DISTORTO è la rubrica in cui Giacomo Stefanini, che è un punk, tiene una rubrica sul punk. Gli abbiamo chiesto di parlare principalmente di quello italiano, però sappiamo già che non finirà così dato che ne sa tanto di tutti i tipi di punk.
Nell’era dello streaming, il costante flusso di informazioni (stream in inglese significa torrente, un paragone perfetto) ha eliminato anche l’ultimo livello di separazione tra underground e mainstream. In questo torrente, è impossibile inseguire una goccia d’acqua in particolare. La musica diventa sempre di più una cosa che ti succede attorno, l’illusione della scelta data dal fatto di cliccare su una cosa o inserire una chiave di ricerca, ma paradossalmente sempre più simile a una radio accesa in sottofondo.
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L’atto di entrare in possesso di un album o di una canzone, tenerla per sé, riascoltarla, capirla, e magari amarla, è sempre più raro e inutile.
L’atto di entrare in possesso di un album o di una canzone, tenerla per sé, riascoltarla, capirla, e magari amarla, è sempre più raro e inutile. La sensazione della novità e della scoperta è più potente e immediata rispetto alla sensazione della comprensione, del possesso, della connessione con un frammento di musica. Quindi, ti prego, consigliami qualcosa di nuovo da ascoltare. Ma ti ho consigliato qualcosa di nuovo ieri. Appunto, era nuovo ieri; ci sarà qualcosa che è nuovo oggi.
Per la musica di massa, a facilitare questo metodo sono le playlist dei servizi di streaming. Ma come si è adattato il mondo punk a questo tipo di fruizione? Di certo un demo registrato in cantina da una band di spostati non si materializza su Spotify. No, negli ultimi tempi la musica anti-commerciale viaggia su YouTube. E visto che se ogni artista caricasse indipendentemente le proprie uscite sulla piattaforma verrebbero tutte fagocitate dall’algoritmo, che naturalmente funziona a premio di maggioranza, cioè più un video viene visto più te lo fa vedere, l’ecosistema ha trovato un modo per girarci attorno.
Nell’epoca d’oro degli mp3, l’underground aveva colto l’occasione non per “piratare” la musica altrui, ma per diffondere gemme che altrimenti sarebbero rimaste seppellite nel sottosuolo di una zona sfigata del mondo.
Nell’epoca d’oro degli mp3, quando le nuove connessioni veloci a tariffa fissa ti permettevano di scaricare quanta musica volevi in tempi brevissimi, l’underground aveva colto l’occasione non per “piratare” la musica altrui (cioè, anche, ma non è questo il punto), ma per diffondere gemme che altrimenti sarebbero rimaste seppellite nel sottosuolo di una zona sfigata del mondo.
La proliferazione di blog specializzati permetteva a te, che da casa dei tuoi a San Benedetto Po in provincia di Mantova eri riuscito a recuperare tramite le raccomandazioni di qualcuno su un forum i dischi dei DEVO, di scoprire i loro molto più sconosciuti contemporanei electric eels. E poi di scoprire che in quella zona depressa degli Stati Uniti la scena punk non aveva mai smesso di essere viva e completamente aliena, e trovare i Thomas Jefferson Slave Apartments, i Darvocets, gli Homostupids.
Ora che però la terribile guerra alla pirateria, come ogni altra guerra, è finita senza scalfire minimamente il suo obiettivo dichiarato (in questo caso, chi fa soldi alle spalle dei musicisti senza restituire nulla, e ogni riferimento a Spotify e Amazon è puramente voluto), ma ha avuto successo nel rompere le uova nel paniere agli esseri umani che volevano semplicemente ampliare i propri orizzonti musicali e culturali, canali YouTube dall’aria anonima sono i nuovi blog.
Non si tratta esattamente di una novità, visto che il fenomeno di cui parlo è iniziato ormai da sei o sette anni, ma credo che adesso sia un buon momento per storicizzarlo. Si tratta di canali curati di solito da una persona sola, che caricano più o meno ogni giorno video con album completi, dai demo di band sconosciute pescati dai più profondi anfratti di Bandcamp alle nuove uscite delle etichette più calde del sottobosco punk del momento come La Vida Es Un Mus o Iron Lung.
La cosa interessante è proprio il ruolo di “influencer” che questi rappresentano all’interno della scena. Per molte band che si formano di questi tempi, vedere il proprio disco caricato su uno di questi canali è quasi un riconoscimento più importante rispetto a farlo uscire per un’etichetta riconosciuta e rispettata. A renderli una cosa così speciale è lo spirito assolutamente puro che sembra guidarli. Sembra una banalità, ma i video non sono monetizzabili, quindi che facciano tre o tre miliardi di views i curatori ci guadagnano sempre uguale (zero). Questo significa che, a differenza dei normali servizi di streaming, non stanno rubando nulla a nessuno (poi che a guadagnarci sia YouTube è un altro discorso).
Di seguito trovi una veloce panoramica sui miei canali preferiti, così la prossima volta che ti viene prurito alle orecchie perché vuoi sentire qualcosa di nuovo sai dove cercare. Ma ogni tanto prova l’esperimento di riascoltare qualcosa che ti era piaciuto un mese fa: scoprirai un approccio diverso alla musica. E non dimenticarti di supportare gli artisti direttamente.
ANTI
Anti è il padrino dei canali punk su YouTube. Nato intorno al 2014 con il nome di Jimmy e l’iconico avatar del cane fumetto, è stato il primo a dare visibilità internazionale alla più nascosta scena lo-fi-garage-post-punk di metà anni Dieci, e per molti è l’artefice del (relativo) successo di band come Coneheads, Liquids, CCTV e Lumpy and the Dumpers. Il suo stile è forse il più personale. I suoi upload si distinguono per una lunga recensione scritta nella descrizione con uno stile vivace e autoironico che spesso sfocia nel blog personale. Sul suo canale è facile trovare un tipo di punk rock veloce, a bassa fedeltà, con un’attitudine pop e garage, fatto molto spesso con drum machine da due soldi e synth suonati in modo naïf.
A un certo punto, attorno al 2016, nei forum dedicati si parlava addirittura del “Jimmy-core”, un genere musicale inventato un po’ a caso che avrebbe dovuto fare da ombrello alle band che sgomitavano per farsi fiutare dal cane fumetto e finire sul suo canale. Dopo essersi preso un periodo di pausa per concentrarsi sulla propria salute mentale, Jimmy è tornato con il nome di Anti e continua a caricare piccole pepite di pop/punk (non pop punk) da cantina.
Per iscriverti al canale di Anti, clicca qui.
HARAKIRI DIAT
È probabilmente il canale più seguito di tutti. I suoi caricamenti hanno uno stile minimalista e austero, la maggior parte delle volte senza testi o recensioni, che ben si sposa alla musica che seleziona: per lo più oscuro post-punk e synth-wave (ma con qualche incursione in territori punk hardcore). Le piccole star del genere Molchat Doma, una band bielorussa che ha di recente firmato per Sacred Bones, devono molto a Harakiri Diat, che ha fatto ascoltare il loro album Etazhi a oltre due milioni di persone. Gratis.
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ATOMVINTER
La particolarità di Atomvinter è di essere un tizio greco espatriato negli Stati Uniti. Questo gli fa avere un occhio di riguardo per il punk europeo. Fra i suoi upload si può trovare il meglio dell’hardcore, dell’Oi!, del post-punk e delle varie intersezioni tra questi generi declinati “all’italiana”, “alla francese”, “alla greca”, “all’ungherese”, e via contaminando.
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NO DEAL
Se siete adepti della borchia e dello spaccarsi le ossa nel pit, No Deal diventerà il vostro canale YouTube preferito. Un costante flusso di demo hardcore cessofonici provenienti da un mondo in cui il 1986 non è mai arrivato: 100% velocità e cattiveria, con pratiche e chiare recensioni ad accompagnare ogni video.
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TADPOLE RECORDS
Tadpole records esce un po’ dagli schemi classici di questi canali, perché gli upload di album completi rappresentano solo una parte della sua produzione. Il suo punto di forza, in realtà, sono i video live che faranno la gioia di qualunque nerd si mangi le mani per essersi perso i concerti di giganti del punk contemporaneo come Hank Wood and the Hammerheads, Good Throb o The Lowest Form. Ma tra i suoi caricamenti si trovano anche perle dall’underground hardcore inglese e americano, tra cui una selezione di chicche introvabili dalla scena dell’Ohio che è una delle mie preferite.
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NO PUNKS IN K-TOWN
Nonostante il nome richiami Copenhagen, il canale è francese e, come Atomvinter, è focalizzato sulle band europee. È perfetto per esplorare in particolare il mondo DIY francese, che è molto più esteso e variegato di quanto si sappia da questo lato delle Alpi. Ma tra i suoi video si trova di tutto, dall’hardcore straight edge all’emo, passando per il garage punk. Ci potete trovare Dispossessed dei Litovsk o Coups et Blessures dei Rixe, per dire, e poi potete scrivergli un bel “merci” grosso come una casa nei commenti.
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Giacomo è su Instagram.
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