Salute

Cosa succede davvero se si contrae il vaiolo delle scimmie

“La cosa peggiore sono state le lesioni. Le prime mi sono venute al sedere, in assoluto le più dolorose.”
Daniele Ferriero
traduzione di Daniele Ferriero
Milan, IT
Vaiolo delle scimmie lesioni
Foto di Marina Demidiuk via Getty Images 

Per ulteriori informazioni sulla diagnosi e il trattamento del vaiolo delle scimmie, visita il sito del World Health Organization (WHO/OMS) e del Ministero della Salute.

I casi di vaiolo delle scimmie stanno aumentando in tutto il mondo. Secondo il CDC (Centers for Disease Control, l’ente nazionale statunitense per la salute pubblica), il 22 luglio siamo arrivati ad oltre 16.000 casi confermati in 68 paesi che in passato non avevano segnalato episodi—tra i quali c’è l’Italia, dove sono stati registrati 407 casi.

Pubblicità

Inoltre, anche se l’apposito comitato d’emergenza non ha raggiunto un accordo unanime, l’Organizzazione mondiale della sanità ha ufficialmente dichiarato lo stato di emergenza sanitaria globale, il più alto livello di allerta. “Il rischio posto dal vaiolo delle scimmie è moderato a livello globale e in tutte le regioni, ad eccezione della regione europea dove valutiamo il rischio come alto,” ha spiegato il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

La comunità scientifica non sa ancora se si trasmette per via aerea, ma è concorde nel dire che può diffondersi attraverso il contatto diretto—compresi i vestiti e la biancheria che hanno toccato le zone infette—, i fluidi corporei e le lesioni tipiche del morbo. I dati ad oggi disponibili hanno inoltre dimostrato che gli uomini che fanno sesso con altri uomini sono i più colpiti—il comunicato di Ghebreyesus ne parla apertamente—, ma bisogna anche sottolineare che l’infezione può essere trasmessa con ogni sorta di contatto ravvicinato e non è classificata come sessualmente trasmissibile.

Benché la situazione sia preoccupante, la buona notizia è che per la maggior parte delle persone la patologia non è fatale. L’Organizzazione mondiale della sanità ha infatti segnalato un solo decesso su 2.103 persone infette nel primo semestre del 2022—aumentati a luglio a 5 decessi.

Pubblicità

I sintomi possono includere febbre, mal di testa, dolori muscolari e alla schiena, linfonodi gonfi, brividi, stanchezza e le caratteristiche piccole lesioni che sembrano brufoli o vescicole. Tuttavia non sempre si presentano tutti assieme e, come in ogni altra infezione virale, le persone possono reagire in modi molto diversi al virus.

In ogni caso, un semplice elenco di dati e sintomi non spiega in cosa consiste davvero l’esperienza. Per capirlo ne abbiamo quindi parlato con Scott McDonald, 31enne che lavora sulle navi da crociera, proprio il giorno in cui è stato autorizzato a uscire dalla quarantena.

VICE: Quando hai sentito parlare per la prima volta del vaiolo delle scimmie?
Scott McDonald:
Ho cominciato a leggerne sui giornali all’incirca a maggio o giugno. Stavo lavorando su una nave da sei mesi e già mi pregustavo l’estate. Volevo andare al Pride di Sitges, una splendida città costiera a mezz’ora da Barcellona, e ho proprio pensato “speriamo che non mi rovini i piani, non vedo l’ora di andarci.” Tanto più che lavoravo con i pazienti COVID come assistente infermieristico nella terapia intensiva di un ospedale, per cui l’ho presa subito più seriamente di altre persone. Tuttavia, non abbastanza da rimandare i miei progetti. Sono andato al Pride ed è stato spettacolare.

Puoi descriverci come e quando si sono presentati i sintomi?
Sono stato a Sitges dal 9 al 16 giugno. Nella settimana successiva ho cominciato a sentirmi poco bene e a voler fare continui sonnellini, cosa che non capita mai durante il giorno. Mi sentivo anche un po’ febbricitante. Ho cominciato a cercare i sintomi online, ho visto che parlavano dell’ingrossamento dei linfonodi e ho notato che in effetti forse si stavano ingrossando.

Pubblicità

Ma ci ho scherzato sopra con gli amici pensando fosse una conseguenza degli squat e dell’allenamento che avevo fatto quel giorno per la prima volta in vita mia. È lo stesso identico meccanismo del COVID: ti viene naturale pensare a tutt’altro anche se una parte di te sa che potresti essere infetto.

Ad ogni modo, in media i sintomi si presentano dai 6 ai 16 giorni dopo la prima esposizione e in più sui canali ufficiali veniva spesso menzionata un’eruzione cutanea che io non avevo, quindi ho continuato a pensare fossi a posto. Tanto che sono andato a visitare persone amiche che non vedevo da molto tempo, creando così un problema ulteriore per il tracciamento dei contatti.

Quando hai deciso di farti visitare per appurare non fosse vaiolo delle scimmie?
Ho notato che avevo un piccolo bozzo sull’ano e ho pensato di farmelo controllare da qualche servizio dedicato alla salute sessuale, perché poteva essere qualsiasi cosa ed ero da poco tornato da una grande festa. Quando sono riuscito a farmi visitare hanno preso un campione direttamente dalla lesione, dicendomi che i casi stavano aumentando e che fino a prova contraria dovevano trattarmi come se fossi infetto da vaiolo delle scimmie. Mi hanno detto di isolarmi fino a quando non fossero arrivati i risultati, in tre o quattro giorni lavorativi, che poi sono diventati cinque.

Come si sono sviluppati i sintomi?
Durante l’attesa dei risultati mi è venuta una “macchia” sul volto, sulla mano e in posti dove non dovrebbero essercene, come ad esempio sulla pianta del piede. Ho quindi cominciato a prendere la cosa molto seriamente e mi sono poi arrivati i risultati che segnalavano la positività al virus. Ho dovuto resistere, ma a quel punto il peggio era passato. Non mi è mai venuta una febbre troppo intensa, né un senso di stanchezza troppo pesante o cose simili.

Pubblicità

Per me la cosa peggiore sono state le lesioni. Le prime mi sono venute al sedere, in assoluto le più dolorose. Per alcuni giorni non riuscivo nemmeno a sedermi. Prendevo antidolorifici per poi svegliarmi dolorante nel cuore della notte, quando l’effetto svaniva. In ogni caso poi quelle lesioni sono passate, e quando me ne sono venute altre in parti diverse del corpo non mi hanno dato altrettanto fastidio.

Era solo una situazione di noia e frustrazione, perché in sostanza devi aspettare che guariscano, formino croste, che le croste poi cadano e infine che la nuova pelle non venga più considerata contagiosa. All’inizio sembravano puntini rossi, come acne, ma poi cambiavano fino a diventare le lesioni che puoi vedere nelle varie immagini: piccole ciambelle di circa mezzo centimetro di diametro con il pus bianco al centro.

Quando ti è stato dato l’ok per porre termine alla quarantena e quanto ci è voluto?
Ho ancora delle piccole lesioni e mi è stato detto di evitare le donne incinte e i bambini al di sotto dei 12 anni fino alla più completa guarigione. Però hanno ritenuto potessi uscire dall’isolamento, basta coprire quelle zone. Le linee guida che mi hanno indicato è che non bisogna avere nuove lesioni nell’arco delle 48 ore, niente febbre per 72 ore e che tutte le lesioni restanti devono ormai essersi trasformate in croste. I sintomi dolorosi sono durati circa sette/otto giorni, per un totale di circa due settimane.

Hai avuto qualche sintomo che non ti aspettavi?
Persino quando i sintomi fisici si sono allievati, mi è rimasta la frustrazione nei confronti di qualcosa che in apparenza sembra così innocuo. Si tratta di “puntini”, ma sai che potrebbero diffondersi e infettare altre persone. Ho dovuto dire a mia mamma che non poteva andare al compleanno della nipotina e l’impatto sulla psiche è stato maggiore di quanto pensassi. È simile alla vergogna e allo stigma associati alle infezioni sessualmente trasmissibili, e tuttavia devi rendere tutto pubblico alla famiglia e alle persone amiche, visto il rischio di contrarre la malattia.

Cosa diresti alle altre persone a rischio, soprattutto nella comunità LGBTQ?
Bisogna aggiornarsi spesso, perché la situazione cambia in fretta. Inoltre, devi sapere che anche solo un puntino in un posto strano del corpo potrebbe rivelare la presenza del vaiolo delle scimmie, quindi bisogna prestare la massima attenzione e, in caso, procedere subito con dei controlli. Se abbiamo imparato qualcosa dall’AIDS, visto come è andata e quanti danni sono stati fatti a causa dello stigma sociale, è che la cosa migliore che possiamo fare per onorare quella storia è di comportarci da persone responsabili, informate e attente.

Segui James Factora su Twitter.