Attualità

Stanno sgomberando l'XM24, e Bologna sta morendo un altro po'

Da stamattina decine di agenti e una ruspa (questa volta del Partito Democratico) hanno iniziato le operazioni per sfrattare lo storico centro sociale della città.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
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Un momento dello sgombero del centro sociale XM24 a Bologna, il 6 agosto 2019. Foto di Michele Lapini.

Raccontare la politica a Bologna in questi ultimi anni ha significato soprattutto una cosa: mettere in fila uno stillicidio di sgomberi. Occupazioni abitative, spazi autogestiti, circoli LGBTQ+, persino aule studio—non si è salvato quasi nulla.

L’ultimo episodio è iniziato alle cinque e mezza di questa mattina, quando una ventina di blindati e decine di agenti in tenuta antisommossa si sono presentati in via Fioravanti 24 (nel quartiere popolare della Bolognina, dietro alla stazione dei treni) per sgomberare il centro sociale XM24.

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“Un centinaio di attivisti erano dentro,” mi racconta il fotografo Michele Lapini, che sta seguendo tutte le operazioni, “una ventina sono saliti sul tetto, e si trovano ancora lì a resistere. Fuori c’è invece un presidio di centinaia di persone.” Lo sgombero disposto dall’amministrazione targata Partito Democratico, mi fa notare Michele, è iniziato proprio con una ruspa; cioè con il simbolo della Lega di Matteo Salvini.

Per chi non conoscesse XM24, si tratta di uno spazio “liberamente autogestito dalla comunità”—secondo la definizione del Dipartimento dei lavori pubblici di Bologna—radicato sul territorio da ben 17 anni.

Nato nel 2002 all’ex Mercato Ortofrutticolo grazie ad una concessione firmata dall’allora sindaco di destra Giorgio Guazzaloca, col tempo è diventato un punto di riferimento per migliaia e migliaia di persone sia dentro che fuori il quartiere. Al suo interno si sono sempre svolte tantissime attività sociali e culturali: tra cui, giusto per citare qualche esempio, il mercato contadino Campi Aperti, una scuola di italiano per migranti, la Ciclofficina Popolare Ampioraggio, l’HacklabBo, concerti e molto altro ancora.

La convenzione con la prima giunta di Virginio Merola è firmata nel 2013, per poi scadere nel 2016 senza essere rinnovata. Dal 2006, tuttavia, la zona in cui si trova l'XM24 è investita da un imponente “piano di trasformazione urbana” (sinonimo di gentrificazione selvaggia) che però si inceppa a causa della crisi economica ed edilizia.

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Il comune non ha comunque l'intenzione di abbandonare tale progetto, e quindi intima di lasciare l’edificio entro il 2017. Parte così una lunga e difficoltosa trattativa, in cui il comune mescola continuamente le carte: prima parla di una caserma dei carabinieri, poi di una “Casa della letteratura,” e infine di dieci appartamenti di “cohousing per giovani coppie.” Il tutto senza mai offrire valide alternative agli attivisti.

Il dialogo fallisce definitivamente tra maggio e giugno di quest’anno, e l’ipotesi di uno sgombero coatto si fa sempre più concreta; ormai non è più una questione di se, ma di quando. Di tutta risposta XM24 organizza una partecipata manifestazione che si tiene a Bologna il 29 giugno del 2019, e un mese dopo cancella i murales (tutelati dalla Soprintendenza) dalle proprie facciate dicendo di non voler consegnare al comune “un monumento svuotato dal suo contenuto politico e di lotta.”

Si arriva dunque alla giornata odierna. Secondo quanto riportano le cronache la ditta di traslochi chiamata dal Comune sta svuotando lo stabile, mentre nel primo pomeriggio è partito un tavolo di confronto tra gli attivisti, il direttore generale del comune Valerio Montalto e l’assessore alla cultura Matteo Lepore.

Nel frattempo, anche per la concomitanza con l’approvazione del decreto sicurezza bis, la vicenda ha subito assunto una rilevanza nazionale. Il ministro dell’interno Matteo Salvini non ha esitato un attimo a esultare, affermando sui social che “la musica è cambiata: ordine, legalità e democratiche RUSPE!”

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All’interno del Partito Democratico, invece, si è scatenato il solito psicodramma. Il deputato Matteo Orfini ha scritto su Twitter che le “ruspe” e i “blindati” non possono essere la soluzione: “si interrompa questo show e riprenda il dialogo.” Il sindaco Virginio Merola ha provato a smarcarsi dalla propaganda leghista con un post su Facebook in cui invita Salvini a “lasciare perdere le ruspe di Bologna” e a mandarle nello stabile di CasaPound. “Qui a Bologna sappiamo benissimo cosa fare per garantire legalità e rispetto,” chiosa, “lo facciamo con gli strumenti della buona amministrazione.”

Al di là delle parole di Merola, che in sostanza rivendica di essere più efficiente della Lega in materia di sgomberi, di questa vicenda restano due lasciti. Il primo è che il PD ne esce malissimo, dimostrandosi perfettamente allineato a livello locale al partito contro cui si oppone a livello nazionale (anche se non è una grande novità, in fondo).

Il secondo è che Bologna, in questa guerra infinita contro la sua storia e la sua anima, ha perso un altro pezzo di città reale. E parliamo di un pezzo davvero importante, perché l’XM24 era uno dei pochi luoghi rimasti a Bologna che resisteva alla feroce speculazione immobiliare che sta rendendo la vita impossibile a fasce sempre più ampie di abitanti—su tutti studenti, giovani e poveri.

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