Reggae artist Koffee by Nickii Kane
Koffee (tutte le foto di Nickii Kane via PR)

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Musica

Il reggae è tornato e Koffee è la sua nuova regina

Ha 19 anni, ha già sfondato nel Regno Unito ed è un modo per svecchiare le vostre playlist da fattoni piene di Bob Marley.

Koffee ha pubblicato solo cinque singoli negli ultimi due anni, e il suo EP di debutto Rapture è uscito giusto la settimana scorsa, ma il suo nome è già uscito dai confini della Giamaica dov'è nata. Il contratto con Sony Music aiuta, certo, ma lei ci tiene a dire che ha iniziato senza spinte, da sola con il suo team, alla ricerca di qualcuno che volesse ascoltare la sua musica. Tutta questa fatica l'ha ripagata. Pochi anni dopo aver scritto le prime canzoni, da adolescente, aveva già lavorato con artisti reggae che sono idoli per lei, tra cui la leggenda Cocoa Tea e le nuove star Chronixx e Protoje. Tutto questo a un'età in cui molti di noi stavano andando in giro alla ricerca delle prime avventure sessuali e cercando di disfarsi degli ultimi residui d'infanzia. In un certo senso, dice, la musica le era sembrata un'opzione percorribile dopo la delusione di non essere stata ammessa alla fase finale della scuola superiore. "In quel momento ho pensato: 'Se non sarà la scuola, allora sarà sicuramente la musica'". E così è stato.

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È quasi disarmante incontrare una musicista giovane come lei, che mantiene l'equilibrio tra entusiasmo infantile e saggezza. Koffee è modesta e quasi non si direbbe che sia passata in tre anni dalle recite scolastiche a un contratto con una major. Ma non bisogna scambiare la sua quieta sicurezza per naïveté: è acuta e chiaramente a suo agio da sola. "Sono sempre stata quel tipo di persona che non si sbottona", mi dice a un certo punto con la sua voce profonda e calibrata. "Ho fratelli e sorelle, ma tutti molto più grandi di me, ed erano tutti all'estero quando io ero bambina". Così, molti dei valori che emanano sia la sua musica che il suo personaggio (pazienza, umiltà, orgoglio) le sono stati impartiti dalla madre. Parliamo della nostra esperienza condivisa di figlie di madri single, del segno che ha lasciato sulle nostre vite. "Ho imparato praticamente ogni cosa da lei. Mia madre è sempre stata una persona grata, una persona prudente e filosofica che cerca semplicemente di fare meglio che può. Penso di aver imparato tutte queste cose da lei".

Sul suo EP Rapture uscito il 15 marzo, questo si ritrova in tracce come il singolo “Throne”, in cui rappa: "Popolo giamaicano, abbandona la violenza / Se non sai leggere, beh, leggi tra le righe!" tentando di fornire un'alternativa ai temi tutti sesso-e-pistole prevalenti nel genere oggi. “Ragamuffin”, in cui il suo flow mette la marcia più alta, contiene il verso: "Io sputo solo barre, non parlo molto". Questo serve a spiegare che per quanto sia inarrestabile al microfono, di persona è molto più riservata. È una osservatrice naturale, e la sua riflessività si sente nei testi. Parlandoci, noto che usa spesso la parola "vibe" senza suonare pretenziosa. In pochi ce la fanno.

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Noisey: Quando ti sei resa conto di voler fare musica?
Koffee: Sono cresciuta nella Chiesa Avventista del Settimo Giorno, quindi sempre in mezzo alla musica, a cantare armonie e robe del genere, e ho capito che mi piaceva già molto giovane. Quando avevo circa 14 anni ho iniziato sul serio a scrivere testi, ascoltare reggae e affinare la mia tecnica come autrice.

Sembra che tu riesca a dare ai più giovani una narrazione diversa riguardo al reggae.
Penso che Dio mi abbia sicuramente messo su questo sentiero. Quando ho iniziato a scrivere i testi, erano i soliti. Tipo, ero una ragazzina: scrivevo quello che succedeva a scuola, sai, quello che andava di moda al momento. Non era mai negativo, tipo parolacce e cose così, ma era il solito, normale. E poi ricordo che ho iniziato a essere più introspettiva – penso sia la parola giusta – e poi… ecco, tutto è andato al suo posto. Penso che tutte le opportunità che ho avuto siano arrivate direttamente dopo essere diventata più consapevole.

Reggae artist Koffee by Frank Fieber

Come sei arrivata al reggae? È stata una tua scelta indipendente o sei stata influenzata da altri?
È stata una coincidenza. C'è un artista in Giamaica che si chiama Sizzla Kalonji, e quando ero in terza media o giù di lì ho scoperto che suo figlio era pochi anni più vecchio di me e faceva la mia stessa scuola. Era sempre molto tranquillo; aveva una specie di energia calma e forte, ma tutti lo conoscevano. Anche se era così taciturno, tutti sapevano che era taciturno. Lo vedevo in giro e mi chiedevo "yo, cos'è che lo ha fatto diventare così?". Così ho incominciato ad ascoltare suo padre Sizzla e ho iniziato a esplorare la musica reggae. È così che ho scoperto Chronixx e Protoje e ho trovato l'ispirazione per iniziare a scrivere. Come ti ho detto, è stato un segno divino, sai?

Cosa ne pensi del fatto che gran parte del resto del mondo quando pensa al reggae pensa soltanto alla famiglia Marley?
A essere sincera, la cosa non mi offende. Anche se non si tratta di me o di mio fratello o mia sorella, l'importante è che ci sia qualcuno là fuori a rappresentare il reggae. Non è una gara per diventare i più popolari, avere più fan o essere riconosciuti più degli altri. Quello che importa è diffondere il messaggio e aiutarci l'uno con l'altra a diffondere il messaggio. Quindi se non tocca a me, tocca a Bob Marley. È così che la vedo.

Però questa non sembra la direzione che abbiamo preso. I social media sono diventati fondamentali per l'autostima. Qual è la tua esperienza?
È stata la cosa più importante per tutte le superiori, c'erano tutti. È… non è sempre positivo per me adesso, nel senso che devo seguire un calendario. Non posso postare un video-selfie adesso mentre canto "Toast" e dire alla gente di mettere like. No, deve venirmi naturale. Non voglio stare su Instagram a far credere alla gente che mi sto ascoltando la canzone così lo fanno anche loro. La gente si accorge che è finto. Cerco di mantenere tutto molto minimale, a volte contro la volontà della mia squadra, e non posto troppo. Non so, non direi che si tratta di una battaglia o di una lotta perché vedo che la musica continua ad arrivare a tutti. I social media possono essere una benedizione se usati in modo corretto, ma non sono molto personale sui miei.

Certa gente pensa che i fan abbiano bisogno di quel contatto umano, ma l'unica cosa di cui hanno davvero bisogno è la tua arte.
Preferisco mantenere tutto più vero che postare di più soltanto per mantenere la connessione. È per questo che dico che i miei fan devono avere pazienza con me e lasciarmi il tempo che serve per adattarmi a questa cosa dei social. C'è un equilibrio da mantenere, perché sono giovane e c'è un sacco di hype e hashtag e robe varie che non sono sempre positive, e questo rischia di distrarti dai tuoi obiettivi. Non voglio tuffarmi lì dentro se non sono sicuro di riuscire a gestire la situazione. Voglio prendermi il mio tempo. Fare con calma. La versione originale di questo articolo è stata pubblicata su Noisey UK. Segui Noisey su Instagram, Twitter e Facebook.