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Cultura

Come vivere a Milano quando sei giovane e senza un soldo

Consigli pratici su come ridurre i propri bisogni e risparmiare il più possibile su cibo, uscite e vestiti per riuscire a vivere una vita decente nella città più costosa d'Italia.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
milano
Tutte le foto dell'autore.

Arriva un periodo nella vita in cui raschiare nelle tasche potrebbe risolverti la cena. Succede quando la fine del mese smette di essere solo una circostanza e comprendi che all'apertura di un conto corrente conseguono calcoli con le dita, Oki per il mal di vivere e nemmeno per sbaglio l'affrancamento dai tuoi. Così, mentre ti ritrovi a pensare che forse i tuoi non erano poi tanto asfissianti, capisci anche che è il caso di votare al risparmio tutte le tue priorità e assumere un tenore di vita che fino a poco tempo prima era al di sotto del tuo standard di decenza.

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Questo è quello che succede quando ti barcameni fra stage senza ticket, università e schiscette, hai più di 20 ma molto meno—si spera—di 30 anni e al venerdì abbozzi un "vi raggiungo dopocena" perché i soldi dell'aperitivo ti servono per moltiplicare i pani e i pesci (in scatola). Tutto questo assume un significato ancora più forte quando vivi nella città più cara d'Italia e alla vista del saldo al 27 di ogni mese non puoi far altro che manifestare mestizia. Ovviamente, la città in questione è Milano, dove il costo medio per una stanza singola è di 490 euro—cifra che supera del 28 percento la media nazionale—e quello per una doppia di 335 euro al mese.

Anche se la vita non è sempre bella e sicuramente un giorno troveremo tutti il lavoro dei nostri sogni, prima di allora ho pensato bene di chiedere a un po' di ragazzi che vivono al risparmio di rivelarmi qualche loro stratagemma per sopperire alla mancanza di liquidità.

CIBO

Dall'indagine è emerso—guarda un po'—che tutti devono nutrirsi, ma che nel farlo bisogna possedere l'estro che altri mettono ai fornelli, oppure minimizzare le spese.

Per un pasto a budget assente, "se sei fortunato, basta attendere il pacco mensile del coinquilino," mi ha raccontato S. (25 anni). "La prima sera ti dirà che le lasagne e i sughi della madre si devono consumare in fretta, e tu contribuirai in quelle successive perché ti senti in dovere di omaggiarli anche quando non ti è più richiesto." Sulla stessa linea, esiste poi il "metodo invito a cena auto-indotto,"come lo chiama G (26 anni). "Di solito basta scrivere in uno status su Facebook quanto sarebbe bello vedersi e ritrovarsi con la pancia piena a casa di un amico."

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La pentola di pasta della settimana.

Nonostante la generosità altrui sia la maniera migliore per ovviare al problema, però, l'abuso di questo stratagemma potrebbe compromettere le offerte di cene successive. Quindi, è utile bilanciarle a momenti in cui bisogna procacciarsi il cibo da soli, soprattutto a pranzo. "Nel mio caso cucino una bidonata di pasta e me la porto per una settimana al lavoro, oppure mi affido alle offerte delle macchinette sempre piene di prelibatezze a mezzo euro," mi ha confessato M. (26 anni). In questi casi, però, esiste anche la categoria del centellinatore salutista che non rinuncia ai nutrienti di cui il corpo ha bisogno e di cui F. (21 anni) fa parte. "Da quando vivo da solo ho creato uno sposalizio con le verdure bollite. La prima volta ho esagerato, ho comprato due zucchine, due carote e due patate: solo dopo averle tagliate ho scoperto QUANTO cibo può saltare fuori da un euro scarso di spesa. Così, per risparmiare, mi sono dato alle verdure bollite. Sono ottime e fanno bene".

A meno che non vogliate prendere in considerazione la possibilità di imparare effettivamente a fare la spesa, imbucarvi agli aperitivi con buffet o darvi al digiuno periodico, mi sembra già qualcosa.

VESTITI

"La mia soluzione è stata semplice: ho smesso di comprarli," ha tagliato corto F. (21 anni). Ma quando anche l'attack non ha più effetto sulle suole delle scarpe e il buco nella maglia non è più passabile come "moda", le alternative a queste soluzioni drastiche o al quadrato della modah non mancano.

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Per dirne una, esistono le fiere. "Per quanto mi riguarda compro tutto nei mercatini rionali, in quei mucchi di roba dove ravani e poco dopo ti ritrovi le mani lerce," mi ha detto A. (27 anni). "Lo faccio più che altro per la qualità dei tessuti (per cui ho una discreta fissa): una maglia di vera lana in un negozio costa un occhio della testa, mentre al mercato con 5 euro te la cavi." Dello stesso parere è anche E. (23 anni): "Con questa storia del vintage va bene tutto. Dopo una mattinata in Piazzale Cuoco, ti ritrovi con almeno un bustone di vestiti 'nuovi'. Ma dato che la leggenda vuole che vengano rubati anche dalle tombe, è meglio lavare tutto più volte e a tremila gradi."

Oltre alle fisse personali, ne esistono di comuni: i saldi. "Aspettare gli sconti, soprattutto negli store online, è l'alternativa migliore," mi ha spiegato C. (27 anni). "Prendi tutta la roba in una volta al 70 percento e non ci pensi più. Poi ti arriverà sempre una camicia invernale al posto di quella estiva perché magari non avevi controllato il tessuto, ma così ti ritrovi qualcosa di nuovo anche qualche mese dopo."

MEZZI DI TRASPORTO

Quando non possiedi una macchina e vivi in una grande città, l'unica soluzione plausibile sembra l'abbonamento ai mezzi di trasporto con la tua faccia da tossico sopra. Certo, c'è anche chi sostiene che sia "del tutto inutile, se sai come si muovono i controllori." È quello che mi ha spiegato S. (25 anni): "Per un anno il mio lavoro consisteva nello sbattermi da un punto all'altro della città. In poco tempo ho intuito che chi poteva farti una multa si palesa solo all'inizio del mese. Quindi in generale conviene portarsi dietro un biglietto, appostarsi accanto all'obliteratrice, e utilizzarla solo nel caso in cui capita di vedere in lontananza un controllore sul tram."

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Si potrebbe pensare che l'alternativa migliore ai tornelli sia una bicicletta, ma per molti non è proprio l'investimento ideale. "Oltre al fatto che ti ritrovi a fare slalom tra la gente o sotto la pioggia, il vero problema è che finisci per ricomprare la stessa bici due o tre volte dopo che te l'hanno rubata," mi ha spiegato G. (24 anni), "quindi non è un ottimo modo per risparmiare."

Per i viaggi a medio raggio­ invece—quelli per tornare a casa per le feste o per le crisi mistiche—se non prenoti almeno due secoli e un lustro e mezzo prima è inutile sperare di risparmiarci. "Se non sei sociopatico, l'unica vera soluzione ad aerei e treni è Blablacar," ha ricordato S. "Certo, devi parlare di cose di cui non ti importa con degli sconosciuti di cui non ti importa, e magari puzzano pure, ma è sempre meglio di passare da soli il Natale a Milano."

SOSTANZE

"La leggenda secondo cui qualche mal intenzionato potrebbe sciogliere qualche sostanza psictopa nel tuo drink in discoteca è solo una peregrina speranza," mi ha spiegato C. (27 anni). "Quindi se vuoi gratis 20 euro o altro, l'unica cosa da fare per ottenerla è essere un amico presente. La tecnica è semplice: devi trovare qualcuno che l'abbia sempre e sia perennemente imparanoiato dalla vita. Tu gli dai conforto, e lui ricambierà con le sue scorte."

Quanto all'alcol, la quantità da ingerire per accasciarsi in un angolo è da sempre una questione personale. "Se vuoi risparmiare e ti sono sufficienti due birre, basta prendere le più economiche—che di solito sono anche le più cattive—al supermercato," mi ha detto M. (24 anni). "Ma se come me ti servirebbe un barile, per risparmiare sulla quantità, è utile mischiare più roba economica insieme—vodka, vino, birra—senza rispettare la regola della graduazione prima di uscire."

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D'altronde, le bottiglie di alcol dai nomi improbabili sono disponibili a ogni ora. "Se è già sera e non vuoi spendere un capitale in drink annacquati in discoteca," mi ha detto G, "la soluzione è un preserata alcolico in casa di qualcuno e il luogo dove reperire gli abbeveraggi è solo uno: la bottega del cinese più vicina." Quando ormai, invece, è troppo tardi e si è sobri mentre tutti sono già sbronzi, conviene sfruttare la cosa a proprio vantaggio. "Se la gente è fuori è facile bere a scrocco," mi ha spiegato S, "tutti iniziano a offrirti un sorso e alcuni anche un drink che in altre condizioni non ti offrirebbero." Così alla fine l'hangover arriva ed è uguale per tutti: ci trovo qualcosa di democratico in tutto questo.

L'AFFITTO

A meno di non voler vivere in un corridoio, in una quadrupla coi letti a castello o in un "loft"/garage a Cimiano, e per aggirare le agenzie succhiasoldi, i proprietari che vogliono l'affitto in nero o le vere e proprie truffe, conviene perlomeno avere tanti amici. Almeno all'inizio, perché—ovviamente—non funzionerà a lungo: se in partenza saltare da divano in divano senza contribuire alle spese sembrerà la soluzione migliore, a lungo termine i divani, i gatti da tenere e gli amici finiranno. E così la loro ospitalità.

Un'accogliente quadrupla.

In realtà, l'unica soluzione è una via di mezzo tra l'ospitalità degli amici e gli inquietanti annunci su "posto per ragazza in singola in cambio di lavoretti." Come mi ha spiegato A. (27 anni): "Vivo da cinque anni a casa di un'amica. La maniera per non farle pesare il fatto che non le abbia mai pagato l'affitto è che mi sono reso indispensabile: pago le bollette, resto a casa per il controllo della caldaia, mi occupo di tutte le beghe condominiali. Se mi sento un factotum senza dignità? Assolutamente no, soprattutto se penso che ho una singola in zona Navigli e ho risparmiato migliaia di euro—che comunque non avevo—in cinque anni."

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LAVORETTI

In tutta questa storia, l'unica cosa da fare—quando ormai i debiti con gli amici lievitano e comprendi che non potrai estinguerli in sorrisi—è cercarsi un lavoretto. Dato che già avrete sicuramente sul groppone svariati esami e/o uno stage tra le otto e oltranza ore, dovrete trovare qualcosa che minimizzi gli sforzi al massimo—si fa per dire—dei guadagni.

Solitamente la prima idea che viene in mente a chi esce dall'università—o ci si trova ancora, e non può dedicarsi al babysitting perché non sa nemmeno badare a se stesso—è quella di mettere a frutto la propria istruzione elargendola agli altri. "Per arrotondare faccio ripetizioni due volte a settimana a un ragazzino," mi ha rivelato A. "Lui è intelligentissimo ma non ha voglia di far niente, e così spesso mi ritrovo lì di domenica mattina con gli occhi gonfi per il poco sonno a fare gli schemini sulla Reconquista Spagnola mentre lui gioca a qualche boiata sull'iPad. Il terrore è che prima o poi entri la madre e mi cacci via a calci in culo."

La naturale eliminazione di queste alternative porta a quel genere di lavoro in cui si è costretti a stare contatto con degli sconosciuti nelle ore più infauste della giornata, mentre masticano, deglutiscono o si ubriacano: può essere anche interessante, ma quello che dovete sapere è che rischiate di rimanerci invischiati per molto tempo. Lavorare di sera infatti è così stressante—e tutto sommato consente di sopravvivere— che dopo un po' potreste prendere in considerazione l'ipotesi di dedicarvi solo a quello.

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