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Le cavie d'Europa - Perché in Italia circolano le droghe più scadenti sul mercato

Abbiamo commentato l'ultimo rapporto sulla droga in Italia con chi da anni si occupa di servizi di analisi delle sostanze sul territorio, per capire come sono cambiati i consumi e perché siamo le cavie del mercato di stupefacenti europeo.

Collage di Marta Parszeniew

Poco tempo fa è stata pubblicata la relazione annuale al Parlamento del Dipartimento Nazionale Antidroga, che analizza i consumi di sostanze delle diverse fasce demografiche in Italia.

LAB57 invece è un’associazione di promozione sociale senza fini di lucro e realtà bolognese che da anni lavora occupandosi di riduzione dei rischi (anche in sinergia con le istituzioni locali e nazionali, quando queste non si comportano come dei bambini caratteriali particolarmente difficili da gestire) fornendo sul territorio un servizio gratuito per i consumatori di analisi delle sostanze tramite test legalmente acquistabili da qualunque maggiorenne, ma anche punti d’ascolto, di primo soccorso, di consulenza legale, allestimenti di zone chill out. Promuovono questi strumenti d’analisi nelle varie realtà notturne, dalla più discotecara a quella più underground e fanno anche dei workshop per imparare a usare questi strumenti. Chiaramente questo fa sì che abbiano un’idea piuttosto precisa di come siano orientati i consumi nel nostro bel paese catto-renziano.

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È per questo che abbiamo pensato di commentare i dati del rapporto annuale insieme a loro, cercando di capire come sia cambiato, negli anni, il modo in cui decidiamo di scartavetrarci alla sera (o al giorno).

VICE: In linea generale il rapporto dà come stabili i consumi delle droghe pesanti, in qualche caso con leggera tendenza alla contrizione. Per l’eroina, però, l’Italia risulta al quinto posto per consumi in Europa. Corrisponde a quello che vedete voi in strada?
Lab57: I consumi delle droghe “tradizionali” come cocaina ed eroina sono più o meno sempre stabili, l’unico effettivo aumento forte che si è visto sul mercato negli ultimi anni è quello della ketamina e dell’MDMA. Se nel caso dell’MD però, la grande disponibilità sul mercato fa sì che la qualità generale del prodotto alla vendita sia piuttosto alta (aka assenza o quasi di taglio), la ketamina negli ultimi tempi è una delle sostanze più contraffatte. Ce n’è pochissima qualificabile al 100 percento come tale in giro, molto più spesso si tratta di metoxetamina, dagli effetti più durevoli e difficili da gestire per chi abbia poca confidenza con la sostanza.

Sull’eroina invece c’è un problema grave. Qui a Bologna quest’anno si parla di 17 morti. Ovviamente confrontandoli ai morti che fa l’alcool ogni anno verrebbe da dire che la situazione non è così fuori controllo, ma sono comunque cifre da anni Ottanta. Chiaramente si tende anche a dare più risalto mediatico alle morti di eroina

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Nella vostra esperienza quali sono le sostanze che vengono maggiormente contraffatte?
Sono sicuramente la cocaina e l’eroina e la speed. E ketamina negli ultimi tempi, appunto.

Quali sono le sostanze più comunemente usate sul mercato italiano per tagliare?
Farmaci. Spesso nel caso dell’eroina psicofarmaci per riprodurre la sensazione di ottundimento, negli altri casi farmaci di tutti i tipi, non necessariamente per l’azione neurologica. Nel caso di sostanze come la speed in genere si sta sull’80 percento di taglio.

Secondo il rapporto invece i consumi di LSD e allucinogeni, dopo essere restati stabili per un bel periodo di tempo, sono di nuovo in leggero aumento.
Hanno le loro sacche di utenza molto solide. Alle feste psy trance in particolar modo, spesso si trovano anche in qualità decisamente alte. Per quanto riguarda l’LSD ci sono molte nuove sostanze “sostitutive” vendute su internet, ma a differenza dei classici acidi hanno rischi di overdose molto più alti, intossicazioni più lunghe. Rischi più importanti in generale.

È cambiato negli anni il tipo di consumatore con cui avete a che fare?
Più che cambiato si è ampliato. La facile reperibilità e la disponibilità di sostanze ha allargato il target. Il consumatore è anche più ignorante. Chi consuma spesso non ha la minima idea di cosa stia prendendo. Si è anche abbassata di molto l’età media e questo crea dei problemi del tutto nuovi.

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Vi è già capitato di avere a che fare con esperienze da sostanze acquistate su internet?
Abbiamo già avuto a che fare con quel tipo di consumo, anche se si tratta di una realtà molto residuale, che non scalfisce in nessun modo il mercato massivo. Anche perché nella maggior parte dei casi per comprare in maniera sicura su internet bisogna avere delle conoscenze minime del deep web e via dicendo; non tutti hanno quel tipo di cultura. In realtà l’unica sostanza presente sul mercato di strada in grado di fare concorrenza per qualità alla roba che prendi su internet è l’MDMA.

Quindi di base si può dire che la qualità sia tranquillamente comparabile a quella del mercato di strada.
Sono più che comparabili. Le sostanze che si comprano su internet spesso hanno un prezzo inferiore al mercato di strada e hanno anche indici di qualità e purezza neanche lontanamente paragonabili.

Il rischio semmai si presenta per le sostanze assolutamente nuove che vengono messe in vendita ogni giorno. In ogni caso paradossalmente al consumatore converrebbe comprare su Internet. In Italia soprattutto, viene venduto di tutto spacciandolo per qualsiasi cosa.

C’è più ignoranza da parte dei consumatori rispetto ad altrove?
Sapendo che qui non c’è alcun tipo d‘informazione o controllo sulle sostanze i consumatori sono trattati a livello delle cavie. In Francia, ad esempio, sono previsti servizi d’informazione simili al nostro su base capillare e questo in qualche modo ripulisce il mercato.

Finiamo per essere le cavie del mercato di stupefacenti europeo a causa di questo approccio repressivo. Tutta la roba di scarsa qualità che viene automaticamente scartata dal mercato altrove finisce da noi, proprio perché è noto quanto il mercato sia selvaggio. Sai, se si comincia a spargere la voce che è possibile far analizzare sul posto le sostanze magari chi vende qualcosa di tagliato si fa qualche problema in più, non fosse altro per paura delle mazzate. È un anticorpo naturale del mercato.

Cioè all’approccio totalmente repressivo è conseguito un mercato più selvaggio.
Non c’è molto dialogo fra le istituzioni, le unità di strada non parlano col Sert che non parla con le istituzioni carcerarie… È difficile creare una rete informativa a vantaggio del consumatore. Sono informazioni che non puoi dare se non lavori a stretto contatto con chi fa uso delle sostanze. Il fatto è che le morti legate agli stupefacenti non sono suicidi, sono accidentali. Nessuno si fa una pera per suicidarsi, ma molti ci rimangono perché incapaci di informarsi sull’effettivo livello di purezza della sostanza. Vale lo stesso discorso per chi fa uso di eccitanti. È sempre un discorso di ignoranza, magari non sanno che mischiando ketamina e oppiacei si rischia di morire per overdose da oppiacei, anche se magari separatamente te li gestisci bene.

Segui Laura su Twitter: @lautonini