Uomo nudo in uno scorcio dell'isola in notturna
Tutte le foto di Matthew Leifheit tratte da Tutte To Die Alive

Foto da sogno da Fire Island, l’utopia gay di New York

Il nuovo libro del fotografo Matthew Leifheit documenta il suo rapporto con Fire Island, un'isola celebre come meta gay.
Daniele Ferriero
traduzione di Daniele Ferriero
Milan, IT

Il nuovo libro dell’artista e fotografo Matthew Leifheit si intitola To Die Alive ed esplora la celebre meta gay di Fire Island, che si trova al largo della costa meridionale di Long Island e a est di New York.

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Dopo averla visitata per la prima volta nel 2015—per una storia di VICE sul ricambio generazionale nella scena gay dell’isola—Leifheit è tornato lì nel 2017 e ha cominciato a fotografare le persone presenti, le famose feste, gli spazi pubblici e privati dedicati al sesso e, infine, piuttosto inaspettatamente, il panorama.

Il progetto è stato poi completato dopo cinque anni, durante i quali Leifheit ha scattato le sue foto di notte, sfruttando la luce lunare, le pellicole ad alta velocità e i lunghi tempi di esposizione per creare una sorta di turbolenta visione in notturna di un luogo che sta affrontando un grande cambiamento ambientale e culturale.

Il libro, che riduce la totalità del lavoro a soltanto 77 immagini, combina ritratti intensi, dissolute foto di gruppo e panorami, per dare vita a un quadro complesso che descrive un ambiente perennemente in mutamento, nonché i cambiamenti innescati nelle emozioni e nei sentimenti stessi di Leifheit.

VICE: Ti ricordi quando hai sentito parlare per la prima volta di Fire Island?
Matthew Leifheit:
Penso di averla scoperta in un articolo di David Sedaris su NPR, dove raccontava di aver incontrato un tizio che chiedeva, “Sei mai stato a Fire Island?”, al posto di “Sei gay?” Ci sono poi stato fisicamente nel 2015 per un articolo di VICE. È un luogo molto bello dal punto di vista naturalistico ma è anche piuttosto sordido. È gay sino all’eccesso e se ne vanno tutti in giro col sospensorio, tanto che in quei primi momenti mi veniva da pensare, “Non sono quel tipo di gay.”

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Due uomini nudi in una camera da letto kitsch. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'

Due uomini nudi in una camera da letto kitsch. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive.'

Cosa ti ha spinto a fotografare l’isola?
Durante la scuola di specializzazione ho cominciato a osservare le fotografie del collettivo PaJaMa. Negli anni Quaranta trascorrevano molto tempo a Saltaire, la parte “non gay” dell’isola, realizzando fotografie surreali del bizzarro paesaggio, incluso il bosco di agrifogli composto da queste piantine contorte e grandi come bonsai. Ci sono tornato nel 2017 e da allora ho cominciato a fotografare l’isola e a lavorarci seriamente, tanto che da quel momento ho realizzato la maggior parte delle mie fotografie soprattutto qui.

Col tempo come è cambiato il progetto?
All’inizio credo che cercassi di incanalare la mia percezione di Fire Island, era una sorta di fantasia culturale dedicata a questo luogo. Avevo scattato molte foto a una famosa festa in biancheria intima presso l’Ice Palace Bar, dove hai uno sconto sul biglietto d’ingresso se il tuo intimo non ha tessuto sul sedere. Col tempo ho sviluppato un mio modo personale di rapportarmi all’isola, e il lavoro ha cominciato a riguardare la mia esperienza con le persone che ho conosciuto nonché, alla fine, persino col paesaggio.

La spiaggia, di notte. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive.'

La spiaggia, di notte. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive.'

Spiegaci le tue immagini di gruppo. Sembrano costituire un aspetto totalmente particolare del tuo libro, diverso dal resto.
Ero davvero ossessionato dall’idea di realizzare queste composizioni complesse, coreografate e con molte persone. Volevo avere la possibilità di dirigerle. Non l’avevo mai fatto prima, ma Fire Island è quel tipo di luogo in cui le persone sono sempre disponibili a prender parte a una qualche performance… Non avevo alcuna intenzione di scattare foto troppo dirette. Non è ciò che sono come persona ed artista, e sarebbe stato un atteggiamento invadente. L’unico modo per mostrare davvero questo posto era quello di mettere letteralmente in scena quelle immagini. Avevo bisogno che quelle persone facessero parte del processo, che si portassero dietro l’idea della performance.

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Uomini nudi in posa su un tetto. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'

Uomini nudi in posa su un tetto. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive.'

Nel libro c’è anche una certa aria tetra e oscura…
Parte del discorso sull’isola riguarda il fatto che viene minacciata dall’erosione, a causa del riscaldamento globale. La spiaggia cambia forma ogni anno, il che è una cosa affascinante se legata all’idea dell’identità queer, ma permette anche di intravedere o prefigurarne la rovina. È un ecosistema piuttosto fragile.

Un amico che lavora come ranger del parco mi ha raccontato che l’ambiente e il panorama erano al loro meglio durante gli anni Settanta e che ora invece è in declino. Credo sia interessante che secondo alcune persone anche gli uomini gay—una categoria a cui appartengo—abbiano raggiunto l’apice in quegli anni.

La nostra cultura stava cominciando a prosperare proprio in quel periodo, dopo aver conquistato diverse libertà legali e sessuali, e subito prima che la crisi dell’AIDS la colpisse. Credo sia molto interessante che Fire Island—che è stata uno dei luoghi simbolo di quella fioritura culturale—abbia un ecosistema che riflette l’evoluzione della mia gente.

Un uomo coperto di pesce. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'.

Un uomo coperto di pesce. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'.

C’è anche una minaccia culturale all’isola?
Tutte le fotografie realizzate negli ultimi anni riguardano la cultura gay, e nello specifico ciò che io chiamo “cultura fr****.” La maggior parte delle persone presenti in questi spazi sono uomini, si tratta in tutto e per tutto di uno spazio di socialità per uomini gay. Molte foto sono state tra l’altro scattate presso il Belvedere Hotel, una struttura che accetta solo uomini.

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Credo che sempre meno persone giovani si affidino a categorie così rigide quando si tratta della loro identità, e penso che sia un’ottima cosa. Ma, allo stesso tempo, ciò implica una perdita culturale. Gay che cinquant’anni fa risultavano quasi sovversivi o pressoché illegali, vengono ora visti come un gruppo privilegiato, quasi allineato con la cultura etero. Di sicuro cambiare è importante e necessario, ma dobbiamo riflettere su quello che andremo a perdere.

Due uomini nudi si abbracciano sulla spiaggia. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive.'

Due uomini nudi si abbracciano sulla spiaggia. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive.'

Il tuo libro è quasi allucinatorio.
Penso sia un tratto in comune con il resto del mio lavoro: un’intensità emotiva quasi insopportabile e uno sguardo un po’ troppo ardente. È in questo senso che la mia opera ha dei tratti camp: è così elaborato da risultare quasi farsesco e stravagante. Un mio amico mi ha definito “un artista di incubi gay,” e penso proprio che abbia ragione.

È piuttosto inusuale una visione così esplicita della sessualità di questo posto.
Molto di quel che sappiamo di Fire Island deriva dalle foto di Tom Bianchi, che in fondo erano foto della cultura anni Settanta dei “cloni.” I gay del tempo adottavano una sorta di uniforme, basata su un look da classe operaia che permetteva loro di sentirsi parte di quello stesso mondo che in realtà li rifiutava.

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Molte di queste foto vedevano protagonisti uomini muscolosi in slip e costumi che posavano al sole, ma hanno una componente oscura. Guardo le immagini e penso “tutte queste persone sono ormai morte” [durante la crisi dell’AIDS]. Mostrare un bel tizio al sole non ha più nulla di trasgressivo, e lo stesso vale per gli uomini belli in maniera stereotipata: basta coi cloni.

Un uomo gay con la barba posa vicino a dei fiori. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'

Un uomo gay con la barba posa vicino a dei fiori. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive.'

Pensi che il libro sia più celebratorio o malinconico?
È soprattutto uno sguardo su qualcosa che mi pare molto complicato, a causa della mia esperienza con la sessualità. Riguarda le differenti priorità generazionali, ma anche il fatto d’invecchiare in quanto persona queer. In fondo, è uno spazio intergenerazionale. Questo lavoro non è né una celebrazione né una critica, spero che esprima i miei sentimenti contrastanti a riguardo.

Credo che il posto ideale per il libro possa essere nel Midwest, dove qualche adolescente può riuscire a trovarlo, qualche persona che non sa nemmeno che questo tipo di mondo esiste, e che dunque possa avere questa strana e complicata esperienza relativa alla sessualità. Se qualcuno dovesse masturbarsi su questo libro, per poi non sapere come valutare l’esperienza, be’, lo considererei un successo.

Gruppo di uomini gay nudi su una scala. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'

Gruppo di uomini gay nudi su una scala. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive.'

Primo piano di un uomo. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'

Primo piano di un uomo. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'.

Un uomo nudo tiene in mano e addosso dei pesci. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'

Un uomo nudo tiene in mano e addosso dei pesci. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'.

Uomo semi-nudo sulla spiaggia a gambe divaricate. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'

Uomo semi-nudo sulla spiaggia a gambe divaricate. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive.'

Silhouette di un uomo. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'

Silhouette di un uomo. Foto di Matthew Leifheit da 'To Die Alive'.