I 50 momenti che hanno definito l’Europa in questo decennio

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I decenni sono l’unità di misura della cultura pop, la cornice che ci permette di guardare indietro e capire che cosa intendevamo per “progresso” in quel particolare momento dell’umanità. Ecco perché l’ingresso in un nuovo decennio andrebbe festeggiato con un senso collettivo di meraviglia verso il futuro, e non accolto con il timore che ogni cosa sia definitivamente fottuta.

Quando il 2009 si è trasformato in 2010, c’erano molti motivi per essere ottimisti e pensare che i valori universali del buon senso e della tolleranza ci stessero aspettando dall’altra parte con una torta di mele appena sfornata. Dopotutto, gli anni Zero erano iniziati con la guerra in Iraq e LimeWire e si erano conclusi con Barack Obama e l’iPhone.

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Quel messaggio di speranza e di cambiamento si era diffuso fino in Europa, e una nuova generazione di attivisti si era mobilitata per assicurarsi che il nostro pianeta non sarebbe andato più in fiamme; né per il cambiamento climatico, né per l’avidità degli operatori finanziari, né per la guerra.

Poi, tutto è cambiato. È difficile stabilire esattamente quando—ma a un certo punto, la promessa degli anni Dieci è scomparsa senza lasciare traccia. Improvvisamente, la facilità di connessione che ci piaceva così tanto è diventata un mezzo per truccare elezioni e veicolare i messaggi di populisti di estrema destra che pretendono di decidere chi è europeo e chi non lo è. Dire che gli ultimi dieci anni nel nostro continente non siano stati una sfida sarebbe un eufemismo.

Ma è comunque importante gettare un ultimo sguardo a come siamo arrivati fin qua, anche solo per fermarsi un attimo e ricordare chi è rimasto ucciso in attacchi terroristici come quelli del Bataclan, di Utøya e del concerto di Ariana Grande a Manchester. Ma è anche importante ricordare che una cresciuta in un ambiente avvelenato da bigottismo e terrore è riuscita a tirare su la testa e a lottare per difendere la scienza del clima, l’umanità dei migranti e il diritto delle persone di amare chi pare a loro.

Ecco il nostro riassunto dei 50 momenti—elezioni, attivisti, manifestazioni e il polpo Paul—che hanno segnato l’Europa in questo decennio.

2010

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Raggiungendo un ragguardevole 4 su un valore massimo di 8 nell’indice di esplosività vulcanica (VEI), quella del vulcano Eyjafjallajökull in Islanda ha sparato in aria 250 milioni di metri cubi di detriti vulcanici, con un pennacchio di fumo e cenere alto nove chilometri. Le ceneri del vulcano hanno oscurato i cieli europei per giorni, causando il più grande blocco del traffico aereo dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi.

Tra il 14 e il 20 di aprile, 107.000 voli sono stati cancellati, con conseguenze per 10 milioni di passeggeri. Per alcuni ha significato vacanze di Pasqua più lunghe, ma il nostro pensiero va alle 200 persone di nazionalità bengalese che erano in viaggio verso Londra e che—non avendo il visto giusto—sono stati tenuti praticamente prigionieri (come Tom Hanks nel film The Terminal) in un aeroporto del Belgio.

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Torniamo con la mente ai giorni spensierati prima della Brexit. Erano tempi più semplici e l’innalzamento delle rette universitarie era una delle maggiori preoccupazioni dei giovani britannici. Dopo aver promesso di tagliare le rette agli studenti inglesi, i Lib Dem guidati da Nick Clegg si trovavano nella scomoda posizione di dover condividere la guida del paese con i Tory. E il premier David Cameron ha pensato che alzare le rette fosse una buona idea.

La decisione non è stata accolta molto bene: 50mila studenti si sono riversati nelle strade di Londra e in centinaia hanno occupato la sede del Partito Conservatore, dando il via a manifestazioni simili in tutto il paese. In centinaia sono stati arrestati, tutti abbiamo imparato cosa significa “kettling” e la gente si è incazzata di brutto. Col senno di poi, ne è valsa la pena?

Forse solo per i gallesi, le cui proteste sono riuscite a bloccare l’aumento delle rette. Il resto dei cittadini britannici si è dovuto attaccare al tram, e continuerà a pagare rate fino a che non andrà in pensione, cioè verso i 93 anni.

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Certo, la Coppa del Mondo nel 2010 in Sudafrica l’ha vinta tecnicamente la Spagna, ma il vero eroe della storia lo sapete chi è, no? Ma ovviamente il polpo psichico, il cefalopode chiaroveggente, l’unico, il solo: Paul.

Tutto il mondo ha scoperto il tentacolato di Weymouth (Regno Unito) quando ha predetto correttamente il risultato di tutte e otto le partite della Germania. Per effettuare il suo vaticinio, a Paul venivano presentate due scatole marchiate con le bandiere delle due squadre: quella che raccoglieva per prima avrebbe poi vinto la partita.

Non sapremo mai se a uccidere Paul siano state le vuvuzela o no, ma nell’ottobre del 2010 la sua morte è stata confermata dallo staff dell’acquario di Oberhausen, Germania, dove risiedeva e dove ancora oggi si può visitare un memoriale a lui dedicato. RIP.

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Riuscite a ricordare il mondo prima di The Voice? Prima che l’industria musicale si ponesse il problema di giudicare sulla base del talento e non dell’aspetto? Prima delle poltrone rosse?

Il concept, lanciato in Olanda nel 2010, è nato dalla mente di John de Mol. Quattro artisti affermati erano chiamati a giudicare “audizioni alla cieca,” in cui potevano soltanto sentire i candidati invece di vederli. Da quel momento, con alcuni aggiustamenti, è diventato un pilastro della tv in 145 (centoquarantacinque) paesi. Wikipedia dice che ci sono stati 416 vincitori in tutto il mondo. Vincitori tra i quali ovviamente ricordiamo coso, lì, quello bravo… o la tipa bionda… o era X Factor?

Vabbè. Intanto John De Mol ha un patrimonio stimato di un miliardo e mezzo di euro, quindi di sicuro è molto preoccupato di cosa pensiamo della sua invenzione.

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L’anno è il 2010 e lo spettro della Grande Recessione del 2009 continua ad aggirarsi per l’Europa. I governi faticano a contenere la crescita del debito pubblico e del deficit, mentre le vecchie banche si trovano in ginocchio.

Ecco la Grecia, un paese che prima della crisi economica globale sembrava piuttosto robusto. Tuttavia, le spese sempre maggiori sostenute dal governo per coprire i divari salariali avevano fatto salire il debito pubblico a livelli insostenibili.

A maggio 2010 la parola d’ordine diventa “austerità” e il governo annuncia una serie di misure da adottare in cambio di un prestito da 110 miliardi di euro dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. La manovra è accolta da rivolte, proteste e dal malcontento generale.

Oggi è considerato il primo atto di quella che sarebbe poi stata definita la “crisi europea del debito,” che successivamente ha colpito Irlanda, Spagna, Portogallo e Cipro.

2011

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Per molti anni Berlusconi è sembrato invincibile, sopravvivendo a processi e gaffe di ogni tipo. Ce le ricordiamo tutti, no? Le corna, il “kapò” rivolto a un politico tedesco, il commento razzista su Obama “abbronzato,” le atroci barzellette e le battute sessiste. E forse, un po’ invincibile lo è stato davvero.

Poi, a un certo punto, l’invulnerabilità è finita. Gli scandali legati al famigerato bunga bunga, oltre a cementare la sua pessima reputazione all’estero, sono stati probabilmente troppo. Una parte della sua maggioranza e dell’elettorato (almeno quello più cattolico) gli ha voltato le spalle una volta per tutte, e a fare il resto ci ha pensato la crisi economica.

Il 12 novembre Berlusconi ha perso un voto cruciale in Parlamento ed è stato costretto a salire al Quirinale per dimettersi. Fuori, qualche migliaia di persone hanno festeggiato, lanciato monetine e stappato bottiglie di champagne pensando di essersi liberati di lui una volta per tutte (spoiler: è ancora qui tra noi).

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Era dalla fondamentale canzone dei Sex Pistols del 1976 che la parola “anarchia” non veniva usata così allegramente nel Regno Unito. Stampato a otto colonne sulle prime pagine dei giornali di destra, il termine racchiudeva la rabbia esplosa nell’agosto del 2011 quando la polizia ha ucciso a colpi di pistola un giovane uomo nero di nome Mark Duggan, accusato di progettare un attacco terroristico.

Per quattro giorni, in tutto il paese ci sono state rivolte, incendi, saccheggi e caos che hanno causato altri cinque morti. Le cose andavano così male che il povero David Cameron è stato costretto a tornare prima dalla sua vacanza di lusso.

La rivolta è stata la prima grande protesta di quella fetta di popolazione schiacciata dalle misure di austerità approvate dai Tory dopo la crisi economica. È stata la scintilla che ha acceso un fuoco collettivo che brucia ancora oggi.

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È difficile immaginare che, fino al 2011, la frase “finché morte non ci separi” fosse letteralmente la legge a Malta. Prendiamoci un momento per pensarci: l’unico modo per terminare un matrimonio maltese, prima del 2011, era morire.

La decisione di legalizzare il divorzio è giunta con lo strumento democratico preferito di tutti i popoli: il referendum. Sarà stato un plebiscito, vero? Non proprio.

Dopo un dibattito pubblico particolarmente velenoso, in cui un vescovo ha messo in guardia i fedeli dicendo che chi votava “sì” non avrebbe più potuto fare la comunione, il sì ha vinto con il 53 percento delle preferenze. Ma è bastato a rendere Malta l’ultimo paese in Europa a legalizzare il divorzio, e a lasciare Città del Vaticano e Filippine soli al mondo.

Finalmente anche i maltesi sono passati al lato oscuro con il resto di noi infedeli e possono divertirsi con banchetti infiniti e abiti elaborati senza il terrore del legame eterno.

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In quello che verrà ricordato come uno dei più brutali attacchi terroristici della storia moderna, il nazionalista di estrema destra Anders Behring Breivik ha ucciso 77 persone in 48 ore. L’attacco è iniziato con un’autobomba a Oslo (che ha fatto 8 vittime) e si è concluso su Utøya, un’isola che ospitava un campo estivo per giovani socialisti, dove Breivik ha ucciso a colpi di arma da fuoco altre 69 persone, molte delle quali bambini.

Il movente, esplicitato dallo stesso Breivik in un manifesto pubblicato online il giorno dell’attacco, era un terrificante promemoria delle insidiose conseguenze dell’islamofobia e della misoginia nella società moderna—e ha costretto i media ad applicare l’etichetta di “terrorista” anche ad un estremista bianco.

Otto anni dopo, un terrorista australiano ha citato Breivik come ispirazione per l’attentato in cui ha ucciso 51 persone in una moschea a Christchurch, in Nuova Zelanda.

2012

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L’Europa è sopravvissuta alla fine del mondo! E come ha festeggiato? Distruggendosi! Da sola! Nel decennio successivo!

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Formatosi nel 2011, il gruppo punk femminista Pussy Riot si è fatto notare dal resto del mondo per la prima volta a febbraio 2012. Togliendosi i cappotti e indossando passamontagna colorati, alcune componenti sono salite sull’altare della cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca per eseguire “Punk Prayer.” Una canzone che attaccava l’autoritarismo del presidente Vladimir Putin e i suoi legami con la chiesa ortodossa.

Questa azione così rock’n’roll non è stata apprezzata dalle autorità russe. Meno di due settimane dopo, le attiviste sono state accusate di vandalismo motivato dall’odio religioso, arrestate e messe in custodia in attesa di giudizio. Artisti di fama mondiale come Sting, Madonna e Red Hot Chili Peppers hanno chiesto pubblicamente che fossero liberate.

Tre componenti sono state condannate e hanno passato un po’ di tempo in carcere, mentre altre hanno subito violenti attacchi in diverse occasioni. Putin insomma si è tirato la zappa sui piedi: i loro famigerati passamontagna colorati ora sono riconosciuti in tutto il mondo come un simbolo di protesta.

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La categoria è: uomini che si sono guadagnati da vivere denunciando i crimini altrui e poi vengono accusati di essere dei criminali. Vi presentiamo Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, un controverso sito nato negli anni Zero per rendere pubbliche le marachelle dei governi di tutto il mondo.

Assange diventò famosissimo dopo aver pubblicato dei documenti riguardanti le guerre in Iraq e Afghanistan forniti da Chelsea Manning, che fu poi incarcerata negli USA. Ma il predatore si è trasformato in preda nel 2010, quando la Svezia ha emesso un mandato di arresto contro di lui con l’accusa di molestie e stupro.

Dichiarandosi innocente, Assange ha sempre sostenuto che si trattasse di un complicato complotto americano per metterlo a tacere. Da lì è iniziata una strana rincorsa tra gatto e topo che ha portato alla sua reclusione volontaria all’interno dell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra nel 2012, dove è rimasto in asilo politico—presumibilmente navigando su internet e mangiando ceviche—per sette anni.

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Finalmente una buona notizia! Gli umani hanno usato il cervello per scoprire una cosa difficile invece di usarlo per farsi male a vicenda. Bene. Quindi, cos’è esattamente ‘sto bosone di Higgs? Sicuri di volerlo sapere?

Ok. Secondo la definizione, il bosone di Higgs (anche conosciuto come “la particella di Dio”) è “una particella subatomica la cui esistenza è predetta dalla teoria che ha unificato le interazioni deboli ed elettromagnetiche.” Capito? No, neanch’io.

Ma la sua scoperta è stata incredibile, principalmente perché è cruciale per la nostra comprensione della struttura della materia, che è un altro modo per chiamare… tutto. Gli scienziati la cercavano da molto tempo. Roba seria.

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È difficile capire quanto peso dare al premio Nobel per la pace. Certo, Malala Yousafzai e Nelson Mandela sono tra i premiati, ma ci sono anche Barack Obama e Aung San Suu Kyi, che poco dopo ha difeso un genocidio.

La decisione di conferire il premio del 2012 all’Unione Europea è stata però significativa, anche solo come momento di riflessione. Per secoli, guerra e conflitto sono state le parole chiave nelle relazioni inter-europee, e come sappiamo la prima metà del Novecento è stata un periodo particolarmente negativo per la pace.

Oggi, i rapporti tra gli stati d’Europa sono migliori che mai. E per quanto i membri dell’Unione siano stati responsabili di alcune guerre qui e là negli ultimi duemila anni, ora lo stanno facendo un po’ più lontano. Può bastare?

2013

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Quando il 13 marzo 2013 la fumata bianca dal Vaticano ha annunciato l’elezione di un nuovo papa, in pochi si aspettavano il nome di Jorge Mario Bergoglio. L’arcivescovo di Buenos Aires in quel momento è diventato “il primo” molte cose: il primo pontefice gesuita, il primo proveniente dal continente americano, il primo dall’emisfero meridionale e il primo non-europeo da 1300 anni.

Da quel momento, la nuova guida spirituale ha portato avanti un discorso apparentemente più progressista, spingendo per contrastare il cambiamento climatico, chiedendo il ritiro delle armi nucleari e aggiornando le posizioni cattoliche sulla contraccezione. Detto questo, la posizione di papa Francesco sull’aborto resta quella per cui, in ogni caso, è come “rivolgersi a un sicario.”

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Era dal 1999 che le voci di presunti imbrogli seguivano il ciclista mentre pedalava in giro per l’Europa, ma finalmente—durante un’intervista con Oprah Winfrey nel gennaio 2013—Lance Armstrong ha confessato di aver usato sostanze stimolanti proibite.

Armstrong era un eroe per molti appassionati di ciclismo, perché era sopravvissuto al cancro ai testicoli (che lo aveva colpito a soli 25 anni) e aver vinto la cifra record di sette maglie gialle al Tour de France. Durante l’intervista, Armstrong ha risposto “sì” alle domande sulle sostanze vietate, steroidi compresi.

In seguito, tutte le sue vittorie ottenute dopo del l’agosto 1998 sono state annullate. Insomma, lezione imparata. Oppure no? Pochi anni dopo, con una spettacolare dimostrazione di umiltà, Armstrong ha detto alla BBC che se potesse tornare al 1995 l’avrebbe “probabilmente rifatto di nuovo.”

Nulla di grave comunque, anche perché poco dopo migliaia di atleti russi sarebbero finiti nelle maglie di uno scandalo di doping internazionale, scalzando Armstrong dal trono di “più grande imbroglione del decennio.”

2014

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Il primo gennaio 2014 sono scadute le restrizioni alla libertà di movimento per i cittadini romeni e bulgari, rendendoli liberi di abitare e di lavorare in qualunque stato dell’Unione Europea senza bisogno di permessi.

La decisione era stato vissuta parecchio male nel Regno Unito: le previsioni parlavano di 50mila migranti romeni e bulgari all’anno. In realtà, in quello che si può descrivere come uno smacco agli xenofobi dell’UKIP, ne sono arrivati molti di meno. Come il tuo compagno di classe scemo che ti diceva “non sei invitato alla mia festa,” ma nessuno voleva andarci.

A ogni modo, i numeri sono poi cresciuti e sono stati usati dai sostenitori dell’uscita dall’Europa. Questo è stato il momento in cui la retorica anti-immigrazione è diventata davvero pericolosa. L’ironia sta nel fatto che, in questi ultimi anni, i migranti hanno contribuito all’economia inglese molto di più di quanto abbiano fatto Nigel Farage e i suoi amichetti.

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Geert Wilders, islamofobo dichiarato e leader del PVV (un partito olandese di estrema destra ), ha toccato il fondo durante la campagna elettorale del 2014. Attaccando la comunità marocchina in Olanda—una delle più numerose della diaspora marocchina, con quasi 400mila persone—si è reso impopolare molto velocemente.

La promessa elettorale di Wilders di liberarsi dei “marocchini” ha destato scandalo tra cittadini, politici e media. La rete televisiva RTL News ha addirittura preso posizione per la prima volta in 25 anni, dichiarando che Wilders aveva davvero “passato il segno-”

Migliaia di persone hanno protestato e Habib El Kaddouri, presidente della Fondazione Marocchini-Olandesi, ha detto che la comunità si è sentita attaccata. Alla fine, Wilders è stato processato e condannato per istigazione all’odio razziale. Sfortunatamente, tutto ciò non ha avuto alcun impatto sul risultato del suo partito alle elezioni.

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Tutti passiamo brutti periodi: quando i tuoi genitori divorziano, quando vieni licenziato e quando vieni piantato—e magari quando tutto ciò succede contemporaneamente. Ecco, il 2014 è stato così per l’Ucraina: un’infernale sequela di disastri.

È iniziato tutto a novembre 2013, quando il Presidente filorusso Victor Yanukovych ha cercato di tirarsi fuori da un accordo commerciale con l’Unione Europea. Dopo lunghe e violente proteste a Kiev, è stato costretto a dimettersi e a fuggire dall’Ucraina.

Poco dopo, i soldati russi hanno invaso e annesso la Crimea—un’area nel sud dell’Ucraina con una popolazione a maggioranza russa. Qualche settimana dopo, i ribelli separatisti pro-Russia hanno iniziato a sequestrare territori nella regione di Donbass, dando inizio a una guerra che tecnicamente non è ancora finita.

Con un (molto contestato) referendum, gli abitanti della Crimea hanno votato per l’annessione. La comunità internazionale ha comminato sanzioni alla Russia, rifiutandosi di legittimare questo sequestro di terre, nonostante gli abitanti sembrino abbastanza contenti della cosa.

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Il 17 luglio 2014 il volo Malaysia Airlines MH17 in viaggio da Amsterdam a Kuala Lumpur è stato abbattuto da un missile russo vicino al confine con l’Ucraina. Tutte le 298 persone a bordo sono rimaste uccise: di queste 193 erano olandesi, 43 malesi e 27 australiani.

Ad oggi resta la più grossa strage della guerra tra l’Ucraina e i separatisti aiutati dalla Russia. L’indagine sul caso è stata la più grande della storia d’Olanda, seguita da quasi 200 investigatori.

Il coinvolgimento della Russia nella tragedia è stato confermato dai governi dei Paesi Bassi e dell’Australia dopo un’indagine congiunta nel 2018. Nel giugno del 2019 le autorità olandesi hanno emesso un mandato d’arresto per quattro sospettati, il più eclatante dei quali è un ex membro del servizio di sicurezza russo. La Russia, com’era lecito attendersi, non ha voluto collaborare e ad oggi non è ancora stata fatta giustizia.

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Il buon vecchio referendum ha fatto la sua comparsa in Scozia nel settembre 2014, per decidere l’indipendenza dal Regno Unito. Del 97 percento degli aventi diritto al voto che hanno richiesto la tessera elettorale (una cifra record), ben l’84,6 percento si è presentato alle urne. La gente ci teneva, e alla fine ha vinto il No con il 55,5 percento dei voti.

Quel referendum ci ha anche offerto la prima testimonianza dell’incapacità dei politici inglesi di gestire una campagna referendaria. Caricati da quello che consideravano un successo, i Tory erano pronti a convogliare le proprie energie sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea. Ma di questo ne parleremo dopo.

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Non è stato certo un finale a sorpresa. Quando Copenhagen ha ospitato l’Eurovision nel 2014, era chiaro fin dall’inizio che Conchita Wurst avrebbe vinto la gara con la sua “Rise Like a Phoenix.” Ma a giudicare dall’aria scioccata, emozionata e quasi sul punto di svenire dell’austriaca, decisamente non se l’aspettava.

Anche se non è stato il primo anno in cui un artista LGBTQ ha partecipato o addirittura vinto all’Eurovision, la vittoria di Conchita ha rappresentato un momento di svolta per la comunità queer europea: 195 milioni di persone in tutto il mondo hanno assistito al momento in cui una barbuta drag queen genderqueer ha ricevuto il massimo dei voti da paesi come Slovenia, Italia, Regno Unito e Portogallo.

2015

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Il 7 gennaio 2015 dodici persone sono state uccise e altre 11 sono rimaste ferite nella strage compiuta dai fratelli Chérif e Saïd Kouachi, entrambi terroristi di al-Qaeda, dentro la redazione della rivista satirica francese Charlie Hebdo.

Il paese è così piombato in una grave allerta terroristica, mentre l’intera Europa assisteva in preda all’orrore. Quattro giorni dopo, in segno di unità e solidarietà, due milioni di persone—compresi 40 leader mondiali—hanno marciato nella capitale francese.

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Siamo fan dei referendum, soprattutto quando servono a sostenere la parità dei diritti. Il 22 maggio del 2015 gli elettori d’Irlanda hanno fatto la storia votando in favore della legalizzazione del matrimonio omosessuale.

La vittoria del Sì è stata ampia (62 percento) e ha segnato un grande momento di progresso in un paese estremamente influenzato dalla Chiesa Cattolica. “Siamo una piccola nazione con un grande messaggio,” ha dichiarato il primo ministro Enda Kenny. Il risultato è stato festeggiato in tutto il mondo, supportato da celebrità come Sir Ian McKellan e Liam Neeson. La spinta verso i diritti civili è continuata con un referendum che ha legalizzato l’aborto due anni dopo, e ha lanciato un segnale positivo a tutte le persone LGBTQ del pianeta.

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In quello che verrà per sempre considerato uno dei più grossi “vaffanculo” che un governo abbia mai ricevuto da un gruppo di manifestanti, nel 2015 la vittoria di una causa legale ha costretto il governo olandese a ridurre le emissioni di gas inquinanti del 25 percento in cinque anni.

La corte dell’Aia ha dichiarato illegali i piani del governo di tagliare le emissioni soltanto del 14-17 percento, deliberando così in favore di Urgenda, un gruppo di attivisti climatici. La decisione è stata la prima della storia a stabilire che i governi non sono responsabili soltanto moralmente, ma anche legalmente della lotta al cambiamento climatico, ed è stata confermata in appello nel 2018.

Prendetelo come prova dell’impatto positivo che può avere la protesta, e usatelo per motivarvi a continuare a lottare per l’ambiente.

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Per molti, l’immagine più triste ed emozionante del decennio è quella del corpo del rifugiato siriano di tre anni Alan Kurdi riverso a faccia in giù su una spiaggia turca. Alan, insieme a sua madre e suo fratello, era affogato mentre cercava di raggiungere l’isola greca di Kos in barca.

Il 2015 è stato probabilmente l’anno più intenso di quella che oggi è chiamata la “crisi europea dei migranti,” quando più di un milione di rifugiati (principalmente siriani) hanno raggiunto l’Europa. Più di quattromila, invece, sono morti durante la traversata.

Da allora le cose sono leggermente migliorate, e quest’anno la Commissione Europea ha ufficalmente annunciato ufficialmente la fine della crisi. Nonostante ciò, ci sono ancora tantissime persone in disperato bisogno d’aiuto—un buon modo per sostenerle è fare una donazione all’UNHCR o, se non ve lo potete permettere, fare volontariato per le varie associazioni e Ong che operano nel settore umanitario.

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Mentre a Parigi si raggiungeva uno storico accodo per contrastare i sui cambiamenti climatici, la casa automobilistica tedesca Volkswagen finiva sulle prime pagine dei giornali per tutti i motivi sbagliati. Lo scandalo è scoppiato dopo la rivelazione che l’azienda aveva usato software illegali per falsificare i test sui motori a diesel nel Regno Unito per nascondere i livelli di emissioni nocive.

Il caso ha fatto il giro del mondo ed è costato alla compagnia più di 30 miliardi di euro in multe, veicoli ritirati dal mercato e risarcimenti. Ha anche portato a un’indagine sull’ex amministratore delegato dell’azienda, Martin Winterkorn, che rischia una condanna fino a dieci anni di carcere per frode. Ma il prezzo più alto l’ha pagato l’ambiente: il Guardian ha calcolato che la compagnia potrebbe essere responsabile per un milione di tonnellate di inquinamento supplementari all’anno.

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Il rapper antifascista greco Pavlos Fyssas (Killah P) è stato assassinato nel settembre del 2013. Giorgos Roupakias, membro del partito neonazista Alba Dorata, ha confessato l’omicidio ed è stato condannato.

La tragedia è stata ampiamente riconosciuta come l’evento catalizzatore che ha portato all’arresto di 69 membri di Alba Dorata e del suo leader, Nikolaos Machaloliakos, accusati di una sfilza di reati. Il processo è iniziato nel 2015 ed è ancora in corso.

L’omicidio ha anche dato forza alla scena musicale antifascista in Grecia, che era rimasta sconvolta dalla morte violenta di un suo esponente.

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Erano andati lì per ballare, bere e godersi la giovinezza, ma molti non sono tornati. Un incendio scoppiato dentro un locale notturno di Bucarest ha ucciso 64 persone il 30 ottobre del 2015. È stato il rogo più tragico della storia moderna della Romania.

Causato dai giochi pirotecnici della band che si stava esibendo, l’incendio si è diffuso rapidamente in un locale sovraffollato, mentre molti giovani finivano calpestati nel fuggi fuggi generale per raggiungere l’unica uscita d’emergenza. “Mi sono svegliato in una pila di corpi”, ha raccontato un sopravvissuto a VICE. “Ho pensato: ‘Aspetta, ho 20 anni, che cosa sta succedendo? Sto per morire’.”

Non si è però trattato di un tragico incidente, bensì di un disastro che poteva essere evitato. Il conto delle vittime ha fatto luce non solo sull’incompetenza e la corruzione delle autorità, ma anche su quanto comportamenti del genere fossero diffusi nel governo romeno. Dopo che migliaia di persone hanno marciato per le strade di Bucarest chiedendo di fare pulizia, il premier Victor Ponta è stato costretto a dare le dimissioni.

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Ogni parigino sa esattamente dove si trovava quando una serie di attacchi terroristici hanno colpito vari punti della città il 13 novembre 2015. In totale, 130 persone sono rimaste uccise in una sola serata in uno dei più terrificanti attacchi messi in atto dallo Stato Islamico contro l’Europa.

La maggior parte delle vittime si trovava al concerto della band americana Eagles of Death Metal al Bataclan. Tre uomini armati sono entrati nel teatro durante il concerto e hanno aperto il fuoco sulla folla, uccidendo 90 persone e ferendone 200, prima di suicidarsi facendo detonare dei giubbotti esplosivi (tranne uno che è stato ucciso dalla polizia).

Gli abitanti della città hanno usato l’hashtag #portesouvertes (“porte aperte”) per offrire un riparo a chi aveva paura di tornare a casa dopo gli attacchi, e tutte le scuole e università di Parigi sono rimaste chiuse il giorno dopo. L’attacco è l’evento più tragico della storia francese dopo la Seconda Guerra Mondiale.

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Nel dicembre del 2015, in una Parigi ancora scossa dagli attentati, 195 leader mondiali hanno raggiunto un accordo per cercare di limitare l’aumento della temperatura globale a meno di due gradi, per tagliare a zero le emissioni di CO2 e per stanziare i fondi adeguati.

Certo, il cosiddetto accordo di Parigi non è perfetto. Nessuna parte è legalmente vincolante, e fin da subito alcuni paesi l’hanno praticamente ignorato. Nel 2017, gli Stati Uniti hanno annunciato il loro ritiro.

Nonostante tutto, si è trattato di un momento storico. Ha dimostrato che i grandi del mondo prendevano sul serio il cambiamento climatico (anche se non abbastanza sul serio) e ha stabilito precedente per tutti gli accordi futuri.

2016

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Nuove morti insensate. Questa volta il nucleo politico d’Europa, Bruxelles, è stato preso di mira da un attacco coordinato che ha causato 32 morti e 340 feriti. Tre attentatori suicidi hanno fatto esplodere diversi ordigni in punti diversi della città. Gli attacchi, rivendicati dallo Stato Islamico, sono stati visti da molti come un segnale che la rete europea dell’Isis era ancora operativa, nonostante gli sforzi delle forze di polizia di tutto il continente.

Un rapporto diffuso clandestinamente ha rivelato che il quartiere di Molenbeek a Bruxelles ospitava fino a 51 gruppi legati a organizzazioni terroristiche. Questa informazione ha portato Trump a definirlo “la bocca dell’Inferno”, descrizione che i belgi non hanno preso benissimo. Molti critici hanno pure fatto notare che Trump non metteva piede nella capitale del Belgio da 20 anni.

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La Brexit ha diviso famiglie, causato blocchi legislativi, accompagnato l’ascesa e il declino di vari politici e contribuito alla morte della parlamentare laburista Jo Cox. Ha anche messo alla prova la tradizione britannica di non parlare mai di politica, che potrebbe essere l’unica conseguenza positiva di questo casino.

Con un colpo di scena inaspettato, nel giugno del 2016 la campagna per il Leave l’uscita dall’Europa ha vinto il referendum con il 52 percento dei voti. Da allora, l’unica cosa su cui i parlamentari del Regno Unito sono stati d’accordo è che non sono in grado di andare d’accordo su nulla.

Lo stallo politico, insieme all’influenza dell’UKIP e del suo leader Nigel Farage, ha scatenato un clima di rabbia che ha visto aumentare i crimini d’odio e il supporto per i gruppi di estrema destra. Per non parlare poi di tutte le altre deprimenti conseguenze.

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La Francia ha una certa ossessione nel dire alle donne musulmane come vestirsi. Nel 2004, tutti i vestiti religiosi—compresi burka, hijab e niqab—sono stati proibiti nelle scuole pubbliche francesi; nel 2011, i veli sul viso integrali sono stati proibiti in tutto il paese.

Nel 2016, pochi mesi dopo la festa nazionale del 14 luglio e l’attentato a Nizza, il sindaco di Cannes David Lisnard ha preso la decisione di proibire il burkini, ritenendolo un “simbolo di estremismo.”

Il veto è stato poi revocato nel 2016 perché in violazione delle libertà civili, ma non prima che venti città lo mettessero in atto a loro volta. Una donna musulmana ha ricevuto una multa da 490 euro per aver nuotato in una piscina privata con addosso un burkini. Se vi sembra allucinante, probabilmente è perché lo è.

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Erano decine di migliaia, vestite di nero e con cartelli come “L’utero è mio e lo gestisco io.” Il 3 ottobre 2016 è passato agli annali come “Lunedì Nero,” quando circa 100 mila donne polacche sono scese in strada per protestare contro la proposta di rendere l’aborto completamente illegale—anche nei casi di stupro. “Non voglio vivere in un paese in cui il governo ficca il naso nelle mie mutande”, ha detto a VICE una manifestante di Varsavia.

L’azione si è rivelata una dimostrazione di forza troppo potente per essere ignorata. Anche se la Polonia continua ad avere una tra le più restrittive legge sull’aborto d’Europa, il parlamento ha immediatamente bocciato la nuova proposta.

2017

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Il 22 maggio del 2017 ventidue persone innocenti—sette delle quali bambini—sono morte quando un attentatore suicida dell’Isis si è fatto saltare in aria durante un concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena. Molto più alto è stato il conto dei feriti.

Un secondo attacco terroristico ha colpito Londra 12 giorni dopo, facendo otto morti. Questa volta tre terroristi si sono lanciati con un furgone sulla folla sul London Bridge e poi, una volta scesi dal veicolo, hanno accoltellato varie persone che visitavano il Borough Market, prima di venire uccisi a colpi di pistola dalla polizia.

Il giorno dopo il devastante attacco di Londra, più di 55 mila persone hanno riempito il campo da cricket dell’Old Trafford per un concerto intitolato “One Love,” in parte organizzato dalla stessa Grande, per una coraggiosa dimostrazione di forza.

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Per anni, era l’incubo numero uno legato ai cellulari: andare all’estero, dimenticarsi di disattivare il roaming e vedersi recapitare a casa una bolletta stratosferica. I giornali locali erano tempestati di racconti di persone tornate dalle vacanze felici e abbronzate—e con un debito da qualche migliaio di euro con le compagnie telefoniche

Poi l’UE ha fatto un passo avanti. Nel giugno del 2017, tutti gli addebiti da roaming sono stati aboliti per i cittadini dell’Unione europea che viaggiano entro i suoi confini. La legge è stata il risultato di 10 anni di negoziazioni e, in un colpo solo, ha reso la vita molto più facile (ed economica) per chiunque.

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La Rambla è una delle strade più famose d’Europa—una striscia alberata e punteggiata di bar, negozi, teatri e artisti di strada che conduce dal centro di Barcellona al luccicante Mar Mediterraneo.

Il 17 agosto 2017 La Rambla è però diventata il teatro di un film dell’orrore, quando un terrorista affiliato all’ISIS si è lanciato sui pedoni con un furgone, uccidendo 15 persone e ferendone 131. Sei estremisti collegati all’attacco sono in seguito stati uccisi dalla polizia durante uno scontro a fuoco.

“Non riuscirò mai a levarmi dalla mente l’immagine di tutti quei cadaveri,” ha raccontato a VICE l’impiegato di un hotel. Anche Barcellona—come Parigi, Nizza, Bruxelles e Manchester—non si è lasciata terrorizzare.

Poche ore dopo l’attacco, centinaia di cittadini si sono recati in ospedale per donare il sangue. Il giorno successivo, in migliaia si sono radunati sulla Rambla recitando lo slogan “No tinc por”—“Non ho paura.”

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Quando 2,2 milioni di catalani sono arrivati ai seggi per votare l’indipendenza della regione ai primi di ottobre del 2017, non si aspettavano di incontrare una risposta così violenta da parte della polizia.

Agenti di polizia, armati di manganello, hanno usato la forza per impedire ai catalani di esprimere il proprio voto in un referendum che il governo e i tribunali spagnoli avevano dichiarato incostituzionale. Il bilancio è stato di oltre 800 feriti. “Non appena ho visto le immagini, sono andata al seggio più vicino per votare,” una donna ha raccontato a VICE. “Non ero separatista prima, ma ora lo sono.”

Dallo spoglio è emerso che il 90 percento dei votanti era in favore della separazione dalla Spagna. Da allora sono passati due anni e l’indipendenza della Catalogna resta in sospeso, mentre nove organizzatori del referendum sono ancora in carcere per eversione.

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Daphne Caruana Galizia era una giornalista maltese che indagava su corruzione, riciclaggio di denaro, nepotismo, criminalità organizzata e tutte quelle cose che fanno agitare gli uomini molto potenti.

Proprio come molti altri suoi colleghi, è stata accusata di scrivere notizie false. In molti hanno cercato di intimidirla con denunce, arresti, incendi dolosi e uccidendo tre dei suoi animali domestici. È servita una bomba piazzata sotto la sua auto per fermare il suo lavoro.

Dal suo assassinio, avvenuto il 16 ottobre 2017, le indagini svolte dalle autorità locali insieme all’UE hanno portato all’arresto di tre sicari, un uomo d’affari e, più recentemente, tre membri del governo del premier Joseph Muscat. Quest’ultimo ha dato le dimissioni, scatenando una crisi politica nazionale.

2018

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Famosa soltanto per le dimensioni della sua cattedrale e per la sua vicinanza a Stonehenge, la tranquilla cittadina di Salisbury (nel sudovest dell’Inghilterra) è diventata il centro di una crisi diplomatica e di un complotto omicida.

Il 4 marzo 2018, dopo una cena in un ristorante italiano, l’ex militare russo e agente dell’intelligence inglese Sergei Skripal e sua figlia Yulia sono avvelenati con del gas nervino e vengono trovati privi di coscienza su una panchina.

Due membri dei servizi militari russi sono stati identificati come colpevoli—anche se in una bizzarra intervista con la tv di stato russa hanno dichiarato di essere andati lì come turisti e non come sicari.

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Circa 5 milioni e 300mila donne in tutta la Spagna sono scese in strada nella Giornata Internazionale della Donna per protestare contro la disparità salariale, la discriminazione sessuale e la violenza domestica, in quello che viene largamente considerato il primo “sciopero femminista” della storia del paese.

L’azione ha coinvolto ogni grande città, dove le manifestanti hanno chiesto a gran voce la fine della cultura maschilista. “Se noi ci fermiamo, si ferma il mondo” era lo slogan ufficiale.

A quanto sia servito lo sciopero è materia di dibattito. La diseguaglianza salariale, la discriminazione di genere e la violenza contro le donne restano fattori endemici in Spagna come in molti altri paesi. Eppure la manifestazione ha sicuramente evidenziato la necessità del cambiamento. “Abbiamo sfondato milioni di muri,” ha dichiarato la manifestante Marta Llucia al sito Little Black Book. “Le donne hanno iniziato a farsi vedere più unite che mai”.

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Questa è la prova che quando i francesi decidono di protestare lo fanno sul serio.

Quella che era iniziata come una petizione online contro l’aumento del costo della benzina è esplosa il 17 novembre 2018, quando i manifestanti si sono presi le strade di Parigi per protestare contro diverse difficoltà strutturali.

Automobili date alle fiamme, vetrine sfondate e negozi saccheggiati circondavano i manifestanti con i gilet gialli, mentre questi si scontravano con la polizia che rispondeva con i lacrimogeni. Per otto weekend consecutivi, si sono accumulati milioni di euro di danni e almeno 3000 manifestanti sono stati arrestati. Dieci persone sono morte negli scontri.

A un anno di distanza, la rivolta non si è ancora fermata del tutto. Nonostante siano stati approvati dei contentini politici per tentare di ridurre il supporto al movimento—compresa la riduzione della tassa sul carburante—le proteste continuano a cadenza quasi settimanale.

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A soltanto 15 anni, Greta Thunberg si è imbattuta in una verità che l’umanità aveva difficoltà ad accettare da prima che lei nascesse: il cambiamento climatico sta distruggendo il pianeta.

A differenza di molti di noi, tuttavia, la giovane svedese ha deciso che non è un problema di qualcun altro. Lo ha affrontato. Un venerdì di agosto del 2018 non è andata a scuola e si è piazzata davanti al parlamento del suo paese per protestare. Ha continuato a farlo ogni settimana. “È una mia responsabilità morale”, ha spiegato.

Fortunatamente, non è rimasta sola a lungo. Ispirati dalle sue azioni, milioni di studenti in tutto il mondo ora scioperano circa un venerdì al mese per chiedere agli adulti di smetterla di rovinare il loro futuro e di agire subito per contrastare il cambiamento climatico.

2019

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Fin dall’inizio si è trattato di un movimento senza precedenti per numeri e influenza. Nel marzo del 2019 milioni di studenti, ispirati da Greta Thunberg, hanno saltato la scuola in oltre 80 paesi per protestare contro il cambiamento climatico. La loro richiesta era semplice: che venisse lasciato loro in eredità un pianeta non in punto di morte.

“Nessuno è qui perché ama protestare”, un quattordicenne inglese ha dichiarato all’Independent. “Ma che senso ha andare a lezione se non avremo un futuro?”

I governi, a quanto pare, hanno cominciato a capire. Mentre le proteste diventano più regolari, paese dopo paese annuncia piani green, che, per quanto limitati, almeno fanno capire che l’emergenza climatica comincia a essere presa sul serio.

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Doveva essere il più grande trattato bilaterale, una roba da —310 miliardi di dollari, mai negoziato tra le due economie più potenti sulla Terra.

I sostenitori del Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti sostenevano che avrebbe dato una spinta all’economia globale, creato milioni di posti di lavoro e migliorato le condizioni dei lavoratori liberando i mercati tra di loro. I detrattori rispondevano che in realtà era un lasciapassare alle multinazionali per privatizzare i servizi pubblici.

Dopo quattro anni di trattative, l’allora vice-cancelliere tedesco Sigmar Gabriel ha annunciato che l’accordo era “di fatto” morto in agosto del 2016. La complessità e inevitabile natura di parte delle negoziazioni aveva, a quanto pare, confuso anche gli economisti più brillanti del mondo. Nel 2019, la Commissione Europea ha dichiarato il TTIP “obsoleto e non più rilevante.”

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In una Francia ancora piena di adrenalina dopo la vittoria della nazionale maschile della Coppa del Mondo 2018, il mondiale femminile ha fatto la storia dentro e fuori lo stadio.

La vittoria della squadra statunitense contro l’Olanda in finale è stata vista da una cifra record di 260 milioni di persone, e in Olanda addirittura l’88 percento delle TV era sintonizzata sul match. Altri record di spettatori sono stati battuti in Regno Unito, Francia, Germania e Cina.

Come in molti altri campi professionali, tuttavia, il divario salariale è una realtà importante per queste atlete. Nonostante il premio in denaro per le vincitrici della competizione femminile sia raddoppiato a 30 milioni di dollari, la differenza con i 400 milioni offerti ai vincitori del campionato maschile in Russia resta impressionante.

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Quando Matteo Salvini è stato eletto segretario della Lega Nord nel 2013, si è ritrovato tra le mani un partito praticamente morto—al minimo storico del consenso, travolto dagli scandali, e ridicolizzato per le lauree in Albania del figlio di Umberto Bossi.

Per risollevarlo, Salvini si è buttato a corpo morto su populismo e nazionalismo, ha stretto alleanze con i fascisti, ha eletto la Russia di Putin a nuova Padania, e ha persino imbarcato i nemici di sempre (quelli che i suoi elettori chiamavano “terroni”). E ha funzionato: di elezione in elezione la Lega è cresciuta, e il 1 giugno del 2018 Salvini è entrato a far parte del governo insieme al Movimento 5 Stelle.

Com’è andata, be’, lo sappiamo. In pochi mesi ha chiuso i porti (almeno sui social), si è pappato Di Maio e soci, ha provato a chiedere “pieni poteri” e ha fallito. Solo che non è per nulla finito. Anzi, sgranocchia popcorn—e pizze ai quattro formaggi—rimanendo sempre in cima ai sondaggi.

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La calma e il coraggio della comandante Carola Rackete sono fotografati alla perfezione dalla famosa conversazione via radio tra lei e la guardia costiera italiana.

Nel giugno 2019, la sua nave ha passato due settimane in mezzo al Mediterraneo con a bordo 42 migranti che erano stati salvati da un barcone. Ma l’Italia e Matteo Salvini continuavano a vietare l’accesso ai suoi porti.

“Buon pomeriggio, signore,” si sente dire Rackete all’inizio della comunicazione. “Devo informarvi che sono costretta a entrare nelle acque italiane. Non posso più garantire la sicurezza di queste persone.” Quando gli ufficiali hanno minacciato il blocco navale, lei si è limitata a rispondere: “L’ora di arrivo è stimata tra circa due ore.”

La capitana Rackete, un’attivista umanitaria tedesca di 31 anni, ha dunque evitato l’abbordaggio di una barca della guardia di finanza e ha attraccato, salvando così le vite di 42 persone per poi essere arrestata.

Sebbene sia stata in seguito scarcerata, la sua azione ha fatto di lei il simbolo di un’Europa migliore: coraggiosa, accogliente e che se ne fotte di Matteo Salvini.

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Quando è stata rapita facendo l’autostop il 24 giugno 2019, la studentessa romena Alexandra Macesanu è ha telefonato per ben tre volte alla polizia.

“Per favore, fate presto, ho paura,” ha detto la 15enne agli operatori, aggiungendo di essere stata stuprata e dando i dettagli su dove era stata portata.

La polizia ci ha messo 19 ore per arrivare all’edificio in questione. A quel punto, non c’era più nulla da fare. Era la seconda vittima del 65enne Gheorghe Dinca, che poi ha confessato di aver ucciso un’altra adolescente nella città di Caracal.

Questa dimostrazione di pura incompetenza ha scatenato una protesta di massa. Il capo della polizia romena è stato licenziato insieme ad altri alti ufficiali, e il ministro dell’interno si è dimesso. Molti romeni sono ancora furiosi, perché è rimasta la forte convinzione che la polizia di quel paese sia semplicemente incapace.