Música

I primi trent’anni degli Afterhours

Gli Afterhours festeggiano i trent’anni di attività. Non è mica come dirlo: un gruppo indipendente, alternativo e soprattutto italiano che riesce a tagliare il traguardo dei trent’anni di carriera, suonando in lungo e in largo per la penisola e arrivando persino a dei sold out negli States. Potremmo star qui a parlare per ore di quanto e come e se (no, il se è fuori discussione) la presenza del Manuelone nazionale a X Factor abbia dato alla sua band un boost di popolarità senza precedenti, ma la verità è una sola: gli Afterhours se lo meritano. Meritano di essere conosciuti, meritano di riempire i palazzetti, meritano di essere ascoltati.

Poco importa se per farlo Manuel Agnelli abbia dovuto uscire dal suo integralismo indie ed entrare a gamba tesa nello showbiz, con cui comunque aveva sempre più o meno flirtato, fin da quando cucinava piatti indiani con Mimì Clementi e Andrea Pezzi nella cucina di MTV.
Questo non gli ha impedito di scrivere pezzi assolutamente impareggiabili di storia della musica popolare italiana, tanto negli anni del grunge, quando per un soffio gli Afterhours non si trasferirono negli States per diventare compagni di etichetta dei Nirvana su esplicita richiesta della Geffen, quanto in tempi molto più recenti, riuscendo a far sembrare Milano e la Brianza un luogo poetico in cui buttare nel cesso la propria esistenza.

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Così, dopo trent’anni a tirare la carretta, Agnelli e compagni si sono permessi oggi di fare il punto della situazione pubblicando un’antologia. E non un semplice best of da scaffale dell’autogrill, ma una vera e propria operazione archeologica: a quanto pare qualche mese fa lo studio della band ha preso fuoco, e durante le operazioni di salvataggio Manuel si è ritrovato per le mani una serie di memorabilia dimenticati che sono finiti in questo baloccone natalizio da quattro CD + libro fotografico a colori da centocinquanta pagine scritto da Federico Fiume.

Il testo di Fiume si concentra, com’era lecito aspettarsi, sulla parte più “divulgativa” della storia della band, facendo del cofanetto un punto di accesso perfetto per il fan che ha conosciuto gli Afterhours tramite i riarrangiamenti acustici di “Shoots And Ladders” su Sky; ma se pure gli aneddoti rimangono quindi in secondo piano rispetto alla cronistoria della band, ci sono pillole gustose disseminate qua e là. Come quella volta che Agnelli si ritrovò a dormire a casa del proprietario di un locale in cui aveva appena suonato, e questi gli intimò di dormire sopra il letto matrimoniale anziché dentro il letto, perché sotto le coperte c’era qualcosa di cui Manuel non si sarebbe dovuto interessare. Non sarà allo stesso livello della lotta coi macachi sulle rive del Gange assieme a Mimì Clementi, ma dev’essere stato comunque un bel momento.

Proprio a proposito delle rive del Gange, lo stesso Agnelli ha più volte ribadito come per lui un brano assolutamente cardine, fondamentale nella sua più che nutrita produzione, sia “Quello Che Non C’è”, dall’omonimo album del 2002, composto sotto la fortissima influenza del suddetto viaggio in India con Clementi, e oggi finalmente la vediamo, quella “foto di pura gioia” che dà anche il titolo al boxone: è un’immagine dello stesso Manuel da bambino scattata da suo padre, dopo che questi, di ritorno da un viaggio in Africa, gli aveva regalato un cinturone e una pistola. Ma se c’è qualcuno che sa che niente è per sempre è proprio Manuel, e la foto ha quel sapore nostalgico e maturo al tempo stesso che è un po’ un mood che da sempre contraddistingue la sua produzione musicale. Sì, anche quando fa cross-dressing con Xabier Iriondo in faccia alla gente perbene urlando che il vero che muore, succhiandogli il cazzo, svanisce.

Da qui potremmo poi aprire una parentesi pressoché infinita sulla capacità di paroliere di Agnelli, del suo utilizzo del cut-up burroughsiano per formare immagini dettate dall’inconscio, per aver saputo cantare senza soluzione di continuità di droga, di come la musica pop ti uccida l’anima (pure in due lingue) o di storie che finiscono stramale. Per non parlare di quelle immagini incredibili di sadomasochismo da uomo torturato o di quella volta che decise che le prime parole del suo album più di successo dovessero essere una copiosa bestemmia. Eppure, al netto di tutte le loro stranezze, i testi degli Afterhours mantengono anche a decenni di distanza un insondabile fascino, una capacità di ammaliare e stupire e rinnovarsi ad ogni ascolto. Cosa significhi di preciso che “Gli errori veri son più forti poi / Quando fan finta di esser morti” è impossibile dirlo, ma è innegabile che un senso di fondo ci sia, e che per quanto in modo oscuro, Agnelli ci stia dicendo qualcosa.

Nel corso degli anni, le più o meno intelligibili cose dette da Agnelli sono state ascoltate e riprese anche da tanti altri, evidentemente ammaliati da questi testi un po’ depressi e un po’ pervertiti, ma sempre e comunque giusti, ed ecco come si spiega la pletora di collaborazioni di lusso che gli Afterhours hanno potuto vantare nel corso della loro carriera. Addirittura, sono riusciti a dare un senso ad un’operazione “Reloaded” (ri-registrare un disco con ospiti diversi su ciascun brano) che oggi va talmente tanto di moda da aver fatto sposare gli 883 e Fedez. D’accordo che nemmeno gli Afterhours potranno mai aspirare ai picchi di qualità raggiunti da Cristina D’Avena, ma non si può rimanere indifferenti davanti alla sobria rilettura di “Male Di Miele” operata attraverso le ancor più sobrie corde vocali di Pierone Pelù, una roba che ancora oggi ogni volta che sento quel “maaaaionommissentivolliiiiiiiii-beeeeeeeeeeee-roooooooooooooaaaaaaiiiiiaaaaah” ho i brividi, gli incubi, le visioni e le epifanie mistiche tutti assieme. Questo capolavoro di espressionismo vocale purtroppo non trova posto sull’antologia (d’altronde il rapporto di Manuel con i Litfiba è sempre stato… particolare), ma per non deludere chi si aspettava qualche ospite importante, il quarto CD, quello che contiene gli inediti e le versioni demo e quindi il più gustoso per i fan di lunga data, si apre con una versione di “Bianca” rivisitata in compagnia di nientemeno che Carmen Consoli.

La cantautrice catanese è anche uno dei punti forti del concerto celebrativo che la band terrà in primavera a Milano, al forum di Assago, per cui le aspettative sono altissime. Agnelli in primis ha confermato che in quella data gli Afterhours metteranno un punto fermo e per un po’ si ritireranno dalle scene, per raccogliere le idee e concentrarsi sui prossimi passi da compiere, ragion per cui la data milanese sarà non solo un concerto, ma il coronamento di un’intera parte di vita, e prenderà spunto proprio da Una Foto Di Pura Gioia. Ciò significa che sul palco, durante le tre ore di esibizione previste, si avvicenderanno ospiti più o meno attesi: Carmen Consoli è cosa certa, appunto, e quasi sicuramente sarà presente lo storico batterista Giorgio Prette. La più grande speranza però, per me personalmente che mi sono bigliettato al day one, è di poter essere spettatore di un momento simile a quello vissuto dai fortunati dell’Alcatraz nel 2013.

Fa un po’ impressione pensare che gli Afterhours fino a qualche anno fa suonavano gratuitamente alle feste dell’unità nella bassa padana e sì e no riempivano l’Alcatraz, e oggi si ritrovano addirittura a rischiare il sold-out al forum di Assago. Eppure, quel giovane coglione che chiedeva al suo pubblico di inoculare il suo germe, a quanto pare ce l’ha fatta. Continua ancora a scatarrare sui giovani d’oggi, ma anziché dai palchetti più disastrati delle periferie, lo fa in qualità di giudice in un contest televisivo nazionale. E se, dopo trent’anni, qualcuno chiedesse al cantante degli Afterhours quale sia il più bel tributo che abbia mai ricevuto dai suoi fan, di sicuro risponderebbe il canale Youtube Manuel Agnelli Insulta La Gente.

Il concerto Afterhours #30 si terrà il 10 aprile al Mediolanum Forum di Assago. Acquista i biglietti qui.

Andrea è uno dei Lord di Aristocrazia Webzine.

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