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Come leghisti ed estrema destra hanno cercato di trasformare il mio quartiere nella nuova Gorino

Sono nato e cresciuto nel quartiere di Milano che ospita la caserma Montello, scelta per accogliere temporaneamente un gruppo di migranti e descritta nelle ultime ore come la possibile Gorino di Milano.

L'esterno della caserma Montello. Tutte le foto dell'autore

Sono nato e cresciuto a Milano, in piazza Prealpi—zona famosa soltanto per il radicamento della 'ndrangheta e per essere citata in "Italia 90" dei Club Dogo. Ci abito ancora e dal balcone di casa mia, in direzione del centro, lo sguardo si interrompe a poche centinaia di metri su una muraglia cadente dipinta di giallo e sormontata a tratti da filo spinato. Oltre questo muro si intravedono altre costruzioni con finestre rotte e tetti scoperchiati.

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È la caserma Montello, che finora nella mia vita ha rappresentato soltanto una lunghissima rottura di scatole da circumnavigare per dirigermi verso il centro. Insieme alla circonvallazione che le scorre vicino è un po' la linea di separazione tra la mia zona e quella di corso Sempione e, su scala più grande, tra periferia e centro. Una sorta di muro di Berlino in decadenza—i primi palazzi borghesi da una parte, e le case a gestione ALER dall'altra—che si stagliava in linea d'aria tra me e il pub più vicino allungando la strada di quasi un chilometro e che di tanto in tanto, quando ero al liceo, sputava fuori camionette dell'operazione "Strade sicure" che perquisivano me e i miei amici cercandoci il fumo.

Negli ultimi mesi, questo relitto dell'epoca della leva obbligatoria ha acquisito dal nulla una fama e una valenza politica a livello prima locale e poi nazionale. La caserma, infatti, è stata indicata dal Comune di Milano come struttura di accoglienza temporanea per i migranti ospitati dalla città—almeno fino alla fine del 2017, quando ospiterà una caserma di polizia. La scelta è caduta sulla caserma dopo che lo scorso giugno il sindaco Sala aveva proposto di creare un campo base per i profughi sul sito di Expo, ipotesi naufragata nelle settimane successive.

Già lo scorso agosto—soprattutto tra i palazzi borghesi sull'altra sponda della caserma—si è costituito il comitato "Giù le mani dalla Montello", che ha formato un presidio permanente per raccogliere firme e adesioni degli oppositori all'accoglienza dei profughi. Il comitato è diventato presto noto per annoverare tra i suoi fondatori alcuni neofascisti dichiarati—come l'avvocato Tullio Trapasso, dirigente del Fronte Nazionale—e per le vignette dall'umorismo hitleriano contro i profughi postate su Facebook da Daria Katarzyna Janik, presidente del comitato.

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Nelle ultime settimane, soprattutto dopo quanto successo a Gorino, l'opposizione si è intensificata. Su tutti, Salvini è colui che si è mostrato più intenzionato ad evitare l'arrivo dei migranti, e nel farlo ha persino invitato le forze dell'ordine a "disobbedire a ordini sbagliati." Anche a causa di questa agitazione, il trasferimento del primo centinaio di migranti è stato anticipato—a sorpresa—all'alba di questa mattina.

Il muro di cinta della caserma, in via Monte Generoso.

Facendomi un giro per piazza Firenze e le strade limitrofe nella zona della caserma, però, ho scoperto che in una forma più edulcorata questi sentimenti sono abbastanza condivisi dagli abitanti della zona, specie dai più anziani.

"Questa è una zona ben frequentata, ma adesso vedrà, con questa gente qui. Si metteranno lì sdraiati sulle panchine, cominceranno ad andare in giro, guardar per aria, chieder la carità…" mi ha detto Claudia, una signora sulla sessantina che ho incontrato mentre fotografava la caserma per "documentarne lo stato prima dell'arrivo dei migranti." Ha insistito per dirmi "una cosa che non viene detta da nessuno" ma che io credo di aver sentito ripetere in ogni discorso di ogni politico di destra quando tratta il tema dell'immigrazione: "Si parla sempre di diritti, ma mai di doveri. Questi arrivano e hanno tutti i diritti, ma se vogliono integrarsi devono adeguarsi alle nostre regole, non noi alle loro."

Sono più o meno gli stessi discorsi e le stesse lamentele che si sentono fare fuori dai bar della zona. "Ieri sono stato tampinato da una persona di colore che mi ha seguito in tutti e tre i negozi in cui sono entrato per chiedermi di dargli qualcosa," mi ha detto Federico, un altro signore più o meno della stessa età—prima di aggiungere che spera "che qui ci sia un sollevamento come a Gorino, perché è l'unico sistema per rispondere a questi abusi fatti dal nostro governo. È inammissibile che il nostro sia l'unico paese d'Europa a spingere per l'accoglienza."

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Opinioni come questa, oltre alle notizie non esattamente positive sullo stato dell'accoglienza a Milano, hanno portato per reazione anche a iniziative di solidarietà da parte di residenti schierati a favore dell'accoglienza. Solo due settimane fa c'era stata una fiaccolata di solidarietà nei confronti dei migranti, organizzata da Zona 8 Solidale—una rete di associazioni della zona costituitasi appositamente per questo scopo. Erano presenti esponenti di alcuni partiti, centri sociali e associazioni come ANPI e ARCI. Ci sono stato anch'io: tra i presenti ho riconosciuto molti miei amici e, con mia sorpresa, anche vari vicini di casa e persone che conosco di vista legate ad ambienti decisamente diversi da quelli che frequento, come quello dell'oratorio.

Volatini neofascisti e scritte antifasciste lungo la circonvallazione, a poca distanza dalla caserma.

Ne ho parlato con Marco Tansini, un ragazzo che abita proprio sopra la caserma Montello e che oggi è capogruppo PD al Consiglio di Zona 8. L'ho incontrato per conoscere il suo parere in qualità sia di abitante che di rappresentante istituzionale.

"Come abitante non vedo nessun problema, anche se sono più per l'accoglienza diffusa che per il concentramento di un così alto numero di persone in una sola struttura—lo dico nel loro interesse, non tanto perché sia preoccupato delle ricadute sulla vivibilità del quartiere," mi ha detto. Quanto al lato istituzionale, mi dice che in Consiglio di Zona sono state chieste garanzie: un presidio dei vigili che funga da sportello d'ascolto che interagisca con gli abitanti del quartiere, ad esempio, e l'apertura al pubblico del campo da calcio e del campo da basket della caserma per favorire l'integrazione dei profughi.

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Quando gli ho chiesto quale clima abbia percepito in quartiere, mi ha detto che non vede una contrarietà netta. "C'è una preoccupazione generale, che trovo anche legittima, ma i toni andrebbero smorzati," mi ha detto. "Questa comunque è una zona di borghesi, che magari storcono il naso a chi dice accogliamoli tutti, ma che se vedono in piazza i gruppi neofascisti si intimoriscono. Spesso parlano parlano ma poi nemmeno votano Lega, a volte non votano proprio." A suo dire, le opinioni forti che ho sentito esprimere dalle persone con cui ho parlato sono solo cose che si dicono "così, sull'onda del momento. Secondo me oltre a una buona dose d'ignoranza c'è proprio inconsapevolezza."

Un volantino di CasaPound contro i profughi alla Montello.

Quando parla di neofascisti, Marco si riferisce soprattutto a CasaPound—che in questi giorni ha sfilato nei dintorni della caserma insieme alla Lega Nord. Di questo ho parlato con A., una ragazza della zona che studia all'università e frequenta un centro sociale. "Personalmente sono molto incazzata, ieri mattina alle sei prima di andare a lezione mi sono fatta il giro di piazza Firenze per staccare tutti i volantini di CasaPound che c'erano, quelli con il conto alla rovescia prima dell'arrivo dei profughi."

A suo dire il quartiere è molto diviso, anche se all'ultima manifestazione di CasaPound la maggior parte dei presenti erano militanti arrivati da altri quartieri. C'erano comunque molte facce note della zona, "gente che sapevo già frequenta la Lega Nord, CasaPound, e Forza Nuova. Tante gente del quartiere è andata alla fiaccolata di solidarietà ma al convegno di Salvini ho sentito anche gente della zona che si lamentava. Una signora di qua mi ha detto che 'dovrebbero metterli nei container fuori dalle città, nelle baracche'."

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Secondo A., tra la gente del quartiere i contrari all'arrivo dei profughi sono una minoranza—seppure molto rumorosa—formata prevalentemente da anziani, proto-razzisti generici e militanti di estrema destra. Nonostante questo, si è detta preoccupata per quello che potrebbero fare domani per contrastare l'arrivo dei migranti. Evidentemente le barricate di Gorino hanno segnato un precedente.

Negli ultimi giorni, in quartiere hanno già cominciato a circolare volantini firmati da vari gruppi antidegrado e pro-sicurezza della zona che invitano a partecipare a un presidio "per dire no ai clandestini nella caserma Montello" nella sera precedente all'arrivo dei primi profughi. Proprio per evitare cose del genere, Zona 8 Solidale ha organizzato per domani un pranzo di accoglienza davanti all'ingresso della caserma.

In ogni caso, i rischi non restano particolarmente alti. Il clima in quartiere non è di certo paragonabile a quello di Gorino, o a quello che vorrebbero creare Lega Nord e CasaPound.

Nei prossimi giorni vedremo se ci saranno barricate, ma lo scenario più probabile sembra essere quello anticipatomi da Marco alla fine della nostra chiacchierata: "Secondo me questa è una situazione classica, che ritorna ciclicamente, vedi il caso della moschea al Palasharp. Si tratta di bolle che vengono gonfiate politicamente e mediaticamente e che per un po' si alimentano da sole, ma poi scoppiano e spariscono dal discorso pubblico. Secondo me qui sarà la stessa cosa. L'arrivo dei profughi non porterà disagio, e presto non se ne parlerà più. Anche chi ora si dichiara contro lo accetterà come dato di fatto, o vedrai che addirittura se ne dimenticherà."

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