Un aspirante giudice antimafia che ascolta le istruzioni sul prossimo vip a cui fare da bodyguard. Un agricoltore di Imola che pedala su una bici a tre ruote trasportando un cassetto portacontanti. Una guardia notturna che passeggia in bermuda e ciabatte in attesa del turno delle 23. Una studentessa di giurisprudenza che distribuisce volantini da un carrello della spesa. Un ragazzo con la t-shirt dei Misfits che risponde alle domande di un tizio coi baffi.
“Sei di Comunione e Liberazione?”
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“Così così.”
Il tizio coi baffi sono io, mentre i cinque ragazzi fanno parte degli oltre 3.000 volontari impegnati nel ‘Meeting per l’amicizia fra i popoli’ che è attualmente in corso alla Fiera di Rimini (dal 20 al 26 agosto). Il Meeting, per chi avesse sempre passato agosto su un’isola remota, è una convention cattolica targata Comunione e Liberazione che ogni anno porta politici e intellettuali d’area principalmente cristiana in Romagna per una serie di incontri, show ed esposizioni. In cifre: circa 800.000 presenze dichiarate dagli organizzatori, 150.000 metri quadri allestiti, 300 relatori, 100 incontri e tavole rotonde.
Succede un po’ di tutto, dai dibattiti sui massimi sistemi alle sparate. Nel 2017 il meglio di sé l’ha dato Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia. Ha detto che se qualcuno grida “Allahu Akbar” in piazza San Marco bisogna sparargli, poi è stato sorpreso in un siparietto fuori programma in cui il collega di Firenze, Dario Nardella, gli ha urlato proprio l’espressione arabo-islamica di ‘Dio è il più grande’ fra le risate generali, simulando una sorta di agguato. Il primo cittadino fiorentino ha successivamente chiesto scusa e detto che era un modo di prendere le distanze da Brugnaro. Insomma, era stato frainteso.
Insieme a loro in questa edizione c’è gente come il premier Paolo Gentiloni, il segretario generale Nato Jens Stoltenberg, e il segretario di Stato vaticano Pietro Paolin. In passato Silvio Berlusconi ha partecipato sia da politico che da imprenditore, e in questa seconda categoria si sono presentati anche John Elkann, Sergio Marchionne e Luciano Benetton.
I relatori cambiano, ma la costante sono i giovani volontari. “Il Meeting copre una quota dei costi per albergo e pasti, mentre l’altra parte pesa su di loro,” spiega Marinella, 59enne riminese, qui per coordinare l’attività dei ragazzi. “I giovani sono circa 1.200 e vanno dai 16 anni in su, includono gli studenti delle superiori e gli universitari.” Si occupano delle pulizie, della sicurezza, della cucina e altro ancora.
Affrontare il Meeting, per chi non è di CL, significa mettere in discussione un’immagine che, dall’esterno, non è delle migliori—e per questo, nonostante l’evento sia aperto a tutti, i partecipanti e i volontari sono soprattutto ciellini. A essere responsabili di questa immagine sono state figure pubbliche legate al movimento. Come un sacerdote di Cremona con la passione per le auto di lusso soprannominato Don Mercedes, ‘spretato’ dal Vaticano il 20 maggio scorso dopo una condanna per pedofilia. Come Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, in passato nei guai per corruzione. Come l’ex ministro Maurizio Lupi, fuori dal governo nel 2015 perché tirato in ballo, anche se non indagato, in quello che è stato chiamato lo “scandalo Grandi Opere”, lente d’ingrandimento della magistratura sugli appalti pubblici.
Ne parlo con Stefano, 25 anni, studente di Fisica a Milano, in Statale. Di famiglia ciellina, è a Rimini per occuparsi della sorveglianza nelle ore notturne. “A livello di reputazione ci sono diversi casini e spesso, purtroppo, sono veri. Quella roba non mi rappresenta, secondo te mi piacciono i bambini? Succede anche in politica, all’università i non ciellini mi dicono che il movimento è tutta una mafia,” racconta. “Mi fa dolore perché si creano dei pregiudizi, vengo associato a cose con le quali non c’entro niente. Sono guardato male perché credo, perché mi faccio certe domande».
Sono proprio le domande a cui fa riferimento Stefano, secondo le testimonianze che raccolgo, a spingere i giovani in quell’universo CL che qui al Meeting, a quanto vedo, veste i volontari di divise, euforia e sorrisi. Fra chi me lo conferma c’è Luigi, 26enne di Prato, come obiettivo una carriera da magistrato antimafia. È uno dei ragazzi che forma il cordone umano con cui i personaggi pubblici vengono scortati da un’area all’altra della fiera. “Mi chiedo: si può essere felici? CL non dà risposte, ma ti aiuta a mettere a fuoco determinati quesiti. Per anni ho vissuto facendo quello che facevano tutti, senza chiedermi il perché di tante scelte. Ora le prendo più sul serio, con consapevolezza.”
Quello che volevo capire dai ragazzi che hanno accettato di prestare il proprio volto e il proprio lavoro all’evento è: il Meeting occupa una settimana all’anno, ma cosa significa essere ciellini durante i restanti 12 mesi? Lo chiedo a Maddalena, studentessa di Giurisprudenza a Milano, anche lei in Statale. La trovo che distribuisce un giornale di CL insieme a un’amica seduta in un carrello della spesa. La 24enne mi dice che nella vita di tutti i giorni si va a messa, che qualcuno fa volontariato. “E poi una volta alla settimana ci incontriamo in gruppo e ci confrontiamo su determinati temi, affrontiamo letture e cerchiamo di capirle insieme, parliamo di noi,” continua. Si chiama ‘Scuola di Comunità’. Alla base, precisa, c’è la fede: “Stiamo insieme perché siamo credenti, la maggior parte delle nostre attività ha uno sfondo religioso.”
Per quanto riguarda poi il modo in cui questi ragazzi si sono uniti al movimento—quelli che, chiaramente, non vengono da famiglie già cielline—sembra che le università, a Milano in particolare, siano gli spazi preferiti da CL per attirare i suoi aderenti. “All’uscita dalla mia prima lezione ho trovato un gruppo di ciellini che aveva preparato un banchetto per offrirci qualcosa e conoscerci. Mi sono sentita accolta,” racconta Marta, 20 anni, oggi addetta al kebab, di solito studentessa di Infermieristica in Statale. Già, ma le ricordo che questa pratica di offrire cibo e bevande non è affatto ben vista, quando ci sono le elezioni per i rappresentanti studenteschi. A Bologna, per esempio, c’è chi ricorda (a patto di rimanere anonimo) che in passato pagavano la colazione a chi doveva votare.
In diverse città italiane le loro liste, con nomi che vanno da Student Office a Obiettivo Studenti a seconda della zona geografica, sono state spesso accusate di irregolarità per non aver rispettato il silenzio elettorale. “Noi qualche spritz l’abbiamo offerto, è qualcosa che si fa, dai,” mi dice Lorenzo, al quinto anno di Medicina nello stesso ateneo.
Uno di quelli che le elezioni le ha vinte (non grazie agli spritz) è Jacopo, milanese di 23 anni, che al momento fa parte dello staff all’ufficio stampa del Meeting. “Sono rappresentante degli studenti della mia facoltà, Giurisprudenza in Statale,” mi racconta durante la prima giornata della manifestazione.
Fidanzato? “Sì.” E come ti poni di fronte al ‘no’ al sesso prematrimoniale (completo—almeno in teoria, anche se si sa che le dicerie sulla materia in questione sono parecchie) che caratterizza Comunione e Liberazione? “Quando ero al liceo e non ero ciellino avevo rapporti come un normale diciottenne, con la mia ragazza attuale non accade. Non mi è stato imposto, è una mia scelta. Altrimenti resistere sarebbe impossibile.”
Cerco di approfondire con Alessandro, iscritto al primo anno di Lettere alla Cattolica di Milano. “Sono volontario perché ho conosciuto diverse persone in università che mi hanno fatto vedere un modo diverso di stare nella società,” dice. “Mi hanno aiutato, e questo è il mio modo di ricambiare.” Se si parla di sesso il 21enne puntualizza innanzitutto che le regole non le stabilisce CL, ma la Chiesa. “Il rapporto di coppia dovrebbe essere orientato a creare un’altra vita. Cerco di spiegarmi, anche se forse lo farò male, perché l’argomento è difficile: prima del matrimonio non si fa sesso per procreare, ma per puro godimento personale,” spiega. “Il che non significa che non ci sia amore. Questo è solo il mio pensiero, non giudico chi agisce diversamente.”
Anche lui, come Jacopo, ha avuto delle relazioni prima di diventare ciellino: “Ora ho un modo di vivere diverso, più consapevole rispetto a quello che sono e che provo per le altre persone.” Ma in una storia con una ragazza che non fa parte di CL il veto non potrebbe creare delle incomprensioni? “No. Mi viene da chiedermi quanto e perché dovrebbe essere un problema,” commenta.
È più indeciso Davide, 21 anni. La formula Milano-Statale vale anche per lui, e a questo punto immagino che ci sia un grande flusso di persone che provengono da lì. Alla ‘Scuola di Comunità‘ ci va ogni tanto, ma sull’effettiva etichetta di ciellino è titubante, preferisce non appiccicarsela addosso. “La mia famiglia è abbastanza di CL, non è una cosa categorica.”
Mi sto interrogando cosa voglia dire essere abbastanza di CL, quando una ragazza mi chiede una donazione per sostenere il Meeting edizione 2018, obiettivo 300.000 euro. Si può versare in contanti o con la carta, perché a Francesca, 26enne toscana trapiantata in Lombardia, hanno fornito anche il Pos. Parla da una specie di biga dotata di cassetto portacontanti e spinta da una bici a tre ruote sulla quale pedala Fabio, 31enne imprenditore agricolo a Imola. “Ho incontrato il movimento tramite una vecchia amica,” racconta quest’ultimo. “All’inizio ero scettico. Quando uscivo dai primi incontri della ‘Scuola di Comunità’ pensavo: ma questi cosa dicono? Però sentivo che le mie domande venivano prese sul serio. La mia famiglia non è di CL e per loro quello che stavo facendo non era chiaro, ma poi mi hanno visto contento, e allora chissenefrega se in giro si dice che CL è una lobby.”
Perché è esattamente questo che, come immagino sappiate, si dice in giro. Francesca è d’accordo: “Se una persona iscritta al movimento fa una cagata, come successo, ne prendo atto. Ma CL è un’altra cosa. E poi a me quello che fanno gli altri non interessa. Mi interessa quello che faccio io. E io voglio essere felice. Quando vengo al Meeting vado a letto sempre contenta. Tu non vuoi essere felice nella vita?”
Esito. Si parla un sacco di felicità in questo Meeting.
Si unisce Fabio: “Non ti fai delle domande?”
È il momento di andarmene.
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