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esperimenti

Ho provato il rimedio omeopatico contro le 'tendenze lesbiche'

Un rimedio. Omeopatico. Indicato per la cura delle tendenze lesbiche. Era tutto così assurdo da richiedere un test.
Foto di Vincenzo Ligresti.

Quando a gennaio, dopo tre faringiti nell'arco di pochi mesi, il medico mi ha prescritto (nuove) medicine da aggiungere alla lista e (nuovi) esami del sangue, ho fatto spazio sulla "mensola del bagno dedicata ai farmaci" e versato qualche lacrima alla vista dello scontrino della farmacia, ma nessuna sorpresa.

Avere una malattia cronica—nulla di mortale, comunque una bella seccatura—significa avere a che fare costantemente con i farmaci: quelli che sistemano il problema, quelli che mettono una pezza ai danni causati dai primi, e quelli che prendi quando il problema ti ha ridotto uno schifo e allora devi iniziare tutto da capo. Essere dipendente dai farmaci non mi ha mai portata a nessuna grande riflessione su quanto la vita sia labile e fragile eccetera eccetera, ma in compenso ho sviluppato un'immensa fiducia nelle medicine: problema → medicina → stare di nuovo bene. Funziona sempre e funziona benissimo, viva le medicine.

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Una cosa che invece non è una malattia e non mi ha mai causato nessun problema è il lesbismo. Non mi fa tossire sangue, non mi ha ancora mandato al pronto soccorso per essersi scontrato con i componenti del detersivo per i pavimenti e non vedo uno specialista carissimo una volta all'anno per capire quanto sto peggiorando. Anzi: ci sono un sacco di effetti positivi, non ultimo quello per cui non ti devi mai preoccupare della contraccezione o trovare la tavoletta del bagno alzata o qualsiasi altro luogo comune aleggi sulle relazioni con uomo. 100% lesbian would recommend.

Sono lesbica da molto tempo prima di scoprire di avere una malattia cronica, e per il momento l'unico problema fisico conclamato è la gastrite che mi viene ogni volta che leggo certe dichiarazioni imbecilli. Per il resto tutto bene a casa grazie, davvero uno spasso.

Eppure, nonostante siamo nel 2017, l'uomo è andato sulla Luna e di recente abbiamo trovato ben sette nuovi esopianeti e quindi insomma, abbiamo raggiunto un certo grado di progresso e ragionevolezza nel campo della scienza e della tecnica, là fuori è pieno di gente—un fulgido esempio su tutti—convinta che l'omosessualità sia una malattia e che come tale possa essere curata.

Normalmente queste "terapie riparative" assolutamente prive di ogni validità scientifica prevedono seminari comportamentali, riti, digiuni, preghiere e campi di rieducazione per riuscire a liberare l'eterosessualità potenziale dell'omosessuale di turno, rendendolo così finalmente completo e normale.

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Le gocce contenenti Ovaria. Foto di Vincenzo Ligresti.

A questi "rimedi" di dubbio gusto e dubbi risultati, da qualche settimana si aggiunge il rimedio che per eccellenza è tutto dubbio e niente risultati: l'omeopatia. Come segnalato da Butac, sul sito di una farmacia autorizzato dal Ministero della Sanità è infatti in vendita un "rimedio omeopatico per dare sostegno, stimolo e regolazione delle funzioni endocrine femminili" che conta tra i suoi componenti l'Ovaria, indicata per il trattamento di "frigidità femminile, tendenze lesbiche, oligo e azzoospermia, congestioni." [Dopo le segnalazioni in massa e gli appelli rivolti a Beatrice Lorenzin molti siti che vendono il prodotto hanno rimosso il riferimento alle "tendenze lesbiche," ancora visibile nella cache di alcune pagine].

I riferimenti completi, pre-rimozione, nella descrizione delle compresse.

Visto il mio lungo rapporto con le medicine, e visto che fra asma, omosessualità e perdite di memoria sembra proprio che Dr. Reckeweg R 20 sia in grado di spazzare via tutti i miei problemi, ho deciso di ordinarlo e testarlo su me stessa per capire se potevo diventare eterosessuale. O anche solo un filo meno asmatica.

GIORNO UNO: MARTEDÌ

In foto, la scettica reazione della mia ragazza all'arrivo del Dr. Reckeweg R 20 in ufficio.

"Il farmaco" arriva senza foglietto illustrativo (in compenso nel pacchetto c'è un utile campioncino di crema mani), ma la confezione mi informa che devo assumere tante gocce quante me ne sono state prescritte. Da brava appassionata delle autodiagnosi su internet stabilisco di essere un "caso grave" e mi concedo la dose massima, 10 gocce quattro volte al dì. Ricordami di prendere le medicine non è un problema nonostante i miei deficit di memoria: durante la settimana non salterò nemmeno una dose.

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Martedì, oltre a essere il primo giorno della cura, è anche il primo giorno in cui torno in palestra dopo mesi. La palestra è un posto perfetto dove testare l'omosessualità che scivola via perché è piena di uomini poco vestiti intenti a sudare, e quanto pare questo è qualcosa che ora dovrebbe interessarmi. Mentre raggiungo la lezione di yoga cerco di fare caso a tutti gli uomini che incontro sulla mia via, che sì sono poco vestiti e sì stanno sudando e nella maggior parte dei casi anche grugnendo, ma non sono per niente interessanti quanto è interessante il fisico della mia insegnante di yoga o il fatto che sotto casa abbia riaperto un bar che era stato inghiottito dal nulla o che io sia in grado di fare un'ora di yoga senza invocare ripetutamente la morte.

L'unico uomo in sala è piazzato dietro di me e tutto quello che riesco a notare è che sulla pianta dei piedi ha delle vesciche scoppiate da poco.

Responso: decisamente ancora gay.

GIORNO DUE: MERCOLEDÌ

In foto, conversazioni con un'amica non gay molto divertita dalla situazione.

Per mettere alla prova la mia omosessualità ho deciso di uscire ogni sera, dato che restando a casa c'è un solo modo di verificare quanto la situazione sia ancora perfettamente gay e non è un modo narrabile.

Quindi, dopo aver diligentemente preso tutte le mie dosi di R 20 esco dall'ufficio alla volta di un bar dove la mia occupazione principale sarà bere birra e guardare tutti gli uomini presenti sfiancando il mio amico Simone a suon di "Quello è bono? E lui? Ma esattamente, cosa dovrebbe piacermi in un uomo?"

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Guardo anche tutti gli uomini che incontro lungo la via, sulla metro, in strada, e tutti quelli che sono in coda al bancomat per prelevare. Non ho mai guardato così tanti uomini come quando ero bambina e cercavo Wally. Guardo così tanti uomini che alla fine devo rimettermi gli occhiali perché mi fanno male gli occhi dal troppo fissare. Sfortunatamente il posto dove sono andata a bere trabocca di ragazze, ancora meglio di ragazze lesbiche.

Responso: gli uomini non hanno le tette quindi sono ancora gay.

GIORNO TRE: GIOVEDÌ

L'autrice e la sua dose giornaliera di omeopatia.

Dopo tre giorni di costante e amorevole cura gli effetti positivi del rimedio non si sono ancora presentati: continuo a dimenticarmi le cose (oggi: soldi, tessera del supermercato e forchetta per il pranzo), ho sempre il Ventolin in borsa e straordinariamente ancora nessuna sfumatura di eterosessualità ha iniziato ad albeggiare in me.

Ma questa settimana a Milano è la settimana della moda e ciò—oltre a grosse quantità di traffico in ogni zona possibile della città—significa feste. Feste in cui spero di vedere dei modelli o della gente semi-famosa, che come tutti sanno è almeno del 50 percento più attraente della "gente normale." Di conseguenza, se c'è un momento in cui potrò effettivamente guarire, non può che essere un posto dove sono tutti belli belli in modo assurdo e assolutamente non interessati a me.

Convinco la mia ragazza e un amico a seguirmi e passo buona parte della serata bloccata nelle gargantuesche code che solo un open bar può generare. In uno di quei momenti di attesa, la mia ragazza approfitta per ricordami che se mai il rimedio dovesse funzionare non avrò comunque indietro i soldi che abbiamo versato come anticipo per le varie faccende legate alla nostra imminente unione civile. Anzi, sarà il caso che paghi i danni di una relazione che va a rotoli dopo dieci anni causa eterosessualità improvvisa.

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Ce ne torniamo a casa sulla macchina che abbiamo comprato assieme e che non penso di essere pronta a lasciare.

Responso: decisamente ancora gay e convinta di non voler mai più bere Negroni.

GIORNO QUATTRO: VENERDÌ

In foto, opinioni diverse su cosa sia o meno un uomo attraente.

Venerdì è successa una cosa che non mi era mai capitata prima: non so se sia merito della "medicina", della palestra o del fatto che ho molto sonno causa festa, ma riesco a entrare in una stanza senza annunciare la mia presenza tossendo o sbattendo da qualche parte o sentendomi in imbarazzo, e voglio pensare che questa sia proprio la grazia che muove le ragazze eterosessuali e la grazia che potrò fare mia se solo se smetterò di essere gay. Continuo a prendere R 20 con rinnovata fiducia e cerco online foto di uomini belli per cui provare dei sentimenti.

Il banco di prova di oggi è una festa di/per/con/su lesbiche che se tutto va come R 20 promette dovrebbe essere interessante quanto una dichiarazione dei redditi.

Verso le tre sto canticchiando a tempo di musica "you wanna see cunt you wanna see pussy" con in faccia del rossetto non mio e quindi mi sa che anche oggi abbiamo proprio fallito.

Responso: gay, credo di aver perso 10 euro e per certi versi la versione voguebeat di "Formation" è meglio dell'originale.

GIORNO CINQUE: SABATO

A corto di uomini da fissare torno in palestra, così che se non posso rendere questa settimana "la settimana in cui smetto di essere lesbica grazie all'omeopatia" potrò almeno chiamarla "la settimana in cui vado in palestra abbastanza volte da giustificare l'abbonamento."

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Gli uomini del sabato mattina sembrano proprio gli stessi del martedì sera, forse solo un po' meno sudati, sempre molto presi dai loro grugniti e dai loro pesi. Niente. Nessuna emozione, nessun fremito, nessuna vampata. Torno a casa mesta e gay, scopro che nel palazzo abitano ben due shiba inu e non solo uno come tutti pensavamo.

La sera di sabato è una cena composta al 99 percento da lesbiche, seguita dallo spostamento in un locale anche qui al 99 percento composto da persone non eterosessuali. Tuttavia, nemmeno fissare uomini gay sta cambiando qualcosa. Nel frattempo il liquido nella boccetta dell'R 20 sembra allo stesso livello di quando l'ho aperta, come se si rigenerasse ogni notte per segnalarmi con omeopatica discrezione che non otterrò mai l'effetto annunciato.

Responso: ancora gay.

CONCLUSIONE

R 20 non è diverso da tutti gli altri rimedi omeopatici che ho testato nel corso della mia vita: non sa di nulla, non ha nessun colore, e non serve a nulla. Ha un sapore vagamente alcolico e rispetto a certe altre boccette molto new age che mi sono passate fra le mani questa ha il grande pregio di sembrare una cosa seria, una cosa che dovrebbe essere fatta di estratto ovarico—il che probabilmente mi farebbe schifo, se solo fosse vero, ma di fatto potrebbe essere Coca-cola molto diluita fino a diventare praticamente trasparente e non ci sarebbe nessuna differenza.

Alla fine della settimana sono esattamente lesbica come quando avevo iniziato. L'unica differenza tangibile sta nelle mie mani, estremamente più morbide grazie alla crema mani inviata come omaggio dalla farmacia.

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