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Attualità

Per 12 anni dopo che è rimasta paralizzata non ho parlato con mia madre

In 'Rewind Forward', Justin Stoneham racconta sua madre prima e dopo il colpo che l'ha paralizzata parzialmente.
Still dal film per gentile concessione di Justin Stoneham.

Questo post è realizzato in collaborazione con La Guarimba Film Festival, festival di cortometraggi indipendenti che si svolgerà ad Amantea, in Calabria, dal 7 all'11 agosto.

Esiste un'idea di dolore che mi terrorizza: non ha a che fare con il male fisico né con la morte, è piuttosto simile a un peso immobile, una cosa che non puoi cambiare. Ogni tanto ci vivo dentro, come tutti, ma un rifiuto infantile mi prende quando lo vedo al cinema o lo leggo nei libri: salto le pagine per andare a vedere che a un certo punto si faccia un passo in qualche direzione, ci sia un sollievo. Per questo motivo ho aspettato l'ultimo giorno prima della scadenza del WeTransfer per vedere Rewind Forward.

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Rewind Forward è un corto-documentario in cui il regista svizzero Justin Stoneham va alla scoperta di chi era sua madre prima che rimanesse parzialmente paralizzata e incapace di parlare a causa di un colpo avvenuto un pomeriggio sotto i suoi occhi di quattrenne. Per 12 anni, in seguito, Justin si rifiuta di andarla a trovare (quando da adolescente incontra i nonni che spingono la carrozzina della madre in città, Justin fa finta di nulla e prosegue la sua pedalata. "Non ti ho detto nulla perché capivo quello che provavi," gli dice il nonno nel film). Poi un giorno, dopo la scuola di cinema e dopo la morte anche del padre, trova dei "filmini" che proprio il padre girava alla famiglia, e da lì si innesca il racconto.

Alla fine Rewind Forward l'ho guardato fino in fondo, e dovreste farlo anche voi, visto che nel mentre il film è stato selezionato tra gli Staff Picks di Vimeo. Ho scambiato due parole con Justin su sua madre, sul film e su quello che gli è costato girarlo. Nota: Justin non ama aggiungere elementi biografici alla storia che racconta nel film, tutto quello che ha da dire a riguardo è nei 28 minuti che seguono.

VICE: Ho letto che questo film, all'inizio, doveva essere un omaggio a tuo padre. Poi però è diventato il racconto di tua madre prima e dopo il colpo. Come è successo?
Justin Stoneham: Ho trovato le videocassette che aveva registrato mio padre. Mi sono sentito molto stoico, perfino eroico ad avere il coraggio di guardarle. Così ho iniziato a pensare al documentario come a un modo di continuare a riflettere su mio padre, di parlare della mia relazione con lui. Ma poi mi sono reso conto che erano stronzate, che non era quella la mia storia. La parte interessante era e rimane mia madre, l'unica persona che potessi ancora interrogare sul passato. Così il film si è incentrato sulla relazione tra me e lei, e mio padre è diventato un personaggio secondario, anche se è comunque molto importante.

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Ecco, tuo padre è molto importante anche perché le memorie di tua madre durante la tua infanzia passano attraverso il suo sguardo e l'obiettivo della sua cinepresa. Si può dire che hai continuato dove lui si era fermato?
Sì, diciamo che tutti gli spezzoni e la documentazione che ha girato mio padre erano una specie di finestra nel passato, quindi erano fondanti per me sia come persona sia come regista. Ma non era il passato il mio obiettivo.

Qual era il tuo obiettivo? Per lungo tempo, racconti nel film, sei scappato dalla realtà della tua famiglia: il film ha cambiato le cose?
Sai, sono tutte state coincidenze. Avevo appena finito la scuola di cinema e io e la mia ragazza stavamo cercando una casa poco costosa. Ne abbiamo trovato una che costava pochissimo—peccato che stesse esattamente di fronte alla casa in cui sono cresciuto. Dovevo decidere se tornare lì dove tutto era cominciato. Ho deciso di fare una specie di giocata d'azzardo: ho fatto domanda per la casa e pensato, 'Ok, se mi danno il via libera lo prenderò come un segnale che devo scrivere il film.' Me l'hanno dato. Da quel momento in poi è come se tutte le cose fossero andate al loro posto, ho fatto un concorso per una sceneggiatura e ho vinto—così ho potuto finanziare il film.

Come se fossi 'destinato' a farlo?
Esatto, era quasi troppo bello per essere vero, in un certo senso. Ma per tornare alla tua domanda di prima, c'era una situazione che dovevo 'concludere'. Avevo abbandonato mia madre per 12 anni e avevo sempre trovato una scusa per non andarla a trovare. Una volta che avevo anche un lavoro stabile, sapevo che era il momento di cambiare le cose. Il fatto che fosse un progetto, che fosse un film, mi impediva di scappare.

Ci sono voluti due anni a scrivere, girare ed editare il film. Ma questo processo non è stato 'curativo' nel senso classico perché non c'è nessun lieto fine nella storia, non siamo diventati migliori amici né nulla. Semplicemente ho scoperto chi era e ancora oggi è quella persona. E penso che questo mi abbia aiutato a lasciare andare quel dolore infantile, il bambino ferito in me.

Con Rewind Forward hai vinto molti premi. Sono curiosa di sapere se sai le motivazioni che hanno portato ai premi, o hai avuto modo di parlare con il pubblico del tuo film?
Sono stato molto fortunato: la gente che vedeva il film ha cominciato a volermi parlare di cosa ne pensava, di come l'aveva percepito. E non parlavano mai di me, ma sempre di loro e della loro storia e dei loro rapporti con la madre, il padre, i fratelli e anche gli amici. E quella per me è stata la prova che il film funzionava. Non era solo un racconto personale, ma un film che funziona per un pubblico.

Quando un film è così personale, spesso spinge le persone che lo guardano ad aprirsi a loro volta.
È vero. Le reazioni, a essere onesto, sono state ben più di quanto mi aspettassi, non pensavo che avrei avuto quell'impatto: credevo che tutti avrebbero pensato che era la mia storia, che gliene importava a loro? E invece ha avuto un impatto pazzesco. Ora che è tra gli Staff Picks di Vimeo mi arrivano mail da persone che non conosco che mi raccontano la loro storia. È surreale, ma è bellissimo.

Rewind Forward sarà proiettato nel corso del Guarimba Film Festival di Amantea, in Calabria. Il festival si terrà tra il 7 e l'11 agosto, ed è dedicato a cortometraggi fiction, documentari, sperimentali e di animazione, nonché videoclip musicali. Trovi tutte le informazioni sul festival qui.