Salute

Sono tra i primi in Italia sotto PrEP, il trattamento che previene l'Hiv

"Se negli anni Novanta avevi l’Hiv eri considerato un appestato, oggi se sei in PrEP ti additano come una tr*ia—ma è perché le persone non sono informate."
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
PrEP Italia
Illustrazione di Good Studio via Adobe Stock.

La Profilassi Pre Esposizione, più comunemente chiamata PrEP, è “l’assunzione preventiva, da parte di una persone Hiv-negativa, di farmaci antiretrovirali, la cui funzione è bloccare il virus dell’Hiv nel caso di contatti a rischio,” mi spiega Giuseppe Delle Donne, 38 anni, volontario e attivista Lila.

Lila, Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids, è un’associazione che da oltre trent’anni si occupa di promuovere il diritto alla salute, informare correttamente su Hiv (il virus) e Aids (la malattia che ne può derivare) e di supportare chiunque li contatti.

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Giuseppe accoglie le persone e le informa—soprattutto prima che si sottopongano ai test per le malattie sessualmente trasmissibili (MST) e Hiv nella sede di Milano di cui fa parte. È anche uno dei primissimi utenti PrEP in Italia, e spiega cos’è alle persone interessate—per la maggior parte uomini che hanno rapporti con altri uomini, ma come ci tiene lui stesso a precisare, la PrEP non è solo per loro.

In occasione della giornata contro l’Aids, abbiamo parlato di come funziona il trattamento, di quanto lo stigma sul tema sia da superare, e quanto questo sia fondamentale per la prevenzione dell’Hiv.

PrEP per prevenire Hiv in Italia: come funziona

VICE: Quando sei venuto a conoscenza della PrEP?
Giuseppe: Leggendo un articolo sulla rivista Pride attorno al 2014: diceva che c’era una sperimentazione in Svizzera su farmaci retrovirali in via preventiva per l’Hiv, ma che era limitata ai sex worker.

Mesi dopo un amico mi ha chiamato per dirmi che un importante ospedale di Milano cercava dei volontari per una nuova sperimentazione in Italia. Nel nostro paese e in Europa il percorso PrEP non era stato ancora approvato, e c’era bisogno di raccogliere ulteriori dati e prove.  

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Giuseppe. Foto per gentile concessione dell'intervistato.

Negli Stati Uniti—paese che per primo aveva avviato le sperimentazioni—la PrEP era stata approvata nel 2012, la bibliografia scientifica certificava l’efficacia del trattamento e volevo dare il mio contributo. Mi hanno monitorato per circa due anni e mezzo. Nel frattempo nel 2016 l’Unione Europea ha approvato la PrEP, sono nati in Italia i primi centri, io sono diventato un counselor Lila e ho continuato fino a oggi il trattamento.

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In generale, chi può iniziare un percorso e a chi è consigliato? 
Innanzitutto bisogna dire che la PrEP non è solo per uomini che fanno sesso con gli uomini—anche se viene utilizzata maggiormente da questa categoria. Nei protocolli infatti vengono considerate anche le donne (tranne nel caso in cui siano in gravidanza) e più in generale tutte le identità. 

Il percorso è fortemente consigliato a sex worker di qualunque genere e alle coppie (di ogni orientamento) sierodiscordanti, ovvero formate da una persona Hiv-negativa e una Hiv-positiva, solo nel caso in cui quest’ultima non sia in terapia e/o abbia una carica virale positiva. Ma in generale è qualcosa che possono fare tutti, anche solo nei periodi in cui si crede si possa essere esposti a dei rischi.

Per esempio nei casi in cui una coppia per un periodo diventi aperta? Una persona passi, che so, un “periodo Tinder” molto intenso dopo una rottura? O in generale vuole stare più attenta ai rischi?
Esatto. È una scelta libera, altamente personale.

E come funziona la PrEp, in pratica?
La PrEP si basa sull’assunzione di un farmaco: può essere “continuativa”, quindi con assunzione quotidiana della tua dose, oppure “on demand”, a intermittenza. Quello che fa il farmaco è creare una sorta di barriera chimica che blocca e neutralizza il virus nel caso in cui entri nell'organismo.

Il secondo tipo di assunzione che cito non è da considerarsi discontinuo, ma ciclico—per esempio in preparazione prima di un rapporto a rischio, e prevede assunzione pre e post.

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Guarda anche il nostro video ‘Come ho scoperto di essere sieropositivo’:


Tu sei stato tra i primissimi in Italia a sottoporsi alla PrEP. Ma se qualcuno volesse iniziare oggi, a chi si dovrebbe rivolgere?
Partiamo dal presupposto che la prescrizione del principio attivo non può essere eseguita dal medico di base, ma da un infettivologo che pratica la libera professione o affiliato a un centro specialistico.

Una volta ottenuta una ricetta, il problema più grosso è l’accesso alla terapia: trovare sotto casa un infettivologo disposto a prescrivere il farmaco e una farmacia che per policy non distribuisca esclusivamente il farmaco ‘brand’ (Truvada) non sono cose sempre semplici. Per esempio, dei miei amici che vivono al Sud si fanno spedire il generico da una farmacia di fiducia a Milano. 

Se sono aderente alla terapia e la seguo perfettamente, quanto questa riduce la possibilità di contrarre l’Hiv? E poi: quanto è consigliato utilizzare anche protezioni più classiche? 
Da quando esiste il trattamento, si sono verificate solo in due individui in PrEP delle sieroconversioni [ovvero che hanno contratto l’Hiv], causate da ceppi di Hiv molto rari e resistenti a più terapie. A livello statistico, quindi, la terapia—come dimostrano i dati del governo—è quasi al 100 percento efficace. 

Ovviamente la PrEP ti protegge dall’Hiv, ma non da tutte le altre malattie sessualmente trasmissibili—epatite C, sifilide, gonorrea, clamidia e così via. Quindi per una protezione più accorta bisognerebbe accostare alla terapia l’utilizzo del preservativo o di un equivalente. Ovviamente non solo per i rapporti penetrativi, ma anche per quelli orali.

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Ok, la PrEP è recente, ma secondo te perché è così poco conosciuta?
Perché se negli anni Novanta avevi l’Hiv ed eri considerato un appestato, oggi se sei in PrEP le poche persone che per sentito dire sanno di cosa si tratta ti additano subito come una persona promiscua, “una tr*ia”, “che comunque va a diffondere tutte le altre MST in giro.”

Come sempre, lo stigma però parte dalla cattiva conoscenza e dalla poca informazione. Questa gente probabilmente non sa che prima di entrare in PrEP devi sottoporti a un mese di blanking [in cui fai sesso sempre controllato e protetto], che alla sua conclusione devi sottoporti a tutti gli esami per le MST e l’Hiv, e che una volta iniziato il percorso farai ogni tre mesi i medesimi controlli.

Io sono una persona fortunata, circondata da persone informate. Ho amici in PrEP, positivi all’Hiv o sieronegativi che usano costantemente il preservativo. Ma prima che la sensibilità sul tema esca dalla “bolla”, come sta succedendo negli Stati Uniti, ci vorrà del tempo.

Tornando a livello di regolamentazione, quindi, quali altri passi potrebbe fare l’Italia, e com’è messa rispetto agli altri paesi europei?
Diciamo che l’Italia non è messa male ma neanche bene, sta nel mezzo. Il percorso PrEP è parzialmente a carico del sistema sanitario nazionale: tu paghi il farmaco, e solo in alcune regioni non paghi le prestazioni di controllo trimestrali. Ci sono paesi come Francia, Belgio, Germania in cui ti viene passato invece anche il farmaco. Ma anche di avanzati, come il Regno Unito, in cui non ti passano nulla—a meno che tu non decida di rientrare in determinati protocolli

Mi viene in mente il vecchio adagio “prevenire è meglio che curare”. Se in Italia si rendesse il farmaco gratuito, si “pubblicizzasse” di più, questo non potrebbe velocizzare la riduzione della circolazione del virus?
Da un punto di vista sanitario è proprio così, e se ne gioverebbe anche da un punto di vista economico: i costi dei percorsi PrEP sono inferiori alle terapie per l’Hiv a carico dello Stato. 

Da anni si parla dell’obiettivo mondiale dell’OMS “90-90-90” che punta a diagnosticare il 90 percento di tutti i casi di Hiv, ad assicurare almeno al 90 percento di tutte le persone diagnosticate l’accesso alle terapie ART e a far sì che il 90 percento di loro raggiunga carica virale zero. Tale obiettivo è giudicato necessario per conseguire la sconfitta dell’Aids, e una maggiore diffusione della Prep potrebbe sicuramente ridurre e facilitare a monte questo processo.    

N.b. ricorda che l’Hiv è il virus, l’aids la malattia che può manifestarsi. Se hai altre domande su PrEP, Hiv e Aids visita il sito di Lila. Recentemente è anche uscito un documentario sulla storia dell’associazione.