Squillo-watching a Miami

“DC” è il direttore di una rete televisiva pubblica di Miami nonchè fotografo amatoriale: dal 2007 ha cominciato a ritrarre le prostitute che girano intorno al suo ufficio. Quasi tutte le sue foto sono fatte con un teleobiettivo dalla finestra del suo ufficio o dalla sua macchina, e nonostante questo, più che ricordare delle foto di sorveglianza della polizia, sembrano degli shooting organizzati, quasi delle pagine di un lookbook, un lookbook parecchio spinto.

Non so se “spiare” queste prostitute sia una buona cosa o meno, dato che probabilmente avranno una vita per niente facile, e vivono anche in una delle città più orrende d’America, ma da quando ho scoperto il tumblr di DC, dove queste foto sono mixate a delle foto segnaletiche di persone arrestate nella stessa area, non riesco a non guardarlo, è un po’ come un incidente stradale. Provare per credere.

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Abbiamo chiamato DC per saperne un po’ di più su questo progetto.

Perché hai cominciato a fare foto alle lucciole?
DC: Io lavoro a Downtown Miami, ed è qui che bazzica la maggior parte delle prostitute. Per più di 20 anni le ho viste ogni singolo giorno, finché una volta mi sono fatto prestare la macchina da un amico e ho cominciato a fotografarle.

Ma da quanto tempo hai questa sorta di “bisogno” di spiarle?
Non considero le mie foto il frutto di “spionaggio”. Tutti i soggetti fotografati sono ritratti in spazi pubblici, e quindi non possono avere nessuna pretesa di privacy. Lo faccio perché la gente possa vedere cosa significhi vivere una vita dura. Penso che le mie foto possano dare un’idea. Io stesso vivo una vita piuttosto tranquilla, con una splendida moglie e una bella casetta in periferia–non potrei immaginarmi le tribolazioni e le difficoltà che devono affrontare i senzatetto, che magari hanno anche problemi con alcol e droga. Immagina come possa essere non sapere quando sarà il tuo prossimo pasto, o la tua prossima dose.

Hai mai parlato con le donne o i drogati che ritrai nelle tue foto?
La gente del quartiere non interagisce praticamente in nessun modo con la gente che li ci lavora e basta.

Ti sei mai sentito in colpa a fotografare questi tipi senza provare a entrare in contatto con loro ed eventualmente ad aiutarli?
Ci sono almeno tre diverse agenzie nel quartiere che si occupano di questo. Il fatto che la stessa gente riesca a resistere nel quartiere per più di tre anni e venga ripetutamente arrestata per prostituzione e droga ti fa capire quanto è difficile lasciare la strada. Io e mia moglie facciamo spesso donazioni a diverse di queste agenzie, ma a parte quello cosa posso fare?

Qual è stata la scena più truce a cui hai mai assistito?
Un giorno ho visto il “ragazzo” di una donna che la pestava a sangue dietro a un angolo.

Molte delle ragazze nelle tue foto si fanno di crack ed eroina nel nel mezzo della strada. Come reagiscono a queste scene i proprietari dei palazzi e la gente che ci lavora?
Non ho mai assistito ad arresti personalmente, ma la polizia è piuttosto attiva in quest’area.

Tu cerchi anche le foto segnaletiche delle ragazze che fotografi nei siti dei riformatori della zona. Quando hai cominciato quest’attività?
Ho visto un sito di un altro fotografo con queste foto segnaletiche, e mi sono chiesto quanto ci sarebbe voluto a trovare le foto dei soggetti che avevo ritratto. La prima volta ci ho messo cinque minuti. La cosa triste è che continuo a vedere la stessa gente tornare negli stessi posti. Sembra che non ci sia via d’uscita da questo ciclo di crimine, arresto, rilascio e, di nuovo, crimine.

Che genere di reazione ricevi per le tue foto?
La maggior parte della gente si meraviglia che tutte queste attività avvengano alla luce del sole. Altri mi dicono che trovano questo genere di foto “perverso”. Io vorrei che la gente vedesse queste foto e si sentisse graziata per come le loro vite siano più sicure, felici e in generale migliori di quelle di tanta altra gente. Ma non posso preoccuparmi più di tanto di quello che pensa la gente. Mi piace fare le foto e apprezzo il lavoro di altri fotografi, ma alla fine per me questo è e rimane un hobby. Non nego che se qualcuno considerasse le mie foto una forma d’arte, mi farebbe molto piacere.

INTERVISTA DI CLARISSE E PAULINE MERIGEOT-MAGNENAT