Se c’è qualcosa su cui non ci fermiamo mai a riflettere è il bere. O meglio ne parliamo tanto, lo facciamo altrettanto, ma non riflettiamo mai sul significato che ha l’alcol e dell'importanza del rito collettivo dello “sbronzarsi insieme”.“L’ubriachezza è universale e sempre diversa, esiste in ogni tempo e in ogni luogo. Può assumere la forma di una celebrazione o di un rituale, fornire il pretesto di una guerra, aiutare a prendere decisioni o siglare contratti; è istigatrice di violenza e incitamento alla pace , dovere dei re e sollievo dei contadini. “
Il libro di Mark Forsyth ha diversi pregi: il primo è che viene scritto con un linguaggio assolutamente accessibile, pur parlando di storia, antropologia e società in una botta sola.Gli aneddoti e le leggende legate all’alcol nella storia sono divertenti e soprattutto sono un ottimo spunto di conversazione per le vostre prossime sbronze: potreste citare quello si suppone essere il primo alcolico mai provato dall’uomo, l’idromele. Storia vuole che sia nato da un nido di api rovesciato che si riempì d’acqua piovana, e che con i residui di miele diede vita alla fermentazione. Oppure raccontare di come la birra sia stata inventata ancora prima dell’agricoltura - si parla addirittura del 7.000 A.C. Ancora: nel regno sumero le persone venivano pagata in oro, orzo e birra, così come i lavoratori che hanno costruito la Grande piramide in Egitto, che venivano retribuiti parzialmente con la birra: questo vi fa capire come l’alcol sia stato al centro dei pensieri - e delle contrattazioni - dell’uomo da quando si ha memoria.“Gli esseri umani sono progettati per bere. Accidenti se lo siamo. Siamo più bravi di qualsiasi altro mammifero, a eccezione forse del topo malese. Non cacciatevi mai in una gara di bevute con il topo malese (…) sono capaci di inghiottire nove bicchieri di vino senza fare una piega”.
Il libro di Forsyth passa in rassegna tutte le più grandi civiltà - greci e romani inclusi - e arriva fino ai secoli clou più vicini: il problema del gin in Inghilterra e relativa messa al bando dell'alcolico, la legge del 1914 dello zar Nicola II che dichiarò fuorilegge la vodka in Russia (dobbiamo ricordarvi che nel 1918 lui e il resto della sua famiglia vennero giustiziati?) e ovviamente il più famoso proibizionismo americano.Durante una riunione alcolica egizia, persino tra signore rispettabili, era necessario che ci fosse qualcuno che potesse assicurarsi che nessuno ruzzolasse nel Nilo o affogasse nel suo stesso vomito. E vomitavano parecchio. In un'altra raffigurazione di un banchetto vediamo una donna che vomita allegramente verso una cameriera (…)
Ci hanno provato a vietare l'alcol, dice Mark Forsyth, ma nessun paese ci è mai davvero riuscito. Forse perché è proprio il bere che ci rende umani: "In qualsiasi luogo o epoca gli esseri umani abbiano vissuto, si sono sempre riuniti per inebriarsi". Come a dire che essere sobri non è mai stato davvero sufficiente per gli uomini.La messa al bando della vodka in Russia si sovrappone al proibizionismo per cinque anni. In Islanda entrò in vigore un divieto generalizzato sugli alcolici nel 1919; il vino e i liquori vennero legalizzati nel 1935, la birra nel 1989. In Finlandia il proibizionismo fu in vigore dal 1919 al 1932 (…) La Nuova Zelanda tenne un referendum sul proibizionismo nel 1919 e vinsero gli asciutti (…).
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