Prigioni controllate da bande, con celle senza finestre, colme di muffa, feci e urina, in cui decine di uomini sono costretti a lottare per un angolo di pavimento su cui dormire.
È questa la vita nelle carceri dello stato brasiliano di Pernambuco, le cui condizioni sono un “disastro dei diritti umani,” secondo un rapporto pubblicato martedì da Human Rights Watch (HRW) che ha visitato quattro prigioni e ha intervistato i detenuti, i loro familiari e i funzionari della sicurezza.
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“Il Pernambuco ha dei problemi specifici ma, allo stesso tempo, è un riflesso del sistema carcerario brasiliano nel suo complesso,” ha spiegato a VICE News César Muñoz di HRW.
Il rapporto evidenzia il problema del sovraffollamento, particolarmente pronunciato nel Pernambuco rispetto agli altri 27 stati brasiliani. La regione ha spazio per 10.500 detenuti ma, stando ai dati ufficiali, ad agosto il numero dei carcerati era già tre volte più alto: basta pensare al caso della prigione di Igarassu, che ospitava 3.788 detenuti stipati in celle originariamente progettate per contenerne 507. O a quello del Complesso Curado, che avrebbe spazio per 1.800 carcerati ma ne ospita circa 7.000.
Il sovraffollamento è un problema che riguarda tutto il Brasile, il paese con la quarta popolazione carceraria più grande del mondo dopo Stati Uniti, Cina e Russia. Il numero di detenuti brasiliani è cresciuto del 161 per cento dal 2000 al 2014, arrivando a contare – a giugno dello scorso anno – circa 607.000 carcerati, costretti a vivere in strutture progettate per ospitarne 376.000. Stando a quanto dichiarato dall’ordine degli avvocati brasiliani, quest’anno la popolazione carceraria è addirittura salita a 680.000 persone.
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Il rapporto di Human Rights Watch lega il sovraffollamento nelle prigioni di Pernambuco al dominio nelle carceri di bande criminali come le famigerate PCC e Bonde dos 40. Alcune strutture sono praticamente nella mani delle gang, che controllano il traffico di droga, commettono furti, e sono in grado di organizzare e ordinare omicidi all’esterno del carcere direttamente dalle loro celle.
Le prigioni visitate da HRW non erano presidiate in modo appropriato dalle guardie ufficiali che, stando al rapporto, avevano ampiamente rinunciato ad imporre l’ordine, e facevano invece affidamento sui cosiddetti chaveiros—i detenuti più imponenti, spesso condannati per omicidio. Il rapporto ha riscontrato che spesso i funzionari accettano delle mazzette per affidare il ruolo a una particolare persona.
“Secondo le nostre indagini, abbiamo appurato come le autorità carcerarie selezionino alcuni detenuti per mantenere il controllo di un padiglione, consegnandogli letteralmente e chiavi. Non ci sono guardie nelle prigioni,” ha spiegato Muñoz: “È il feudo dei chaveiros.”
Stando al rapporto, il chaveiro diventa il tramite per l’acquisto di un posto per dormire in un carcere sovraffollato, controllando anche l’ingresso e l’uscita delle droghe dalla prigione.
La sporcizia e il sovraffollamento hanno contribuito a rendere l’incidenza della tubercolosi tra i detenuti del Pernambuco 100 volte più alta rispetto al resto della popolazione carceraria, così come per il contagio dell’HIV, che è 42 volte più alto che nel mondo esterno. Secondo il rapporto, le violenze sessuali – inclusi gli episodi di stupri di gruppo – sono raramente denunciati e investigati.
Lo studio ha constatato che una delle cause del sovraffollamento estremo delle carceri di Pernambuco è stato il programma Pacto Pela Vida, o Patto per la Vita, lanciato dal governo locale nel 2007. La riforma ha migliorato il coordinamento tra le diverse forze di polizia e concede delle ricompense ai poliziotti che compiono più arresti.
HRW ritiene che il programma abbia gonfiato la popolazione carceraria dello stato, cresciuta del 68 per cento dal 2007. Nel frattempo l’ampliamento delle strutture è proseguito tre volte più lentamente.
A livello nazionale, il rapporto attribuisce la colpa del sovraffollamento all’alto numero di detenuti in attesa di essere processati. Il 41 per cento dei prigionieri in Brasile non ha ricevuto una condanna, mentre a Pernambuco sono il 59 per cento. Molti detenuti non sono nemmeno accusati di aver commesso crimini violenti.
Molti sforzi sono stati compiuti per eliminare la detenzione prima del processo, e portare invece i detenuti davanti al giudice per valutare la reale necessità dell’incarcerazione, ma secondo HRW – malgrado i progressi – si sta procedendo molto lentamente.
Un progetto pilota lanciato nelle capitali degli stati brasiliani ha ridotto il numero di sospetti arrestati e mandati in prigione dal 90 al 40 per cento a São Luís, nello stato di Maranhão. La capitale del Pernambuco, Recife, è stata una delle ultime capitali a prendere parte al progetto.
Il Ministero della Giustizia brasiliano ha replicato al rapporto di HRW diffondendo un comunicato martedì in cui ammette che “c’è bisogno di miglioramenti nel Pernambuco.”
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La dichiarazione evidenzia l’impegno del governo per promuovere l’uso della detenzione prima del processo solo come “misura estrema.” Ha anche affrontato il problema del controllo criminale delle prigioni, assicurando che “sono stati presi provvedimenti per ridurre la subordinazione dei prigionieri da parte alcuni detenuti.”
Tuttavia, la situazione rischia di peggiorare ancora. Il Brasile sta pensando di ridurre l’età minima per la responsabilità penale dai 18 ai 16 anni per alcuni crimini tra cui omicidi e stupri. Secondo un sondaggio svolto a giugno dall’istituto statistico Datafolha, la misura è sostenuta dall’83 per cento della popolazione.
La riforma è già stata approvata dalla Camera dei Deputati brasiliana, ma sta incontrando opposizione al Senato e nel governo del presidente Dilma Rousseff. Quest’anno il ministro della giustizia José Cardozo ha avvertito che la misura potrebbe mandare in carcere fino a 40.000 minorenni ogni anno.
Il sovraffollamento è già ampiamente considerato la causa delle violente rivolte che scuotono spesso le prigioni brasiliane.
La scorsa settimana i detenuti del carcere di Guarapuava, nel sud dello stato di Paraná, hanno preso possesso della prigione chiedeno di essere trasferiti in un’altra struttura.
L’anno scorso, in una prigione dello stesso stato, due ostaggi sono morti dopo essere stati gettati dal tetto del carcere, e altri due sono stati decapitati e le loro teste usate per torturare altri ostaggi.
Durante una rivolta del 2013 nello stato di Maranhão, invece, sono stati uccisi 59 detenuti.
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