Cibo

Perché su Munchies non vi inviteremo mai a fare Detox

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“Voglio fare il detox” dovrebbe essere definito per quello che è: voglio cercare di perdere più peso nel minor tempo possibile.

Qualche giorno fa mi è arrivata la lettera che Save The Children invia ogni anno, insieme al calendario dell’associazione, ai propri sostenitori.

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Ecco come cominciava:


“Cara Giorgia,

una tazza di tè a colazione, una tazza di tè a pranzo e una a cena. No, non è l’ultimo rimedio per riprendere la linea dopo gli eccessi di Natale, è l’unica cosa che Atabo ha mangiato per mesi. Tutto quello che ha potuto offrire ai due gemelli che scalciavano nella sua pancia… ”



Pensavo di avere visto tutti i modi, più o meno subdoli, in cui la narrazione del “Detox di Gennaio” ha pervaso le nostre coscienze e il nostro modus vivendi del periodo post-festività. E invece.

[Questo non cambia minimamente il fatto che fare una donazione regolare a Save The Children sia un gesto grande e bello]


Ogni inizio anno aziende, influencer pagati dalle aziende e giornalisti che disprezzano gli influencer ma che amano ricevere prodotti gratis dalle aziende, provano a convincerci che il nostro corpo ha bisogno di supporti esterni per fare qualcosa che fegato, pancreas, reni sono perfettamente capaci di fare soli . Le Kardashian siglano un nuovo contratto milionario con un produttore di tè detox e si filmano mentre fingono di bere un beverone che ha il solo effetto di far passare ore sul water. Qualche supposto healthy-fitness-blogger ci rivela che il succo di cetriolo è un efficacissimo ritrovato per depurarci dai bagordi natalizi.

Repetita iuvant: il detox non esiste. È una fregnaccia pubblicitaria. Non lo dico io, lo dice la comunità medica. Allora perché continuiamo a parlarne, a fingere che l’ananas bruci i grassi, a cacciare delle supposte “tossine” vagolanti nel nostro corpo? “Voglio fare il detox” dovrebbe essere definito per quello che è: voglio cercare di perdere più peso nel minor tempo possibile.

Riflettete un attimo su quale può essere l’effetto su un’adolescente, che vede queste ragazze, che corrispondono più di lei all’ideale di magrezza, incitare alla depurazione e al digiuno pesante senza avere la minima nozione medico-scientifica

L’altro giorno ero in una fase compulsiva di consumo delle Stories di Instagram. Sono capitata su quella di una ragazza che stava raccontando garrula del “detox” seguito insieme a un’altra amica: una dieta il cui ammontare calorico giornaliero era, credo, non più di 500 calorie. Due ragazze giovani che, da ogni punto di vista e secondo qualunque tabella del peso corporeo ideale (ah, sono fregnacce pure quelle, comunque), sono definibili come magre. Grazie a loro ho scoperto che Instagram abbonda di gif sull’essere skinny, ma sentirsi comunque brutte, sul countdown per il detox. Mi è sembrato significativo mostrarveli sopra una foto della carbonara mangiata due sere fa.

Fermatevi un momento a riflettere su quale può essere l’effetto su un’adolescente che vede queste ragazze, che magari corrispondono più di lei all’ideale di magrezza, incitare alla depurazione e al digiuno pesante senza avere la minima nozione medico-scientifica. L’avete immaginato? Proseguiamo mentre vi spiego meglio la mia posizione.

Non c’è qualcosa di inerentemente sbagliato nel proposito del voler perdere peso in sé o nel voler seguire uno stile di vita più sano

Io sono una di quelle persone che stilano sempre i buoni propositi di inizio anno. Sono irretita dall’idea della “versione migliore di me stessa” e leggo sempre le frasi sulla bustina della tisana Yogi Tea ( “Don’t be afraid to fail. Be afraid not to try!”). Quest’anno il mio buono proposito è stato cominciare a fare sport in maniera più sistematica. Mi sono iscritta a Bikram Yoga e ad oggi ho frequentato 7 lezioni. Alcune delle persone che conosco stanno seguendo il dry january, il gennaio senza alcol, o il veganuary, il gennaio vegano. Non c’è qualcosa di inerentemente sbagliato nel proposito del voler perdere peso in sé o nel voler seguire uno stile di vita più sano. I danni di un forte sovrappeso, o di abitudini di vita sregolate (alla mia professoressa delle medie: sapevo che un giorno avrei parlato come te), li conosciamo tutti.

Questo splendido post di Jacopo Cossater, ad esempio, rivela qualcosa che noi appassionati di cibarie e libagioni sappiamo, o dovremmo sapere, perfettamente: l’alcol fa male. Niente favoletta del “un bicchiere di rosso fluidica il sangue”. Ma questo non vuol dire che berlo ci rende brutte persone. Il Barley Wine con cioccolatino sul divano, dopo una cena di verdure al forno e polpette vegetali, non è il momento che rovina una giornata di alimentazione sana: è il momento che nutre la mia anima, mentre il resto ha nutrito il mio corpo.

Se a Natale avete mangiato una teglia di lasagne al giorno, bevuto tutto il Fragolino della riserva dello zio, fatto colazione con il panettone spalmato di burro e intinto nel mascarpone, capisco che possiate avvertire la necessità impellente di mangiare meglio, fare sport e in generale alzarvi dal divano senza l’aiuto di Citrosodina e una carrucola.

Negli ultimi anni si è creato un fortissimo movimento body positive e anti-diet culture e che mi ha immensamente aiutato a sbarazzarmi degli ultimi, pervicaci residui della mia anoressia. Ma, come viene bene riassunto in questo post, l’altra faccia della medaglia del movimento è che ora qualsiasi cambio di stile di vita vagamente definibile come “sano” venga stigmatizzato: hai dei problemi! Fatti curare! Ogni foglia di insalata demonizzata, ogni carbonara applaudita. E se si potesse davvero desiderare di perdere peso, condurre uno stile di vita diverso, ma farlo per ragioni che non siano la fatphobia, l’adeguarsi a standard socio-culturali plaudenti la magrezza come unico canone di bellezza, fanatismi ortoressici?

Il digiuno rituale alternato a periodi di abbuffate fa tradizionalmente parte di tutte e tre le principali religioni monoteistiche. Digiuni dalla valenza ascetica, ma anche evidenze di un legame più stretto con i cicli produttivi della terra: cicli completamente dimenticati al giorno d’oggi, quando possiamo avere tutto il cibo che vogliamo, o non averlo per niente, a nostro piacimento. Dobbiamo imparare da soli a entrare in contatto con il nostro corpo, ascoltarne i bisogni, capirli, nutrirlo, rispettarlo. Riparare una relazione con il cibo compromessa. Insomma, tutte cose facili. Ma sicuramente un obbiettivo più realistico da imporsi a gennaio.

Quindi no, non vi inciteremo mai a fare detox su Munchies. L’unica cosa da cui dovremmo disintossicarci sono decenni di condizionamento da parte della società ad adeguarci a canoni estetici raggiungibili solo, per ragioni eminentemente genetiche, da una minuscola percentuale della popolazione. Nel caso vogliate cominciare a farlo, questo dottore (con una laurea in Medicina vera, non un master in Nutrizione Olistica Ayuverdica Yogica e un contratto con un’azienda produttrice di aceto di sidro di mele) dispensa ottimi consigli e ha lanciato un’interessante “sfida” in risposta ai detox di gennaio.

Avete passato queste feste con la testa dentro un pandoro? Ne siamo felici. Speriamo che abbiate mangiato, bevuto, passato del tempo con gli amici, con la famiglia, non contato le calorie. I pandori sono una figata, le insalate anche. Provate queste e sappiateci dire.

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