Il rider si presenta alla mia porta con mascherina e guanti monouso: sembra uscito da un laboratorio trasportando materiale segreto. Non sa bene che fare. Decide di mettere la scatola ermetica contro il muro tenendola con le ginocchia e di allungarmi la pizza indietreggiando con la schiena, stirando il braccio il più possibile per coprire la distanza che ci separa. Mi lancia il foglio della ricevuta con la scritta "NON FIRMARE" e va via.Una cosa è certa: il delivery, come lo conoscevamo un paio di mesi, fa non esisterà più.
Un delivery che sta cambiando faccia, che per giorni non ha saputo bene come strutturarsi e che ora, questo è certo, non esisterà più nello stesso modo in cui lo conoscevamo prima. In questi giorni si sta trasformando: stanno arrivando le prime assicurazioni per i riders; le piattaforme mettono a disposizione consigli per il business; le quote di iscrizioni o le percentuali sono oggetto di forte polemica.In questi giorni qualcosa sta cambiando: stanno arrivando le prime assicurazioni per i riders; le piattaforme mettono a disposizione consigli per il business; le quote di iscrizioni o le percentuali sono oggetto di forte polemica.
I giorni buoni sono spesso nel week-end. Come se stessimo mentalmente uscendo per andare al ristorante.
Foto per gentile concessione di Gastronomia Yamamoto
Come ormai tutti sappiamo, il Decreto dell'11 marzo sospende "le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie). […] Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto." Con quello del 22 marzo sembra che le attività ristorative (e di conseguenza il delivery) possano continuare a lavorare, quindi la maggior parte di loro lo faranno. Usiamo il "sembra" non per nostra approssimazione, ma perché in materia di ristorazione e consegne a domicilio, in queste settimane, i decreti sono sempre stati nebulosi.Molti ristoranti, trattorie, locali e chi più ne ha più ne metta, non vedevano nel cibo trasportato a casa un'opportunità.
Quando Manuel e Niccolò di Trecca hanno iniziato il movimento #spacca per dichiarare al mondo la loro partecipazione delivery ai tempi del Coronavirus, assieme a loro c'erano altre realtà romane come Legs, Santo Palato e Retrobottega, per citarne alcuni. Oggi Trecca non consegna più, per ragioni più che valide: "Non ci sentivamo di andare avanti vedendo che alcuni fornitori erano i primi a non prenderla sul serio, scaricando la merce senza protezioni", mi ha detto Manuel.Molti ristoranti hanno continuato. Tra questi c'è Retrobottega, meta di curiosi, gourmet, feticisti di paste ripiene. "Abbiamo pensato di unire i concetti di Retropasta e Retrovino e di dare un'offerta più varia, chiamata Retrodelivery" mi ha detto Alessandro Miocchi. "Quindi menù dedicati con insalate, paste ripiene cotte, crude, fritti e panini." Alessandro mi ha fatto capire subito uno dei motivi principi del perché molti ristoranti si stanno affidando al delivery invece che chiudere: la dispensa piena. "Avevamo ancora i frigoriferi pieni e molti clienti che non ci volevano abbandonare. Quindi si è deciso di fare una piccola carta soprattutto per svuotare la dispensa, offrire qualcosa a loro e non andare sotto a un treno noi, chiudendo." Le loro consegne, come quelle di molti, sono altalenanti: un giorno ce ne sono solo quattro, un altro venti. Questo forse perché la gente un po' ha paura del contatto e che il virus possa circolare e un po' per salvare le proprie economie. Perché delivery sì, ma finisce che spendi 50 euro come niente e magari ti hanno pure tagliato lo stipendio.Avevamo ancora i frigoriferi pieni e molti clienti che non ci volevano abbandonare. Quindi si è deciso di fare una piccola carta soprattutto per svuotare la dispensa, offrire qualcosa a loro e non andare sotto a un treno noi, chiudendo.
Le piattaforme di Delivery e il Coronavirus
Non si poteva fare un pezzo sulla situazione delivery senza sentire i diretti interessati: le piattaforme di delivery. MyMenu è in una fascia di prezzo medio-alta che garantisce però un servizio di qualità. Giovanni Cavallo, uno dei fondatori, mi ha spiegato come siano stati i primi a sviluppare le consegne contactless, che ora sono obbligatorie. "Abbiamo rifornito i nostri 600 riders di mascherine prese da noi e gentilmente concesse dal Comune di Bologna, con cui abbiamo stretto un'intesa e che ci sta aiutando. I riders aspettano fuori dal locale, il cibo viene poggiato sul loro zaino e, una volta a casa vostra, poggiano di nuovo il cibo sullo zaino e si allontanano di un metro, accertandosi che prendiate il vostro ordine."Giovanni mi dice anche che il 35% dei locali presenti nel loro portfolio hanno deciso di chiudere e che i numeri, all'inizio altalenanti per la paura della gente, sono man mano cresciuti confermando una sorta di normalità e, sicuramente, di fiducia.Il 35% dei locali presenti nel sul loro sito di delivery ha deciso di chiudere comunque.
Ovviamente per la questione delivery, a parte MyMenu, ci sono piattaforme che agiscono su tutto il territorio e che fanno anche un po' le regole. In questo articolo del 16 marzo si dice come le piattaforme di delivery si stiano approfittando del momento per aumentare le percentuali di commissione. Una delle piattaforme in questione sarebbe Deliveroo. Li ho contattati per capire se fosse vero: "No, in quell'articolo la persona di FIPE intervistata si riferiva a piattaforme locali, non a multinazionali. C'è stata confusione. Come azienda siamo abbastanza risentiti, perché abbiamo invece cercato di fare delle politiche di ribasso per aiutare i commercianti." In ogni caso per tutte le piattaforme rimane il dato di un mercato in espansione e contrazione continua a causa della paura delle persone di contrarre il virus, e di rimanere senza soldi in caso di un crollo economico che già sta colpendo diversi lavoratori. Secondo Il Sole24Ore, le piattaforme di delivery perderanno effettivamente circa il 20%. Non così tanto se pensiamo purtroppo a quello che sta succedendo a molti ristoranti.Abbiamo cercato di fare delle politiche di ribasso per aiutare i commercianti.
Quanto costa ai ristoranti utilizzare queste piattaforme
Ma perché molti ristoranti non si erano mai approcciati al delivery? Per capire di più sulla polemica delle percentuali e dei costi di attivazione ho chiesto ai diretti interessati. La risposta non è stata netta, perché sì, dipende da che ristorante siete, in che zona vi trovate e se volete un'esclusiva.Le percentuali che il ristoratore deve alla piattaforma di delivery possono arrivare anche al 35% dell'ordine e i costi per attivare un account possono sfiorare i 600 euro, anche se spesso siamo più sui 300.
Ho sentito anche altri ristoranti in tutta Italia. In molti stanno sopravvivendo grazie al delivery, altre hanno mollato dopo qualche settimane perché il loro modello ristorativo era incompatibile con la consegna a casa.A Bologna il ristorante Oltre si è fatto conoscere a colpi di tagliatelle. Lorenzo Costa, ristoratore e figlio di ristoratori, ha anche altri due progetti più casual: un ramen bar - Sentaku - e da poco ha aperto anche un'hamburgeria - Nasty Burger.Il delivery in questo momento sta proprio salvando i ristoranti, aiuta almeno a fare la patta.
Gastronomia Yamamoto, ristorante di cucina giapponese fatta in casa a Milano, non aveva mai fatto delivery prima (asporto sì). Oggi, ha deciso che forse non era soltanto un modo per rientrare coi conti e vedere un futuro, ma un servizio sociale per i clienti che adorano andare a mangiare in quel locale. "Mi sentivo in dovere, una volta chiuso, di fare qualcosa per i nostri clienti," mi ha detto Aya di Gastronomia Yamamoto al telefono. "All'inizio abbiamo avuto paura, perché è completamente un altro business, anche se non sembra. Molti servizi di delivery ci avevano contattato, ma noi abbiamo sempre detto di no. Poi li abbiamo ricontattati in seguito alla chiusura, ci siamo messi al lavoro e abbiamo cercato di strutturare questo nuovo servizio per coccolare i clienti."All'inizio abbiamo avuto paura, perché è completamente un altro business, anche se non sembra.
Anche Santo Palato, la trattoria moderna capitanata dalla cuoca Sarah Cicolini non aveva fatto delivery prima d'ora. Per questa emergenza ha deciso di creare un menù dedicato che prevede pranzo e cena, dal martedì alla domenica. Trippa alla romana, Coppa di Testa, Cannelloni, tutti piatti pensati per godere a casa come pochi.Abbiamo pensato di mettere dentro piatti che puoi anche riscaldarti a casa, come i cannelloni per esempio. E stiamo comprando il top di gamma che rimane nei magazzini dei fornitori, così da avere sempre una qualità altissima.
Foto per gentile concessione di Santo Palato.
Tipografia Alimentare, TIPA per gli amici, a Milano in quel di NoLo, sta dando un utile servizio ai milanesi: porta vino naturale a casa. "Abbiamo iniziato facendo delivery di food," mi dice la proprietaria Martina Miccione, "ma i costi per chi fa qualità sono insostenibili. Tutti i nostri produttori sono micro produttori, quindi ci andavamo a perdere. Però abbiamo visto che invece erano molte le richieste di birre artigianali e vino."Sembra scontato, ma trovare una bottiglia di vino in questo periodo è veramente difficile: o vi accontentate del supermercato o dovete fare ordini grandi sulle maggiori piattaforme di spedizione di alcolici. Non si sono affidati a nessuna piattaforma: ogni giorno mostrano i vini del giorno sulla loro pagina, gli ordini si prendono via social o WhatsApp.I costi per chi fa qualità sono insostenibili. Tutti i nostri produttori sono micro produttori, quindi ci andavamo a perdere.
I cocktail in bottiglia ormai li conosciamo tutti, e si trovano nelle maggiori piattaforme di vendita di alcolici. Difficilmente, però, avrete qualcuno che ve li farà espressi. Ecco, Cosimo Negri di Salotto Negroni 1919, in provincia di Firenze, ha pensato di aprire il proprio locale ogni giorno, fare i drink che trovate nella lista ad hoc e servire, per primo, un servizio di delivery di cocktail."I clienti mi contattano su Whatsapp, mi dicono che cocktail vogliono e per che ora e io glielo preparo, imbottiglio ed etichetto," mi dice Cosimo. "Poi glielo portiamo completo di libretto di istruzioni per finirlo a casa e con una busta di ghiaccio da bar, così se lo gustano al meglio." In effetti, a parte i drink che hanno dei succhi all'interno e sono soggetti a scadenza, un Negroni, per dire, può durare anche più di una giornata. "Con il fatto di sapere gli orari di consegna, possiamo gestirci ordini anche fuori dalla cittadina e arrivare in quei paesi dove, magari, non arriva niente. È anche un modo di aiutare a ridare un sorriso." E, secondo questa logica, i prezzi non sono aumentati.Di molto si dovrà discutere sulla ristorazione dopo che l'emergenza sanitaria sarà finita: come funziona il delivery - i costi, i diritti dei lavoratori - sarà sicuramente uno dei temi principali.Segui Andrea anche su Instagram.Segui MUNCHIES su Facebook e InstagramI clienti mi contattano su WhatsApp, mi dicono che cocktail vogliono e per che ora e io glielo preparo, imbottiglio e etichetto. Poi glielo portiamo completo di libretto di istruzioni per finirlo a casa.