L’ultima città straniera che ho visitato, lo scorso autunno, è stata Copenaghen. Sono da sempre innamorata della capitale danese ma quest’ultima visita è stata particolarmente memorabile anche e soprattutto per un motivo: la birra. Sicuramente quelle giornate sono state filtrate dalle lenti rosa della nostalgia per i viaggi, che ora mi assale spesso, ma altrettanto sicuramente sono state un’occasione per scoprire un aspetto della città che non conoscevo, pub accoglienti e defilati, format di ristorazione curiosi e oh-so-Nordic. E gironzolare a Tivoli, decorata per Halloween, un po’ sbronza.
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Sono capitata in città durante la Copenhagen Beer Week, un’occasione per la città per celebrare la forte cultura brassicola la caratterizza. “A Copenhagen trovi i consumatori di birra più esigenti di Europa. Per vent’anni Copenhagen è stata inondata non solo da birra danese, ma anche dalle migliori birre da tutto il mondo,” mi racconta Christian Andersen, beer expert, scrittore e giornalista danese che ho avuto la fortuna di avere come mia guida (e che sì, si chiama come lo scrittore, glielo dicono tutti).A Copenhagen nel 1847 è nata la Carlsberg, uno dei più grandi birrifici industriali del mondo, e con 62 litri di birra pro capite all’anno i danesi dimostrano un grande apprezzamento per la bevanda. Negli ultimi anni la città è stata letteralmente travolta dal movimento della birra artigianale, che è stata tra i primi in Europa ad abbracciare. Se dovessimo mettere una data d’inizio di questa seconda fase nel rapporto tra Copenhagen e la birra sarebbe il 2005: la nascita di Mikkeller. Fondata da Mikkel Borg Bjergsø come piccolo birrificio artigianale, ora è una realtà da 4,5 milioni di dollari di fatturato che esporta in 50 paesi e ha locali dappertutto, dalla California a Bangkok. In via Viktoriagade 8B c’è il primo Mikkeller Bar mai aperto, la cui password agli inizi era “I hate Carlsberg” — in un certo senso la presenza stessa della Carlsberg ha acceso la miccia della passione dei danesi per la birra.
E proprio da un locale di Mikkeller parte il nostro giro per Copenhagen.
E proprio da un locale di Mikkeller parte il nostro giro per Copenhagen.
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Warpigs
Himmeriget
Brus
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Barr
Si può essere un ristorante stellato e diventare famosi per la propria selezione di birre? A guardare l’Italia sembrerebbe di no. A guardare Copenhagen invece sembra quasi scontato. A cena siamo stati da Barr, aperto nella prima sede del celebre Noma, in un suggestivo edificio dagli interni in legno sul molo.
Il nostro menu degustazione è breve ma gustosissimo e include uno dei loro piatti icona, la cotoletta con rafano e acciughe, superba e decadente. Ogni portata è accompagnata da una birra diversa — ah, la saison di Fanthome! — e ogni abbinamento riesce a essere calzante ed efficace. Sono famosi per la selezione di birre (c’è anche un vero e proprio bar all’interno) e man mano che al tavolo arrivano i calici non posso fare a meno di pensare ai ristoranti fine dining in Italia, dove un’idea del genere apparirebbe inconcepibile e le uniche birre presenti in carta sono industriali.Un’istituzione. È uno dei primi locali di birra artigianale (ha aperto nel 2002) d’Europa. Se siete degli appassionati dovete andarci, non accetto scuse.
Aggiungo qualche altro consiglio di Andersen. A Copenhagen è più difficile trovare un posto dove non si possa bere birra buona che un posto dove si possa bere birra buona. Ciò detto, se puntate a un budget più basso di Barr andate sul sicuro con Ramen To Biiru, sempre aperto da Mikkeller: birra e ramen in effetti sarebbero dovuti sembrare prima un’idea intelligente. E faccio una segnalazione a mio parere importante: più o meno dappertutto ci sono birre analcoliche, prodotte artigianalmente, che si possono ordinare. Non faccio nemmeno il paragone con l’Italia a questo punto.Negli ultimi anni la geografia brassicola di Copenhagen si è punteggiata di nuovi birrifici nei dintorni della città, la cosiddetta “Greater Copenaghen”: solo per citarne alcuni Amager Bryghus, Slowburn, Gamma e Flying Couch. Il cofondatore di questi ultimi ha aperto Ørsted Ølbar e Søernes Ølbar. A questo punto la lista potrebbe continuare. Non c’è un modo per concluderla se non con un invito a visitare Copenhagen.È vicina. C’è la birra buona. Avete bisogno di qualcosa in più?Segui Giorgia su Instagram.
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Ølbaren
Aggiungo qualche altro consiglio di Andersen. A Copenhagen è più difficile trovare un posto dove non si possa bere birra buona che un posto dove si possa bere birra buona. Ciò detto, se puntate a un budget più basso di Barr andate sul sicuro con Ramen To Biiru, sempre aperto da Mikkeller: birra e ramen in effetti sarebbero dovuti sembrare prima un’idea intelligente. E faccio una segnalazione a mio parere importante: più o meno dappertutto ci sono birre analcoliche, prodotte artigianalmente, che si possono ordinare. Non faccio nemmeno il paragone con l’Italia a questo punto.Negli ultimi anni la geografia brassicola di Copenhagen si è punteggiata di nuovi birrifici nei dintorni della città, la cosiddetta “Greater Copenaghen”: solo per citarne alcuni Amager Bryghus, Slowburn, Gamma e Flying Couch. Il cofondatore di questi ultimi ha aperto Ørsted Ølbar e Søernes Ølbar. A questo punto la lista potrebbe continuare. Non c’è un modo per concluderla se non con un invito a visitare Copenhagen.È vicina. C’è la birra buona. Avete bisogno di qualcosa in più?Segui Giorgia su Instagram.
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