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Musica

Recensione: BROCKHAMPTON - iridescence

Con il loro nuovo album iridescence i BROCKHAMPTON sfruttano la forza del collettivo per ridefinire i confini della parola "rap".

Già un annetto fa i nostri colleghi americani parlavano dei BROCKHAMPTON definendoli, in breve, una boy band che faceva della diversità il suo vessillo e produceva l'hip-hop più vitale del momento. Da allora a quella poco-più-che-una-decina di ragazzi sono successe tante cose: hanno fatto uscire un sacco di nuovi pezzi che li hanno resi sempre più famosi, hanno ottenuto un contratto multimilionario con la Sony, hanno cacciato dal gruppo un membro accusato di molestie e infine hanno scritto questo iridescence, che è il loro primo album per una major e il primo capitolo di una trilogia più ampia: The Best Years Of Our Lives, i migliori anni della nostra vita.

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Questi migliori anni, a metà dei venti, i BROCKHAMPTON sembrano viverli con il cuore in gola e lo sguardo infuocato. Il primo sta lì per la paura che i soldi e la fama rovinino ogni cosa ("Una casa enorme e un macchinone non ti servono a nulla quando muori solo"). Il secondo lo ha acceso la gioia creativa che è sempre stata alla base della band - perché chiamarla "boy band" è riduttivo, credo. Sono ragazzi, sì, ma più che mettere le loro bellissime voci su una traccia e imparare coreografie i nostri scrivono musica che spinge contro i confini della parola "rap" per allargarli e bucherellarli. iridescence è la loro opera più completa, un piccolo capolavoro della nostra era.

Partiamo dicendo che i BROCKHAMPTON non hanno inventato nulla. Il loro merito è stato quello di avere guardato al rap non come a un grande albero genealogico di artisti che hanno scritto rime su dei beat ma di averlo concepito come un tangram da riassemblare diversamente di canzone in canzone.

Kevin Abstract, leader carismatico del gruppo, è l'incarnazione del gruppo come forza di cambiamento culturale: dai suoi contributi, tra i più suadenti del disco, trapelano onestà e voglia di mostrarsi in tutte le proprie debolezze, che parli del suo ragazzo in "SOMETHING ABOUT HIM" o di quando aveva problemi ad avere un'erezione in "WEIGHT". Matt Champion e Dom McLennon sembrano un po' El-P e Killer Mike, due MC che si scambiano colpi come boxer su bassi distorti e ritmi veloci - come testimonia la spigolosa "VIVID", utile anche per identificare l'identità di bearface: il casinaro pazzo, una versione maschile e un po' meno esagerata di Yo-Landi dei Die Antwoord.

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E c'è poi Merlyn Wood, che sembra trasportato nell'America contemporanea dalla scena dancehall giamaicana trasferita in Regno Unito, vedi "WHERE THE CASH AT". Joba è invece la voce roca e spezzata del collettivo: il suo è un buttare-fuori senza filtri, tra versi e sbottate. "Non reggerei un giorno dentro alla mia testa / È per questo che ho preso le droghe che ho preso", dice in "J'OUVERT", tributo sonoro alla tradizione caraibica del producer Jabari Manwa. Nelle loro parole

Tutte queste identità sono tenute assieme da una rete musicale i cui nodi sono sparsi nel tempo e nello spazio. La dolce "SOMETHING ABOUT HIM" ha dentro qualcosa dei Bon Iver prodotti da BJ Burton e qualcos'altro della vocalità frammentata di Kid A dei Radiohead, che i ragazzi hanno dichiarato essere una delle più grandi ispirazioni dietro al progetto. "WEIGHT" sembra una composizione da camera ma, nel giro di poco, si trasforma in una contrapposizione di breakbeat da capannoni londinesi anni Novanta e accordi di pianoforte. Lo stesso senso di scontro-incontro tra ere avviene in "TAPE", guerriglia tra un beat astratto proveniente dal futuro e dolci tocchi di fiati che rimbombano dal passato.

Punto apicale di questa torre musicale e contenutistica è la doppietta "SAN MARCOS" / "TONYA". La prima comincia con una chitarrina pulita che grida emo rap per poi rivelare la sua vera identità, quella di una grande rock ballad anni Ottanta: una "November Rain" aggiornata per i nostri tempi, sferzata da voci modificate e pensieri suicidi da scacciare come mosche. La seconda è un momento di raccoglimento, l'abbraccio pre-partita di una squadra prima di una finale, la stesura di un testamento: c'è la paura di deludere, c'è dell'odio represso, c'è la voglia di fare bene e fare sempre meglio, c'è l'amore per il gruppo e la famiglia. E c'è una grande canzone, un lumicino di bellezza in questi anni. I migliori della nostra vita, anche se bui.

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iridescence è uscito il 21 settembre per Question Everything e RCA/Sony.

Ascolta iridescence su Spotify:

Tracklist:

1. NEW ORLEANS
2. THUG LIFE
3. BERLIN
4. SOMETHING ABOUT HIM
5. WHERE THE CASH AT
6. WEIGHT
7. DISTRICT
8. LOOPHOLE
9. TAPE
10. J'OUVERT
11. HONEY
12. VIVID
13. SAN MARCOS
14. TONYA
15. FABRIC Elia è su Instagram. Segui Noisey su Instagram e Facebook