetto a quella precedente la lettura. Comunque i risultati sono stati positivi, maggiormente sul gruppo dei lettori più leggeri, ma anche nella fascia di lettori più forti che dicevano "Be' io quel libro lì di tot pagine non l'avrei letto però se me lo dai ridotto perché no."

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Quindi mi pare di capire che avete puntato maggiormente sui lettori occasionali che che con la mancanza di tempo non riescono più a mettersi su un libro. Giusto?
Sì, diciamo che sostanzialmente l'idea era quella di passare da un solo ragionamento di introduzione alla lettura a un ragionamento di possesso—in termini culturali—della storia dell'intero romanzo, che in quanto tale aveva una sua validità. Il film di fatto fa questo, no? Certo…
Solo che a differenza dei film, in cui lo sceneggiatore in qualche modo può riscrivere delle scene, noi non lo facciamo dal punto di vista della scrittura. La sostanza è lasciare intatta la voce dell'autore—questo dal mio punto di vista può anche avere un valore positivo, non è lo scopo ma è chiaro che uno che non ha mai letto un certo autore può leggerlo e poi decidere che gli piace e leggere per intero altri suoi libri. In sostanza ci rivolgiamo a quella fetta di pubblico che pensa di leggere non in modo abitudinario. Che considera la lettura un'opzione tra le altre possibili forme di intrattenimento. In Europa esistono altri progetti simili, oppure è un'iniziativa italiana?
No, direi che questa in quanto tale prende inizio da qua, poi possiamo anche provare a spostarla. Qual è l'obiettivo che vi prefiggete?
Non abbiamo proprio obiettivi di allargamento alla lettura. È un'iniziativa commerciale per cui, secondo la nostra visione, c'era dello spazio nel mercato italiano. L'idea è proprio quella di proporre titoli in versione distillata a un prezzo altrettanto coerente su un canale che non sia la libreria. Quante uscite avete in mente? Quali sono i titoli che avete in coda?
Dal punto di vista generale, abbiamo in mente due uscite al mese. Per ora abbiamo stampato le prime, poi se la cosa funzionerà potranno essere anche tre o una, dipenderà dai mesi. E visto che di bestseller ne escono tutti gli anni, speriamo di continuare. Per le prossime uscite invece stiamo lavorando su Il Dio del fiume di Wilbur Smith, La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano e su Le parole che non ti ho detto di Nicholas Sparks.

Come si ottengono i diritti per un'operazione simile?
Si sentono gli editori presso cui il libro è stato pubblicato in integrale. Per molti, questa possibilità di riduzione è prevista nel contratto. Quando non c'è, l'editore ne parla con l'autore. Ci sono stati degli editori che ci hanno negato i diritti, magari dicendoci "no, per ora non ci interessa" o "no grazie," ma la grande maggioranza sono stati d'accordo.

Che reazioni avete riscontrato finora? Pensate che ci possano essere dei pregiudizi sulla vostra iniziativa?
In italia l'uscita ha generato un interessante cortocircuito di reazioni. Soprattutto sui social si è registrata una violenza nei confronti di questo progetto che dal canto mio non ha nessuna pretesa sostitutiva. Per dirla con una battuta: è come se qualcuno se la prendesse con il calcetto perché è la riduzione di quello da undici.

Il sonno della ragione genera libri distillati

— S/Consigli letterari (@libri_al_MEDIO)January 4, 2016

Ma ci sono stati anche articoli sul Corriere e sulla Repubblica che ne analizzano i pregi e i difetti. Si pongono anche domande sul fatto se non deve essere il lettore stesso a decidere quali parti ritenere superflue e quali no. Non penso comunque la distillazione possa avvenire perché ci sono parti inutili o ridondanti, credo solo che alcuni romanzi abbiano una linea narrativa a cui è possibile fare dei tagli—creando un prodotto che certo non è l'originale ma il cuore del romanzo, una distillazione appunto. I dati e le considerazioni sulle vendite hanno avuto un forte peso nella scelta dei titoli? O piuttosto avete pensato a una "funzione sociale" di questi titoli, che sono quelli di più ampia diffusione e quelli di cui dunque più spesso anche i non lettori sentono parlare?
Non abbiamo in mente nessuna funziona sociale. Ovviamente abbiamo scelto dei libri di autori noti. Abbiamo curato anche molto l'aspetto grafico. L'obiettivo originale era quella di offrire libri da 120 pagine, leggeri, tascabili e belli da vedere. Ovviamente questo numero di pagine non è possibile raggiungerlo quando si pensa di distillare un libro di 700 pagine—in quel caso sarebbero più. Ecco, a proposito di questo: qual è la metodologia che avete usato per fare i tagli? E da quali considerazioni nei singoli casi siete partiti per tagliare?
L'idea è quella di identificare la trama e quali scene e personaggi possono essere tolti senza incidere su di essa. Viene fatta la prima lettura e vengono identificate le parti. Viene fatto un lavoro "iterativo". Via via vengono tolti pezzi e alla fine viene dato in lettura a un'altra persona. Sostanzialmente l'obiettivo del fornire un risultato finale in cui rimane intatta la struttura e dall'altra parte una trama lineare. Ma non è proprio una struttura intatta.
Sicuro. Ma ci sono parti del libro da poter saltare. Io non penso che ci siano parti inutili, ma la nostra è una dichiarazione di base che alcune cose vengono tolte. Lo fanno anche i film. Ci sono soltanto parti non funzionali alla trama. Ed esistono dei libri che non si possono distillare?
È chiaro che con un libro in cui per definizione si rinuncia a una trama non è possibile. Ma su quelli a cui abbiamo lavorato non ci è mai successo. Segui Leon su Twitter

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