Una cosa del mondo della musica che mi fa impazzire dalle risate è quando una rock- o popstar di respiro internazionale, gente con i dischi di platino appesi alle orecchie, rifiuta di firmare un contratto con una major e si pubblica un album da sola, riempendosi la bocca di parole quali “indipendente” e “autentico” eccetera. Cari milionari, ognuno di noi ha confini che non può oltrepassare: io non pretendo che la mia Fiat 600 bruci la vostra Maserati al semaforo, quindi voi lasciate perdere l’integrità anti-establishment.
Chi invece ha tutto il diritto di chiamarsi Festival delle Etichette Indipendenti è ONLYFUCKINGLABELS (tutto attaccato), giunto quest’anno alla sesta edizione dopo aver ospitato nella sua Macerata la crème de la crème della scena alternativa europea. Per chi ha una particolare predilezione per le sonorità psichedeliche occulte, ma anche un certo debole per il noise rock e il post-post-punk, quella di questo sabato 13 maggio sarà una notte di fuoco al CSA Sisma di Macerata.
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La line up del festival comprende alcuni dei nomi preferiti da Noisey, come Metro Crowd, Stromboli, Hartal!, Rainbow Island e altri stregoni psichedelici, ipnotisti ambient, agitatori elettronici. Gli artisti saranno tutti accompagnati dalla loro etichetta indipendente di riferimento, parliamo di nomi come Maple Death, NO=FI, Boring Machines, ArteTetra, DiNotte, V4V e molte altre: il posto sarà pieno di dischi, merchandise e personaggi fuori dal comune.
Per dimostrare il nostro supporto e dare un’altra occasione ai nostri lettori di scoprire alcune figate nascoste, abbiamo selezionato un album in streaming per dieci tra le etichette ospitate dal festival. Ascolta qua sotto e ricorda di comprare dischi e supportare l’underground della tua città.
ONLYFUCKINGLABELS si svolgerà sabato 13 maggio al CSA Sisma di Macerata. Segui l’evento su Facebook e dillo agli amici.
V4V: Lantern, Diavoleria (2014)
Diciamocelo: è facile, avendo i Raein e i La Quiete in casa, fare musica che richiama palesemente quello che fanno loro. Soprattutto se vieni dal centro Italia, com’è il caso dei Lantern. Diavoleria, però, aveva quel qualcosa in più che lo rendeva, ai miei occhi, un gioiellino – forse il modo in cui suonava, più definito e tagliente di quanto mi sarei aspettato, forse le concessioni sotterranee alla melodia di pezzi come “Il segreto della ragazze” contrapposti alle chitarrine pulite in brani come “Antonio,” o l’immaginario cinematografico dietro al progetto. Resta che sono tre anni che i Lantern non fanno niente, ed è un po’ un peccato, perché di imitatori di modelli ce ne sono tanti in giro. E loro non lo erano. Compra/Ascolta
Non Piangere Dischi: Electric Kuru, Zugunruhe (2016)
Era una limpida notte di metà agosto quando ho visto gli Electric Kuru suonare dal vivo in mezzo a un bosco, vicino a casa loro, in Trentino. Nel mio ricordo, piuttosto alterato a dire il vero, erano una banda di demoni usciti direttamente dalle profondità della montagna, in grado di passare da drone vibranti a orgiastiche esplosioni free tra percussioni e fiati travolgenti. Quella notte fu un vero rituale psichedelico, e il loro album Zugunruhe, per quanto non possa certo riprodurne il caleidoscopio, riesce comunque a trasportare l’ascoltatore ben oltre queste quattro mura. Compra/Ascolta
Maple Death Records: Stromboli, Volume Uno (2017)
Maple Death non ha bisogno di presentazioni per i lettori di Noisey. Volume Uno di Stromboli (aka Nico Pasquini, già Buzz Aldrin, His Clancyness e altro) è uno dei suoi dischi meglio accolti dalla critica in tutto il mondo: una discesa al centro della terra a ritmo di industrial-noise analogico devastante, con pochissimi appigli ritmici e melodici, capace di oscurare il sole con la sua suggestiva aura negativa che riporta alla mente, più che Bologna nel 2017, New York nel 1974 o la Berlino del muro. Compra/Ascolta
Fratto9: Paolo Spaccamonti & Paul Beauchamp, Torturatori (2017)
Uno viene dalla Basilicata e l’altro dalle Americhe, entrambi suonano le cose elettroacustiche e si divertono a riempirle di ghiribizzi rumoristici, fischi, casini e lenti droni in crescendo. Si sono trovati nella stessa saletta, a Torino, e hanno registrato una session. Ne sono usciti due pezzi di un quarto d’ora, didascalicamente chiamati “White Side” e “Black Side;” due pezzi che tengono fede al loro nome, dato che esplorano vibrazioni rispettivamente positive e negative, maggiori e minori, scorrevoli e tese. Compra/Ascolta
ArteTetra: Artisti Vari, Jungle Judgin’ (2017)
ArteTetra è decisamente una delle etichette più avventurose e strampalate che abbiamo nel nostro paese. Abbiamo già parlato dei loro album di field recording registrati in mezzo a un lago in Cina, e anche delle folli esplorazioni sonore dei loro progetti di casa Babau e Tetuan. Abbiamo anche già parlato di Holypalms e del suo folle EP Jungle Judge. Mai avremmo creduto che quelli di ArteTetra sarebbero potuti andare addirittura oltre quel pastiche assurdista di ritmiche da discoteca nordafricana, raga indiani ed elettronica da discarica, facendo remixare quegli stessi pezzi a un’altra serie di matti come Cairo Liberation Front, HDADD, Kink Gong e svariati altri artisti, dando vita a un rave organizzato nella fitta giungla di Saturno. Compra/Ascolta
Boring Machines: Divus, S/T (2017)
Boring Machines è una delle poche grandi certezze in Italia. Riesce sempre a tirare fuori dal cilindro il disco che non ti aspetti. In questo caso parliamo di una collaborazione tra il mago della techno Luciano Lamanna e il sassofonista degli Zu Luca T. Mai, che non assomiglia a nulla di quello che i due hanno fatto in passato. Si tratta infatti di quattro canzoni lente, scure, striscianti, in cui un’elettronica minimale divisa tra profondissimi drone e glitch nervosi crea uno scenario nerissimo in cui si muove il sax baritono di Mai impegnato a dipingere figure sinistre che sembrano tramare nell’ombra. La perfetta colonna sonora di uno spy movie ambientato nel vuoto cosmico. Compra/Ascolta
NO=FI: Rainbow Island, Crystal Smerluvio Riddims (2017)
Diciamolo subito: questa è una collaborazione con Flying Kids Records, che ha le sue belle mine da ascoltare anche se non parteciperà a OFL. Ma Crystal Smerluvio Riddims ci piace così tanto che non solo vi avevamo fatto sentire un suo pezzo in anteprima, ma ve lo riconsigliamo pure qua. Perché in realtà, se non ve ne eravate accorti, gli Animal Collective dei primordi non hanno mai smesso di esistere. Sono solo entrati in un wormhole che li ha portati a Roma e fatti entrare nei panni di ‘sti pazzi spippolatori a cui piacciono le cose warpate, umide, storte e iperreali. Compra/Ascolta
Communion: Artisti Vari, Interdimensional Folklore vol. 1 (2016)
Milano è una città terribile per un hippie. La gente per le strade è sempre nervosa, si parla solo di soldi e in giro si incontra una quantità di cravatte davvero irritante. Quindi non si può che ammirare i prodi fondatori di Communion, prima entità organizzatrice di eventi poi etichetta dedita alle sonorità più fritte, bruciate, stonate, allucinate, anti-spaziotemporali, stratosferiche, extraterrene, lisergiche, sbandate, sciamaniche, ipnotiche, teletrasportaneuroni e strizzapineale rintracciabili sullo stivale. Abbondanti esempi contenuti nella compilation di cui sopra. Compra/Ascolta
Svbterrean Tapes: Adamennon, Lilium (2017)
Di questa etichetta non sappiamo assolutamente nulla, se non quello che c’è scritto sul Bandcamp, ovvero che ha base a Verona e che pubblica cassette. Ma del resto a cosa servono mille dati quando ci sono dischi come questo Lilium di Adamennon, geniale recluso musicista e produttore che è anche l’anello che lega la scena della psichedelia occulta italiana con quella metal—qualità che emerge chiaramente da questo album, in cui atmosfere da horror italiano anni Settanta incorniciano pezzi di puro piombo fuso per una serie di composizione dall’irresistibile fascino romantico ma anche un po’ funereo. Compra/Ascolta
DiNotte: Hartal!, S/T (2014)
Vi piacciono i deserti? A me un sacco, soprattutto perché da ragazzino scoprii il concetto di “Desert Sessions” assieme a quello di “Kyuss.” Poi scoprii anche quello di “Meat Puppets” e di “dischi registrati nel deserto dell’Arizona sotto l’effetto di droghe“. Alla fine sono venuto a scoprire gli Hartal!, che non fanno musica che c’entra con i concetti di cui sopra ma qualcosa di più psichedelicone e lentone, e probabilmente nel deserto non ci sono mai stati, come mai ci son stato io. Però ogni volta che voglio immaginarmi a morir di sete e cercare di evitare le crepe nella terra secca mentre cammino verso una morte certa, li ascolto e mi sento felice che in Italia abbiamo un gruppo capace di creare roba simile. Compra/Ascolta