Bere Birra a Copenhagen
Foto di Daniel Rasmussen& Camilla Stephan  per gentile concessione di Visit Copenhagen.
Cibo

Come Copenaghen è diventata una delle città più interessanti per la birra artigianale

La capitale danese è piena di ristoranti (anche stellati) e pub che valorizzano la cultura della birra.
Giorgia Cannarella
Bologna, IT

L’ultima città straniera che ho visitato, lo scorso autunno, è stata Copenaghen. Sono da sempre innamorata della capitale danese ma quest’ultima visita è stata particolarmente memorabile anche e soprattutto per un motivo: la birra. Sicuramente quelle giornate sono state filtrate dalle lenti rosa della nostalgia per i viaggi, che ora mi assale spesso, ma altrettanto sicuramente sono state un’occasione per scoprire un aspetto della città che non conoscevo, pub accoglienti e defilati, format di ristorazione curiosi e oh-so-Nordic. E gironzolare a Tivoli, decorata per Halloween, un po’ sbronza.

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Sono capitata in città durante la Copenhagen Beer Week, un’occasione per la città per celebrare la forte cultura brassicola la caratterizza. “A Copenhagen trovi i consumatori di birra più esigenti di Europa. Per vent’anni Copenhagen è stata inondata non solo da birra danese, ma anche dalle migliori birre da tutto il mondo,” mi racconta Christian Andersen, beer expert, scrittore e giornalista danese che ho avuto la fortuna di avere come mia guida (e che sì, si chiama come lo scrittore, glielo dicono tutti).

A Copenhagen nel 1847 è nata la Carlsberg, uno dei più grandi birrifici industriali del mondo, e con 62 litri di birra pro capite all’anno i danesi dimostrano un grande apprezzamento per la bevanda. Negli ultimi anni la città è stata letteralmente travolta dal movimento della birra artigianale, che è stata tra i primi in Europa ad abbracciare. Se dovessimo mettere una data d’inizio di questa seconda fase nel rapporto tra Copenhagen e la birra sarebbe il 2005: la nascita di Mikkeller. Fondata da Mikkel Borg Bjergsø come piccolo birrificio artigianale, ora è una realtà da 4,5 milioni di dollari di fatturato che esporta in 50 paesi e ha locali dappertutto, dalla California a Bangkok. In via Viktoriagade 8B c’è il primo Mikkeller Bar mai aperto, la cui password agli inizi era “I hate Carlsberg” — in un certo senso la presenza stessa della Carlsberg ha acceso la miccia della passione dei danesi per la birra.

E proprio da un locale di Mikkeller parte il nostro giro per Copenhagen.

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Immagine di Rasmus Malmstrøm & Camilla Stephan per gentile concessione di Visit Copenhagen.

Warpigs

Questo brewpub si trova nel Meatpacking District (Kødbyen). A guardare il menu sembra di trovarsi a un barbecue party in Texas: brisket di manzo, spalla di maiale, mac n’ cheese, un sacco di bbq sauce diverse. E infatti il co-proprietario è il birrificio statunitense Three Floyds. L’atmosfera è definibile solo come “ex mattatoio”. Io lo adoro e come me chiunque ci entri e mangi. Ah, la selezione di birre è ampissima, ma forse questo non avevo bisogno di dirvelo.

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​Immagine di Mellanie Gandø per gentile concessione di Visit Copenhagen.

Himmeriget

Questo piccolo pub mi ha fatto letteralmente innamorare. È il preferito di Andersen, che mi fa provare l’Úněticky Pivovar, una pilsner ceca che si rivela essere una delle migliori mai bevute. Il pub è famoso per la sua concentrazione di birre rare — e spesso costosissime — e una volta all’anno viene rivelata la nuova edizione di Blåbær Lambic di Cantillon. Le persone si mette in fila per giorni per provarla (i danesi hanno le loro priorità ben settate). La traduzione di Himmeriget è “paradiso” e mentre ci sediamo a un tavolo nella penombra non mi è difficile capire perché.

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​Immagine di Daniel Rasmussen per gentile concessione di Visit Copenhagen.

Brus

Il locale si trova nel quartiere di Nørrebro che, insieme a Vesterbro, è uno dei quartieri più interessanti per la birra. La definizione stessa di “locale” è inappropriata: è un’ex fabbrica in cui si trovano brewpub (quindi sì, la birra viene prodotta direttamente all’interno), ristorante, negozio e bar, 750 metri quadri di produttività scandinava, con 32 birre alla spina, prevalentemente del birrificio To Øl (Øl in danese vuol dire birra) e cocktail. Nel locale ampio e luminoso non fatico a immaginarmi gli stessi avventori, giovani professionisti post-lavoro e famiglie, nei tavoli all’aperto d’estate.

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Barr

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​Immagine di Daniel Rasmussen per gentile concessione di Visit Copenhagen.

Si può essere un ristorante stellato e diventare famosi per la propria selezione di birre? A guardare l’Italia sembrerebbe di no. A guardare Copenhagen invece sembra quasi scontato. A cena siamo stati da Barr, aperto nella prima sede del celebre Noma, in un suggestivo edificio dagli interni in legno sul molo.

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Il nostro menu degustazione è breve ma gustosissimo e include uno dei loro piatti icona, la cotoletta con rafano e acciughe, superba e decadente. Ogni portata è accompagnata da una birra diversa — ah, la saison di Fanthome! — e ogni abbinamento riesce a essere calzante ed efficace. Sono famosi per la selezione di birre (c’è anche un vero e proprio bar all’interno) e man mano che al tavolo arrivano i calici non posso fare a meno di pensare ai ristoranti fine dining in Italia, dove un’idea del genere apparirebbe inconcepibile e le uniche birre presenti in carta sono industriali.

Ølbaren

Un’istituzione. È uno dei primi locali di birra artigianale (ha aperto nel 2002) d’Europa. Se siete degli appassionati dovete andarci, non accetto scuse.

Aggiungo qualche altro consiglio di Andersen. A Copenhagen è più difficile trovare un posto dove non si possa bere birra buona che un posto dove si possa bere birra buona. Ciò detto, se puntate a un budget più basso di Barr andate sul sicuro con Ramen To Biiru, sempre aperto da Mikkeller: birra e ramen in effetti sarebbero dovuti sembrare prima un’idea intelligente. E faccio una segnalazione a mio parere importante: più o meno dappertutto ci sono birre analcoliche, prodotte artigianalmente, che si possono ordinare. Non faccio nemmeno il paragone con l’Italia a questo punto.

Negli ultimi anni la geografia brassicola di Copenhagen si è punteggiata di nuovi birrifici nei dintorni della città, la cosiddetta “Greater Copenaghen”: solo per citarne alcuni Amager Bryghus, Slowburn, Gamma e Flying Couch. Il cofondatore di questi ultimi ha aperto Ørsted Ølbar e Søernes Ølbar. A questo punto la lista potrebbe continuare. Non c’è un modo per concluderla se non con un invito a visitare Copenhagen.

È vicina. C’è la birra buona. Avete bisogno di qualcosa in più?

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