Cultura

Interviste a persone partite per località turistiche all'estero durante la pandemia

Da Fuerteventura alla Lapponia svedese, abbiamo parlato con persone che nel 2021 sono state in vacanza o per lavoro in località turistiche estere.
viaggi all'estero covid
Valentina, Nicolò e Francesca. Tutte le foto per gentile concessione degli intervistati.

Il settore dei viaggi è stato certamente uno tra quelli più impattati dalla pandemia. Secondo uno studio dell'Osservatorio Confturismo-Confcommercio e Swg pubblicato a marzo, il 37 percento degli italiani intervistati dichiara che quest'anno farà meno vacanze che nel 2020. Tra i motivi principali ci sono "rassegnazione" e "realismo" rispetto alla situazione pandemica—ma è indubbio che anche le norme per il contenimento dei contagi abbiano influito sui piani di ognuno.

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Se infatti in questi mesi non è stato praticamente possibile spostarsi dalla propria città o regione e la maggior parte d’Italia era sostanzialmente ‘chiusa’, viaggiare verso numerosi paesi esteri è rimasto una possibilità, e c’è chi l’ha fatto.

Proprio per questo motivo, abbiamo intervistato alcune persone che di recente sono state in località turistiche estere—per svago, e in alcuni casi come parte della propria professione o condizione burocratica—per sondare più da vicino quello che molti definiscono “un paradosso”.

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Uno dei viaggi di Nicolò.

Nicolò Balini, @HumanSafari
29 anni, fondatore del tour operator SiVola.it e di Human Safari

Ora mi trovo a casa in provincia di Bergamo, in piena zona rossa; mi sono riabituato subito alle limitazioni del nostro paese, ma mi manca molto la situazione più rilassata dei luoghi che ho avuto la fortuna di visitare nelle scorse settimane. Sono stato a Fuerteventura in smart working e in Lapponia svedese per accompagnare uno dei viaggi di gruppo organizzati tramite il tour operator che ho aperto prima della pandemia, poi a Lubiana per un progetto. Tutti paesi che affrontano l’emergenza attuale in maniera diversa: alle Canarie si dovrebbe indossare la mascherina all’aperto, mentre in Svezia non è obbligatoria nemmeno al chiuso e non c’è il coprifuoco che invece in Slovenia è alle 21:00.

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L’opinione generale del mio pubblico nei confronti dei miei spostamenti è sempre stata molto positiva, tipo “grazie che ci fai viaggiare mentre siamo a casa,” o “parti tu che puoi e regalaci un po’ di spensieratezza.” Sul web, però, nessuno è immune alle critiche e ci sono persone che ritengono sbagliato viaggiare in questo periodo: un commento molto comune è sulla “mancanza di rispetto nei confronti di chi è a casa” oppure “schiaffo alla povertà.” Alcuni dicono che per colpa di chi viaggia la situazione non si risolverà mai, ma io—oltre a muovermi sempre nel rispetto della legalità—ritengo che il mio lavoro non sia più dannoso della gestione attuale della situazione. 

Nei prossimi mesi ho intenzione di continuare a viaggiare perché, oltre a essere il mio lavoro, con il quale vivo e pago le tasse in Italia, è anche e soprattutto la mia più grande passione. Sicuramente sarà più costoso, limitato e complicato rispetto a prima, ma l’abbiamo già messo in conto. Spero per quest’estate in una riapertura delle regioni e dei confini. Capisco la minaccia delle varianti, ma con tamponi e vaccini il mio settore può e deve ripartire, perché il turismo è una risorsa enorme per tutti.

Reda Lahli
25 anni, studente universitario e cameriere

Ho passato tutto gennaio e metà febbraio 2021 tra Caraibi e Stati Uniti [arrivando prima in Repubblica Dominicana e accedendo dopo 18 giorni agli USA], mentre qualche mese prima ero stato in Islanda. Mi sono spostato per due motivi, principalmente: il primo è che non riesco a stare nello stesso posto per più di due mesi; il secondo è legato all’impatto dei vari lockdown sulla mia salute mentale: so che questa non è contemplata dalle istituzioni, quindi ho preferito attuare politiche “egoistiche”. Ogni volta che l’università e il denaro me lo permettono, parto.

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Servono un po’ di accortezze in più, c’è stato qualche volo cancellato, ma quando giungi a destinazione vieni ripagato—anche per la possibilità di vedere davvero attrazioni turistiche che di solito sono prese d’assalto, come Times Square deserta.

Dopo aver comunicato i miei viaggi sui social ho notato che alcune persone hanno smesso di seguirmi o mi hanno bloccato. Altre, con le quali magari non avevo nemmeno tutta questa confidenza, mi hanno detto cose come “sei un irresponsabile,” “sei un coglione,” “tanto non te la godi davvero.” Però io la vedo così: l’estate scorsa, mentre mi facevo il culo tra lavoro e studio, non mi sono permesso di sindacare sulle persone che in massa si sono spostate in Sardegna o Puglia. Loro non si sono fatte scrupoli su di me, che ho girato un’Islanda deserta oppure ho soggiornato in una località remota nel nord della Repubblica Dominicana. 

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Valentina in uno dei suoi viaggi.

Valentina Borghi, @beborghi_valebor
47 anni, travel blogger e copywriter

A fine 2020, potendo lavorare da remoto, ho deciso di cercare una destinazione europea che avesse meno restrizioni e un clima più favorevole. Così ho scelto le Canarie, e in questo momento, in particolare, sono a Tenerife. Prima di allora ero stata solo a Fuerteventura, quindi ho pensato che potesse essere una buona occasione anche per visitare le altre isole e avere nuovi contenuti per il mio blog. Dopo poco si sono uniti altri amici e alla fine siamo partiti in cinque; l’idea era di stare uno/due mesi, ma vedendo come si evolveva la situazione in Italia, poi ho deciso di prolungare.

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Sin dall’inizio ho deciso di condividere sui social (Instagram e Facebook principalmente) i posti che vedevo. Alcuni si stupiscono che si possa andare alle Canarie, ma in generale la mia community ha accolto positivamente i miei contenuti, che per molti sono un motivo di evasione e di leggerezza in questi tempi bui.

Mi piacerebbe moltissimo ricominciare a viaggiare fuori dall’Europa, ma non mi sento pronta. Tutto può cambiare da un giorno all’altro (basti vedere quello che è successo in UK, Brasile e Sudafrica per le varianti) e avrei paura di rimanere di nuovo bloccata dall’altra parte del mondo. Mi è già successo esattamente un anno fa (quando è scattato il lockdown in Italia mi trovavo in Thailandia) e non vorrei ritrovarmi nella stessa situazione.

Purtroppo, credo che dovremo aspettare almeno due/tre anni prima di poter tornare ad una situazione simile (almeno per i viaggi) a quella pre-pandemia, quando si poteva pensare di comprare un biglietto last-minute…

Simeone*
19 anni, studente e pasticcere

In questo momento mi trovo a Milano, ma nell'ultimo anno ho viaggiato abbastanza. A giugno sono stato due settimane in vacanza in Sicilia, dopodiché a cavallo tra luglio e agosto ho passato un mese negli Stati Uniti, dove sono stato sia a New York che nel Maine. Sono tornato a New York a ottobre e a gennaio per periodi di circa una settimana. Sono andato così spesso negli Stati Uniti perché sono un Legal Permanent Resident con la Green Card, e mentre aspetto di finire la scuola cerco di passare più tempo possibile in USA per non rischiare di perderla. 

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In Sicilia, così come nel Maine, la vita sembrava procedere in maniera quasi normale; a New York, invece, essendo stata colpita in maniera decisamente maggiore dal virus, le differenze si notavano: i ristoranti, per esempio, erano aperti solo all'esterno, musei e cinema erano chiusi e anche la mascherina era molto più usata.

Sui social nessuno ha criticato il fatto che avessi deciso di viaggiare nonostante la pandemia; qualcuno di persona, invece, ha criticato la mia scelta, per esempio quando a luglio sono andato negli States. In Italia arrivavano notizie molto allarmanti sulla situazione pandemica di lì (si parlava di oltre 100.000 casi al giorno), ma alla fine, dati alla mano, spiegavo che nei posti in cui andavo la situazione era simile se non addirittura migliore di quella milanese.

Il mio approccio al viaggio è sicuramente cambiato rispetto al periodo pre-Covid, ma penso che sia possibile viaggiare in sicurezza con le dovute precauzioni—anche perché non mi sembra sia possibile uscire da questa situazione in tempi celeri.

Francesca Ruvolo - Wildflowermood 1.jpg

Francesca in uno dei suoi viaggi.

Francesca Ruvolo, @Wildflowermood
30 anni, content creator e marketing specialist

Mi sono trasferita alle Canarie a ottobre 2020, appena ho visto che la situazione coronavirus stava iniziando a peggiorare di nuovo in Italia. Lavoro online e mi sposto di paese in paese da più di sei anni, quindi per me non era niente di nuovo o rivoluzionario trasferirmi a Fuerteventura.

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I casi in quest'isola sono pochi e la situazione è rimasta sempre sotto controllo anche rispetto alle altre isole Canarie. Qui ci sono meno abitanti, non ci sono grandi città e gli spazi sono molto ampi.

La mia community è abituata a vedermi in giro, per cui non ho avuto quasi nessuna critica, anzi il contrario. I miei contenuti girano intorno alla natura, al rimanere positivi e a trovare la propria libertà ogni giorno, quindi spesso ricevo messaggi dove mi ringraziano di farli "respirare" grazie alle mie storie o staccare la testa con i miei video su YouTube. Qualche messaggio critico arriva, ogni tanto, ma capisco che la situazione per molte persone è diversa dalla mia, quindi rispetto anche quando non viene capito il mio intento.

Detto ciò, il mondo dei viaggi è cambiato inaspettatamente dall'inizio della pandemia. Secondo me ci sarà sempre di più una riscoperta del nostro bellissimo territorio e dei paesi più vicini: i viaggi saranno più lenti e più concentrati sulle esperienze uniche che si possono trovare in un singolo posto, rispetto al saltare da una destinazione all'altra.

Giulia*
30 anni, specialista in localizzazioni
 

Durante tutto il 2020 ho pensato di approfittare della condizione di smart working perenne per andare via da Milano. Non l’avevo mai fatto, ma l’inizio del nuovo anno mi ha dato la motivazione che serviva. Dopo un anno passato ad aspettare, a mettere tutto in sospeso, ho deciso di far succedere qualcosa, anche con il rischio che potesse saltare da un momento all’altro.

Così sono partita per Fuerteventura, dove sono stata per 17 giorni. È stato più semplice del previsto: ho controllato le informazioni sul sito della Farnesina, prenotato il volo e prenotato il tampone nelle 72 ore prima della partenza. Da ultimo, bisogna compilare un modulo online del governo spagnolo e ottenere il QR code che verrà poi scansionato all’arrivo.

Amici e famiglia mi hanno incoraggiata, erano sinceramente contenti per me. Basti pensare che inizialmente dovevamo essere solo in due a partire, nel giro di una settimana siamo diventate cinque. In DM su Instagram qualche insulto scherzoso l’ho ricevuto, sì, ma nulla di davvero serio (o almeno credo!). Ho ricevuto soprattutto tante domande: come hai fatto? Si può fare davvero? Com’è la situazione lì? (spoiler: un paradiso).

Fin quando i confini saranno aperti e gli spostamenti consentiti, penso proprio che lo rifarò. Certo il volo non è un momento piacevole—il ritrovarsi di nuovo tutti ammassati, senza distanziamento e con la solita lotteria dei gratta e vinci. Ma ne vale la pena. Credo che un modo di viaggiare consapevole e sicuro sia possibile, con tutte le precauzioni e i controlli del caso.

*I cognomi non sono stati usati per privacy. Segui Marvi su Instagram.