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Cibo

Il The Guardian non odia il Pesto italiano come stanno cercando di farci credere

"Il Guardian boccia un'altra eccellenza made in Italy". No, non è proprio così.
Roberta Abate
Milan, IT
Foto by Chef per Caso via Flickr

Se cercate la parola "Pesto" sul motore di ricerca interna del The Guardian vi si apriranno pagine e pagine di approfondimento e incensamento: fra gli articoli più recenti la notizia dell'aeroporto di Genova che durante i controlli di sicurezza lascia passare senza problemi un barattolino di preziosa salsa nel bagaglio a mano, e c'è inoltre una lunga spiegazione sul modo corretto di fare il pesto, dalla selezione degli ingredienti giusti al modo delicato di trattare il basilico con tanto di mortaio (vade retro frullatore).

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Pesto The Guardian

Insomma quelli del The Guardian il pesto lo amano, quindi come mai un articolo che lo condanna duramente, e che lo definisce troppo salato e poco salutare?
Semplicemente perché oggetto del contendere è il pesto venduto nei supermercati inglesi, quello nei barattoli già pronto che può durare mesi e mesi, magari buono, ma senza dubbio non è il classico pesto artigianale di cui ci pavoneggiamo in tutto il mondo e per cui diciamo cose di questo tipo.

twitter italian mad at food

"Giù le mani dal pesto italiano!"

"Dopo il Prosecco che rovina i denti, gli inglesi accusano un'altra eccellenza italiana"

L'articolo incriminato, e che sta facendo adirare molto i giornali italiani, si apre così: " Salt levels in pesto sauces on sale in supermarkets remain higher than suggested limits and have increased in some cases, despite a government health campaign to reduce them, survey has found" che in soldoni significa che i livelli di sale nella salsa al pesto in vendita al supermercato rimangono più alti dai limiti suggeriti - e in alcuni casi sono ancora più alti - nonostante la campagna di salute promossa per ridurli, almeno secondo uno studio.

L'incriminato numero uno è il pesto Saclà, che avrebbe il 18% di sale in più del consentito e rispetto allo stesso prodotto venduto nel 2009. La smentita del brand italiano non è mancata:

" Selezioniamo basilico fresco italiano e ingredienti controllati di alta qualità nel rispetto della tradizione gastronomica italiana. Rivediamo costantemente le nostre ricette per renderle sempre più salutari, e a questo proposito abbiamo lanciato proprio sul mercato inglese anche una versione 'low fat' del nostro pesto best seller. (…)
Il sale è presente in ricetta non solo per dare sapore ma soprattutto per aspetti tecnologici, che ci consentono di non utilizzare alcun conservante nei pesti Saclà. Il pesto è un condimento tipico della dieta mediterranea, grazie al suo sapore intenso va utilizzato in piccole quantità e inserito all'interno di una dieta equilibrata e varia".

Insomma se c'è molto sale è perché poi potete comprarlo e tenerlo nella credenza per mesi e mesi salvo poi ricordavi della sua esistenza quando non avete più nulla da mangiare. Il sale serve per conservare il cibo da centinaia e centinaia di anni.

Il problema non sembra essere solo di Saclà; anche altri marchi italiani, o che di italiano hanno il nome, presentano un'altissima concentrazione di sodio (dai 2 ai 2,5 grammi per 100 g di prodotto).

Ma il pesto, quello vero, quello che fate con le vostre mani - o più precisamente quello che vostra nonna fa per voi con il Basilico Dop Ligure - non è certo oggetto della critica del The Guardian, che anzi dalla mole di articoli che gli dedica sembra esserne drogato almeno quanto gli italiani.