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A9N2: Il settimo numero di VICE dedicato alla moda

Over the top

Alcune simpatiche mode lesbiche ispirate alla cultura nordamericana.

Illustrazione di Elvira Pagliuca.

Certe volte mi pongo domande esistenziali come: “perché se le femmine hanno le tette, i maschi non hanno un incavo?”, oppure: “perché i maschi gay parlano tutti con lo stesso tono?” Alla prima domanda non ho ancora trovato risposta, mentre col tempo mi sono convinta che i gay abbiano una specie di codice non verbale che li unisce e permette loro di riconoscersi a vicenda. Non prendetela come una considerazione omofoba, ma nel 90 percento dei casi si capisce da lontano che un frocio è un frocio. Al contrario dei maschi gay, le lesbiche hanno da poco smesso di strisciare nel sottobosco, di mantenersi discrete, irriconoscibili, quasi invisibili, sia al mondo che l’una con l’altra, e hanno iniziato a creare una varietà di stili e di mode, il più delle volte quantomeno bizzarre, tali da poter essere suddivise in sottocategorie chiare e distinte. Dato che i gay maschi sono padroni assoluti della moda, hanno lasciato molto poco campo di affermazione in questo ambito alle gay femmine, le quali molte volte sembrano fare apposta a vestirsi di merda, con lo scopo di controbattere lo strapotere del mondo fashion e dei maschi ivi sottesi. Considerato che il passatempo preferito della lesbica, soprattutto se in coppia, è guardare film e telefilm e parlarne allo sfinimento, molti elementi stilistici che le si possono trovare addosso sono influenzati da questa attività. Quasi tutti questi film e telefilm sono di provenienza statunitense, quindi c’è sempre un po’ di America nei loro abiti e accessori. Gli spunti sono tali e tanti da creare un arcobaleno di stili, che purtroppo sono il raschiamento del barile delle mode più cool di esclusivo appannaggio dei gay maschi. So che è sbagliato categorizzare le persone, ma qualunque donna lesbica o che abbia dimestichezza con questo magico mondo sa che alcune categorie esistono eccome—nessun discorso morale, sia chiaro, stiamo semplicemente parlando di vestiti. Ecco quindi le tipologie di moda lesbica presenti in Italia nel 2013 che più sono state influenzate dalla cultura americana. Ci tengo a sottolineare che quelli che seguono non sono consigli di look, anche perché io sono la peggio vestita del giro.

SKATER
Questa categoria è stata recentemente rinominata “lesbians who look like Justin Bieber”, anche se questa definizione presuppone che sia nato prima Justin delle sue sosia, mentre credo fermamente sia lui a imitare loro. A un certo punto nell’industria culturale statunitense qualcuno ha deciso che alle ragazzine dovessero iniziare a piacere le ragazzine, così hanno sparato nell’aria il fenomeno Leonardo DiCaprio, che ha condizionato tutta la mia generazione a un gusto estetico per il ragazzo efebico o la ragazza androgina. Bieber è solo l’ultimo episodio di una catena di omicidi dell’identità sessuale che spero vada avanti per molto tempo, anche perché gioca tutto a mio favore. In ogni caso, non mi soffermerò oltremodo su uovo e gallina, ma ci tengo a dire che tendo a identificare le skater più in un eterno Marty McFly col suo giubbottino, le sue sneaker, i suoi jeans, e soprattutto nella sua disperata corsa contro il tempo, anche perché questo look ha una scadenza: se vi si rimane affezionate dopo che il proprio volto sostituisce le rughe all’acne, si rischia di essere mal calibrate con il concetto di decoro. BIKER
Categoria intramontabile la cui descrizione potrebbe ridursi al termine HELL’S ANGELS, caratterizzata dall’utilizzo di motociclette come mezzo di trasporto e stile di vita, abbinate a pelle, pelle e ancora pelle in ogni dove. Al contrario della consistenza morbida e liscia della pelle dei vestiti, la pelle vera di queste ragazze rischia di risultare quantomeno ruvida, data la tendenza della categoria a mantenere uno stile di vita da duri. Oltre ai peli, la presenza di occhiali brutti, borchie, pistoni e turbìne fa assomigliare queste lesbiche motocicliste ai tre topi mutanti di Marte in Biker Mice. Lo stivale è un altro accessorio importante che caratterizza queste cowboy che cavalcano cavalli d’acciaio (cit. Bon Jovi) ricercate come Lorenzo Lamas in Renegade, impassibili come John Wayne. In dotazione, ma solo per le più esperte, bandane, sigari e un sottile strato di peluria attorno alle labbra. NATIVA AMERICANA O FIGLIA DEI FIORI
La ruvidità della pelle è un problema noto anche per questa categoria, le cui accolite si ispirano in parte allo stile di vita nato in Haight-Ashbury durante l’epoca della liberazione dei sessi, in parte ai nativi Americani. Ho detto problema, sbagliando, perché in realtà ci sono molti modi di vivere il pelo, e le generazioni che hanno compiuto la rivoluzione sessuale, insieme ai reduci di Woodstock, fanno del pelo una bandiera di libertà. Le ragazze che si ispirano a questo stile di vita sono innanzitutto in contatto con la natura: indossano camicioni di flanella, calzoni di iuta e accessori di materiali ecosostenibili. Fino a qui tutto bene, ma il dettaglio tragico di queste ragazze solitamente sta nei piedi e nei sandali bruttissimi che scelgono di indossare, talvolta accompagnati da una tenera calza in lana cotta. In questa categoria rientrano molte ragazze che sono state effettivamente figlie dei fiori da giovani e ora non sono più giovani, possiedono alcune decine di gatti, chiamano la propria compagna “compagna” e non ci fanno sesso, ma leggono assieme i libri di Susanna Tamaro. OVER THE TOP
Come il nostro idolo Sylvester Stallone nel momento più burino della propria carriera, così sono le lesbiche nel proprio picco di testosterone. Le definizioni per questa categoria sono tutte dedicate al settore degli autotrasporti, infatti queste ragazze sono anche dette camioniste, o più affettuosamente Iveco. Il sito urbandictionary sostiene che le ragazze camioniste abbiano un cattivo odore, ma qui c’è da ridefinire il termine “cattivo” secondo il gusto personale: solitamente la donna d’ispirazione stalloniana sceglie per se stessa profumi che sembrano distillati direttamente da una centrifuga di pelli sudate, abbronzate e depilate di tutto il cast maschile di Jersey Shore, e sono strettamente assimilabili a suddetto cast maschile anche nella scelta di magliette con scollo a V abbinate a rosari, o magliette con scollo a V contenenti stampa di un rosario o catenine con la medaglietta di riconoscimento militare, più uno strato SIGNIFICATIVO di gel nei capelli, bicipiti scolpiti, rissa facile, e un’iscrizione nella squadra femminile di calcio più vicina a casa. RAGAZZE INTERROTTE
Categoria che racchiude sia le winone sia le angeline, ma entrambe in questo film, le Ragazze Interrotte non si pettinano, spesso hanno problemi di droga, hanno le occhiaie e hanno Instagram. Alcune di loro, dopo la visualizzazione plurima del telefilm The L-Word hanno finalmente deciso di pettinarsi, però facendolo in ossequio al personaggio di Shane. Questo le porta a traslare da Ragazze Interrotte a Ragazze Interrotte Senza Doppie Punte. Il look di queste ragazze è irrilevante, dal momento che il dettaglio che maggiormente le caratterizza è la loro postura, che farebbe mettere le mani nei capelli a qualsiasi ortopedico, dato che questi individui si siedono, camminano e si posizionano sempre e ovunque in maniera trasversale. Ciò deve risultare parecchio scomodo per loro, eppure le Ragazze Interrotte non si interrompono di fronte alla scomodità, ne fanno anzi uno stile di vita, una Weltanschauung, un punto di vista sempre diagonale nei confronti della realtà. Apriamo così le porte alla sindrome borderline e ad altre patologie psicanalitiche che si manifestano talvolta in operazioni di stalking selvaggio nei confronti di altre ragazze, che si vedranno inseguite da corpi disarticolati simili ai non-morti di Resident Evil. TOM WAITS
In questa categoria rientrano tutte quelle col cappellino e Gianna Nannini. Mi permetto di dire che il cappellino di Tom Waits è deterritorializzato in maniera imbarazzante se non è posto su Tom Waits stesso, ma di questo le Tom Waits non sembrano curarsi, anzi, risultano praticamente inseparabili dal proprio cappello e dall’atteggiamento noncurante da eroe bohémien che l’indossarlo comporta. Proprio grazie a tale atteggiamento, queste ragazze si sentono autorizzate a ornare la propria pelle con tatuaggi che spesso contengono citazioni di film “impegnati” o libri altrettanto “impegnati”, tutto sempre mantenendo ben saldo il proprio cappellino sulla testa. Non amo utilizzare il termine hipster, di cui ancora comprendo solo parzialmente il significato, ma oserei affermare che, all’interno della realtà lesbica, le Tom Waits sono il corrispettivo degli hipster, coloro che detengono il potere sull’avanguardia della moda, che tradotto in termini a loro consoni significa decretare quale nuovo cappellino indosseranno nella prossima stagione. Segui Virginia su Twitter: @virginia_W_

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