Música

Una serata in giro per Manchester con Andy Stott e i Demdike Stare

Una volta, l’influenza di tempo e luogo sulla musica era facile da rintracciare, ma Internet ha dissolto questo tipo di collegamenti. Che cosa significa la location di un’etichetta o di un musicista in un’epoca in cui John Frusciante trasmette i suoi dischi dallo spazio?

Aphex Twin ha diffuso la notizia di Syro tramite dirigibile per poi nascondere l’album nelle profondità del deep web. I luoghi lontani non sono più abbastanza lontani. Ero nella remota località di Broken Hill quando gli U2 hanno inseminato gli iPhone di tutto il mondo con Songs Of Innocence. Lì, un abitante si sfogò: “Ero lì che mi facevo una cazzo di doccia e all’improvviso parte quello stronzo di Bono!”

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È una domanda particolarmente rilevante se riferita a Manchester, una città ormai stanca di essere associata musicalmente—perlomeno dai forestieri—a Northern Soul, Factory Records, Madchester e al britpop di Stone Roses e Oasis. 

Quei movimenti furono profondamente importanti, ma ora sono conclusi. Il club Hacienda ora ospita 161 “appartamenti di lusso” con parcheggio sotterraneo e concierge a tempo pieno. La band locale Cabbage ha fotografato perfettamente questo sentimento con la fulminante canzone “Tell Me Lies About Manchester“. “I once saw The Sex Pistols at the Lesser Free Trade Hall / I don’t think much of the Gallagher’s songs, I could have wrote them all / I’ve had a pint with every person who’s ever played in The Fall / So tell me lies about Manchester” (“Una volta ho visto i Sex Pistols alla Less Free Trade Hall / Non mi piacciono molto le canzoni dei Gallagher, avrei potuto scriverle io / Ho bevuto una birra con ogni persona che ha mai suonato nei Fall / Quindi raccontami balle su Manchester”). 

L’etichetta inglese Modern Love tiene un profilo basso. I suoi artisti—che comprendono Andy Stott, Deepchord, Demdike Stare e Vatican Shadow (l’alter ego di Dominick Fernow, cioè Prurient)—hanno fan in tutto il mondo che in gran parte ignorano che si tratta di un’etichetta mancuniana. Allo stesso tempo, molti abitanti di Manchester non sanno che cosa sia Modern Love. 

Andy Stott. Credit: Modern Love

Quindi, come si inserisce l’elettronica dub-tech occulta del roster Modern Love nella narrazione cittadina? Il capo dell’etichetta nonché fondatore di Boomkat Shlom Sviri, Andy Stott e Miles Whittaker e Sean Candy dei Demdike Stare sono tutti abitanti di Manchester e dintorni. Sono cresciuti qua, poi se ne sono andati, poi sono tornati. Non vogliono parlare di “tutte quelle cazzate sull’Hacienda”. “Amavo gli Smiths, i Joy Division, i New Order”, dice Miles. “A tutti piacevano. Ma mi chiedono sempre di loro, ed è storia antica”. 

Io sono già contenta che vogliano parlare con me. Nessuno di loro usa internet, e Miles e Sean non rilasciano più interviste, nemmeno per promuovere il loro disco uscito a dicembre, Wonderland. Allora perché hanno acconsentito a passare tre ore a parlare e camminare insieme a me? La risposta è: Manchester.

Prima fermata: Ancoats Coffee o Sankeys

Quando Miles suggerisce di vederci in un café rimango sorpresa. Mi aspettavo qualcosa di più tetro. Del resto non so nemmeno se è giorno o notte, letteralmente. Sono appena arrivata dall’Australia e mi viene da ordinare un bicchiere di Syrah per colazione e uova sode per cena. In ogni modo, tutto è comunque piuttosto tetro quando ti trovi in un posto dove il sole comincia a tramontare alle quattro del pomeriggio; esattamente l’ora per cui sono attesa all’Ancoats Coffee.

Così scopro che il bar si trova dentro un vecchio cotonificio. Dovevo aspettarmelo. Questa è Manchester, culla della rivoluzione industriale. Punteggiata di canali e capannoni. Pensavo che tutte quelle foto delle leggendarie band di Manchester davanti a muri di mattoni rossi fossero esagerate ma probabilmente non c’era nessun altro sfondo disponibile. Specialmente ad Ancoats, il quartiere che si trovava in passato nel cuore della grigia industria del cotone, dove le vie si chiamano Loom, Cotton e Silk.

Andy, Miles e Sean mi stanno aspettando. Seguono la tradizione del Nord Inghilterra di tenere addosso il cappotto anche dentro l’edificio, cosa che li fa sembrare spacciatori pronti alla fuga. Rompo il ghiaccio con una nozione storica su Manchester che ho appena imparato. 

Sapevate che il primo nome romano di Manchester, Mamucium, significa “colline a forma di seni”? 

Sostengono di non saperlo. “Vuoi un caffè?” chiedono. Uso la terza persona plurale perché i tre parlano spesso all’unisono. Sono ottimi amici, si vede. Andy mi porta un bicchiere d’acqua. “Non lavoro qui”, dice con voce squillante mentre me lo passa. 

Parliamo del più e del meno. Dei vecchi tempi. Sean era uno skater e ascoltava hip-hop. A Andy piaceva la techno hardcore. Miles non ha mai capito i concerti, gli interessavano solo i dischi. “Sono stato il primo nel mio paese ad avere un paio di piatti”. Lui e Sean sono cresciuti a Burnley, a trenta chilometri da qua. “Era un ottimo posto per un creativo”, dice Sean. “Non c’è niente da fare”.

Nel sedicesimo secolo la zona ospitava le Streghe di Pendle, la più anziana delle quali si chiamava Elizabeth Demdike. “Ci sono ancora i monoliti in piedi qua attorno”, dice Miles con intensità. Non so cosa siano esattamente, ma so che non è normale che i monoliti stiano in piedi. Mi fa pensare agli Spinal Tap e a Live in Pompeii dei Pink Floyd. Ho un momento di rimpianto per non aver proposto un tour di qualche pezzo di brughiera deserta e spazzata dal vento. Sono anche particolarmente a disagio per i loro accenti mancuniani. Suonano come dei contadini laureati.

La coda al Sankeys Club

“Qui è dove c’era il Sankeys Club”, dice Sean. Per chi si è perso l’epoca d’oro dell’Hacienda, Sankeys era la discoteca per eccellenza. Ha chiuso nel 2013 quando i suoi proprietari hanno deciso di concentrarsi esclusivamente sulla sede di Ibiza. Direte: ma come, da Manchester a Ibiza? Sembra un salto strano. Ma anche il Northern Soul è strano.

“Nessuno veniva ad Ancoats prima di Sankeys”, dice Sean. “Era come camminare nel Selvaggio West, tutto palazzi abbandonati, faceva paura”. 

“Giravano storie di persone che venivano rapinate, dicevano che ti rubassero anche le scarpe”, dice Miles. “Noi eravamo ragazzini di provincia, ci sgamavano subito che eravamo inesperti”.

“Già”, dice Andy. “Era piuttosto inquietante”.

I tempi sono cambiati. L’atmosfera dell’Ancoats Coffee è artistica e minimalista. Ha i mattoni a vista e le lampadine nude che ci si aspetta da un’attività che ha digerito l’estetica storica del luogo e la ripropone sotto forma di miscela di caffè chiamata Warehouse City con “note” di melassa e datteri. Sul sito ufficiale, le parole chiave della gentrification brillano come diamanti: trasformazione, rimmaginato, giustapposto, ringiovanito, storico, lifestyle urbano, centro magnetico.

Andy è cresciuto a Oldham, antica rivale di Ancoats nel campo della lavorazione del cotone. Nonostante si trovi a soli dieci chilometri di distanza, si trattava comunque di un errore se osava sostenere davanti a un vero mancuniano di essere di Manchester. “Lui disse ‘di dove?’ e io pensai ‘oh no, questo è un bel problema’. Se eri di Oldham non ti era concesso dire che eri di Manchester”. Ora vive a Cudington.

“Oh fico, che cosa c’è lì?”

“Niente.”

Sankeys club

Seconda fermata: Vinyl Valley

Camminiamo fino al Northern Quarter, dove si trovano il Dry Bar (dove Mark E. Smith dei Fall va ancora a bere e Shaun Ryder degli Happy Mondays ricattò Tony Wilson), l’”emporio di ogni cosa” Afflecks e i migliori negozi di dischi della città. Fino ai primi anni Duemila qui c’erano circa 35 negozi, perlopiù stipati in un quadrato di viuzze conosciuto come Vinyl Valley. Prendetevi un attimo per pensarci: trentacinque. 

Ci troviamo di fronte a Vinyl Exchange, ancora in attività, dove Miles e Sean hanno lavorato per diversi anni. “Dai tardi anni Novanta sono andato lì tutti i giorni a comprare library music”, dice Sean. “Mi ci sono appassionato abbastanza presto, quando ancora le cose costavano poco. Potevi trovarmici tutti i giorni, a rovistare. Ho scoperto tantissime cose, specialmente tramite il commesso che si occupava di hip-hop, soul e jazz, Si G” (più tardi mi elencherà i seguenti dischi come esempi: Musique Pour Un Voyage Extraordinaire di Vincent Geminiani, Mantle-Piece dei Battered Ornaments e Violence! di Franco Micalizzi).

Sean e Si G avevano in comune un certo interesse per i beat e i break dell’hip-hop. “Ne eravamo ossessionati. Passavamo 24 ore al giorno e sette giorni su sette a scoprire nuovi dischi. Se te li portavi a casa venivano dedotti dal tuo stipendio… a volte pagare l’affitto diventava un problema”.

Il marciapiede riluce nella pioggia leggera mentre i pendolari ci girano attorno, con le mani ficcate nelle tasche, senza prestarci attenzione. Forse sono abituati a vedere gente ferma nel mezzo del cimitero della Vinyl Valley intenta a ricordare i bei tempi del crate-digging. 

“Manchester era veramente il paradiso dei dischi usati”, dice Miles. “Negli anni Novanta non si riusciva nemmeno ad arrivare alla cassa—la gente comprava i dischi urlando da un capo all’altro del negozio”. Shlom aveva un negozio di dischi ad Afflecks chiamato Pelicanneck. “Passavo spesso lì davanti e, un giorno, c’era il mio disco preferito in vetrina. E così che ci siamo conosciuti”.

“Che disco era?”

Ambient Works Volume 1 di Aphex Twin.”

“Quali altri negozi ti piacevano?”

“Compravo i dischi techno di Detroit d’importazione al vecchio Eastern Bloc in Oldham Street”, dice Miles. “Avevano prime stampe, ottimi contatti. La techno di Detroit arrivò in Europa tramite Hardwax di Berlino, che è di proprietà di Mark Ernestus, che ha formato i Basic Channel con Moritz Von Oswald. Pare che avessero stabilito un contatto nei primi anni Novanta con Underground Resistance e con la distribuzione Submerge”.

Di questi tempi Vinyl Valley è il nome di un microbirrificio locale (e Northern Soul di una birra). “Il digitale, Discogs… è successo velocemente”, dice Sean.

Instagram: the_smallest_room

Eppure alcuni ottimi negozi di dischi resistono. Il giorno dopo vengo colta da un attacco di vertigini dentro a Piccadilly Records a causa di un odore pungente. “Io non sento niente!” dice il tizio alla cassa, sorridendo stordito dall’afrore. Il colpevole è nascosto dietro agli espositori di dischi: decine di scatole piene di review book di fine anno, patinati, 60 pagine, meticolosamente redatti dallo staff e così popolari che al loro lancio il negozio fa il tutto esaurito (l’artista di Manchester Whyte Horses ha raggiunto il numero uno nel 2016 nella categoria Pop Or Not).

Comprare dischi qui è una gioia. Ogni piccolo negozio tipo Eastern Bloc ha più giradischi possibili di modo che i potenziali acquirenti possano ascoltare prima di comprare. Il giorno seguente chiedo a Vinyl Exchange se è un’usanza tipica inglese. “A Londra non si fa, ma a Manchester ti fanno ascoltare”, dice. “C’è un nostro cliente che ci chiama e si fa suonare i dischi al telefono. È diventato un po’ un rompipalle”. 

Eastern Bloc. Instagram: the_smallest-room

In attesa di Andy che è andato a spostare la macchina, Sean, Miles e io parliamo dell’arte dimenticata dell’ascolto profondo. “Ho ascoltato 3 Feet High And Rising così tante volte che alla fine ero in grado di smontarlo nella mia testa e dirti come erano fatte le canzoni”, dice Sean. “Mi resi conto che erano tutti sample e che non c’era bisogno di suonare la chitarra!” Giungiamo alla conclusione che la gente non è più costretta a concentrarsi come una volta, e questo toglie loro la possibilità di diventare super-fan. Andy torna. Gli spiego perché stiamo tutti annuendo con aria grave. 

“Stiamo giudicando la gente.”

Miles e Sean ridono. “È la nostra cosa preferita!”

Terza fermata: Tesco o il Music Box

Siamo fermi davanti a un Tesco Express a guardare dentro al suo cubo luminoso. Perlomeno è quello che sto facendo io, mentre Andy, Sean e Miles guardano da qualche altra parte. Questo era un locale chiamato Music Box che loro frequentavano spesso.  
Le discoteche di Oldham erano “orrende”, dice Andy. “Poi andai al Music Box e mi resi conto che c’erano locali in cui si metteva Drexciya, Autechre e SND e tutto cambiò. Mettevano la musica che io ascoltavo a casa”.

Il Tesco Express di Oxford Road. Instagram: the_smallest_room

Qua suonavano Theo Parrish ma anche gruppi rock, fino al 2010. Quello non era una grande novità. Negli anni Settanta e Ottanta era un locale chiamato Rafters (dove i Magazine fecero il loro primo concerto e dove Tony Wilson vide per la prima volta i Joy Division nel ’78) poi divenne Jilly’s Rockworld, poi Music Box. La sua rinascita sotto forma di Tesco, tuttavia, sarà probabilmente la sua fine.

“Perché ha chiuso?”

Per la legge sul fumo (“tutti stavano fuori”) e l’aumento dell’affitto, concordano. Non che si stiano lamentando. Manchester ha sempre trovato nuovi modi di occupare vecchi spazi e i mancuniani sembrano avere una naturale comprensione dei meccanismi di sopravvivenza culturale della città.

Come tutte le discoteche del Regno Unito, il Music Box restava aperto soltanto fino alle due del mattino.

“Che cosa facevate dopo?”

“Avevamo degli ottimi stereo in macchina, quindi andavamo in giro”, dice Miles. “Quando arrivò il Bluetooth, vedevi carovane di auto che sparavano tutte la stessa canzone”. 

Lui è appena tornato in città dopo quattro anni passati a Berlino. “Là, i DJ sono veri professionisti. Sai, si alzano, bevono un caffè, saltano sulla bici e si presentano al locale alle 9 del mattino”.

“Come mai sei tornato?”

“Qua è più stimolante. Berlino è il posto più sicuro in cui abbia mai vissuto. Troppe persone che fanno tutte la stessa cosa. Ho investito un producer techno in bici il primo giorno che ero lì!”

L’attitudine a Manchester è più competitiva—la gente non cerca di aiutarti come fanno a Berlino. “I tuoi colleghi hanno meno entusiasmo per quello che fai. Personalmente questo mi aiuta, questo atteggiamento un po’ ‘vaffanculo’, il fatto di essere lasciato solo a sviluppare un punto di vista solo mio”. 

Quarta fermata: Ducie House

I racconti ora stanno arrivando a valanga, come il mio jetlag e i tram assassini di Manchester, silenziosi e letali. Concordiamo un’ultima fermata: Juicy House. Immagino che offra bevande e che concluderemo la serata con una birra. 

Chiedo del Warehouse Project, una serie di feste che si svolgono in autunno in spazi industriali occupati per l’occasione. Danny Brown e Wiley saranno gli headliner tra pochi giorni; l’anno scorso Four Tet e Carl Craig hanno suonato in una stazione dei treni abbandonata prima che venisse demolita. A me sembra una gran figata, ma Miles non è convinto.

“È strano, ci saranno 200 mila persone in un capannone e non ne conosco neanche una. Non sono lì per la musica, sono lì perché è una cosa da fare”.

“Come lo sai?”

“Lo so, si vede.”

“Esci spesso di questi tempi?”

Si lanciano in una tirata entusiastica su un concerto che hanno fatto in un garage di Manchester chiamato Project 13 poche settimane prima. “Era in una zona piuttosto pericolosa della città, in un vicolo dietro un vicolo dietro un altro vicolo”, dice Andy. “Il bar era nel pozzetto da cui riparano le auto”. 
Le ultime serate al Project 13 sono state “semplicemente fantastiche”. Come lo è stare a Manchester ultimamente. 

Perché?

“Ha una bella energia. Buoni forni, buon caffè, buoni impianti.” 

Ci fermiamo in Ducie Street. Non ‘Juicy House’, ma Ducie House, un altro vecchio cotonificio che nel 2003 è diventato quartier generale del famoso online store di Shlom, Boomkat. Ai tempi dentro a Ducie House c’era il management dei New Order e di Graham Massey di 808 State. Boomkat ha preso possesso del vecchio studio di 808 State, a fianco dell’etichetta reggae Blood & Fire. 

“Quando la Rephlex di Aphex Twin ha fatto uscire una vecchia registrazione di 808 State che faceva cover di ‘Blue Monday’ e ‘Confusion’ dei New Order, Graham ha firmato tutte le copie che avevamo in vendita su Boomkat”, mi racconta Shlom via email. “È stata la Ducie connection”.

Vinyl Exchange: Instagram: the_smallest_room

Miles ha passato molto tempo qui. “Ho recuperato un botto di master su nastro dal bidone un giorno, ne ho ancora due non etichettati”, dice. “Probabile che siano gli Stone Roses o merda del genere”. Ci credo che sono nostalgici. Ora Ducie House ospita attività multimediali con nomi come Marmalade Communications e Powell Creative Products.

Instagram: the_smallest_room

La skyline in questa parte della città è bellissima. Architettura industriale e palazzi lucenti si fondono naturalmente con il cielo color lavanda; liscio e ruvido. Nessun’altra città inglese che ho visitato riesce a mescolare vecchio e nuovo in modo così affascinante come Manchester. 

“Che influenza ha avuto Manchester sulla vostra musica?”

“Ha avuto un impatto enorme”, dice Sean. “Gli incontri con Shlom, Andy Votel e Si G mi hanno cambiato la vita e tuttora non riesco a credere a quante cose fantastiche produce questa città, la adoro!”

“La mia musica non ha nulla a che fare con l’ambiente che mi circonda, è influenzata da quello che ascolto”, dice Andy. Eppure la musica di Andy non assomiglia a nient’altro. 

“L’ambiente influenza fortemente quello che faccio, me ne sono accorto vivendo a Berlino”, dice Miles. “Qua ci sono rivolte ogni due o tre anni. La gente ruba tutto. Mi mancava la pericolosità di Manchester quando abitavo fuori. Il tempo fa schifo, c’è sempre vento. Mi piace il suo grigiore”.

Foto dei Demdike Stare per concessione di Modern Love.

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