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Recensione: cupcakKe – Ephorize

Dato che copiare non va bene, devo per forza cominciare questa recensione citando un pezzo di Ann-Derrick Gaillot uscito su The Outline che inquadra perfettamente quella che secondo me è la potenza di Ephorize, questo nuovo album di cupcakKe, che è una ragazza del ’97 di Chicago, Illinois, e rappa più o meno dalla fine del 2012.

Nel rap, la schiettezza sessuale viene raramente associata con la genuinità emotiva. I motivi hanno meno a che fare con il contenuto dei testi e più con gli stereotipi prevalenti su come un essere umano dovrebbe comportarsi e ciò che dovrebbe provare in ambito sessuale.

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E questo è molto vero. In musica, e quindi anche nel rap, si può parlare di sesso con sfumature diverse—dalle notti sudate di un Caneda o di un Ghemon fino al “sei così zozza che ti scopo e metto due goldoni” di un Guè. Considerando questi come estremi di uno spettro, o casi limite, nel primo il rapporto carnale si configura anche come via d’ingresso all’introspezione e alla narrazione romantica, mentre nel secondo il sesso è usato solo come enorme bacino di significato da usare per riempire secchi di punchline che gasano. Ecco: cupcakKe è una rapper che riesce a unire alla perfezione entrambi gli approcci. E tra l’altro è una ragazza, e quindi lo fa appropriandosi della sua sessualità in una maniera gioiosa, in barba a qualsiasi preconcetto medievalista-puritano. Permettetemi di dimostrarlo traducendo l’inizio di “Duck Duck Goose”:

“Pensavo di essere venuta ma ho pisciato sul cazzo / Centimetri di peli pubici, si avvolgono attorno al cazzo / La mia figa è come un albero, foglie su ‘sta merda / Bang bang con ‘sta figa, col cazzo sono tipo Chief Keef / Mi arrampico sul cazzo, ho bisogno di una scala di dieci metri / Amo il C, è la mia lettera preferita / Le mie foto nuda sul tuo cel, ti fottono i dati / Le mie torte sono diventate più grasse da quando uso la sborra per la pastella”.

CupcakKe, continuando a citare il pezzo della Gaillot, “continua la tradizione di MC femminili capaci di affermare la propria sessualità come Lil Kim, Foxy Brown, e Nicki Minaj”, sebbene “la sua gloriosa confusione” non potrà mai adattarsi al mainstream”, almeno nella sua forma attuale. E anche questo rischia di essere vero, sebbene il livello di attenzione che si è creato attorno a questo Ephorize possa indicare un cambio di rotta dell’industria: forse tra un po’ non sarà solo The Weeknd a poter dire “Strusciati sulla mia faccia finché non sgoccioli” con il culo su un contratto milionario, ma ci sarà anche qualche ragazza che potrà cantare delle lingue che la leccano e dei cazzi che cavalca.

A questo approccio, però, cupcakKe unisce anche una spiccata capacità di guardarsi dentro e raccontare la sua esperienza di vita in maniera vibrante. “2 Minutes”, il pezzo che apre Ephorize, non è né sonoramente né tematicamente vicino ai momenti più grevi del disco—ma ha come costante l’esplosività della voce narrante di cupcakKe, che snocciola pillole di saggezza miste ad un’autobiografia tutta dalle-stalle-alle-stelle (“Vi ricordo di pensare al bene che vi è capitato / Perché c’è gente che non arriva a colazione“), senza però sacrificare il grezzume che definisce il suo vocabolario (“Tieniti duro e tieniti forte / Quando la vita si fa più buia di un turno di notte / E la strada si fa piena di buche come una figa rasata“). Ephorize si qualifica quindi come un album esplosivo, sostenuto dalla forza di un’autrice implacabile nella sua ricerca di acume testuale e libertà sessuale.

Ephorize è uscito il 5 gennaio.

Ascolta Ephorize su Spotify: