Nella prima scena del video di “Nice For What” di Drake si sente la voce dell’artista bounce nera e queer di New Orleans Big Freedia. Quello che si vede, però, è una donna bianca con i capelli biondi che guarda in camera con aria sensuale. Non è una novità per Big Freedia. È anche la voce che ci dava la carica in “Formation” di Beyoncé (“I did not come to play with you hoes!”), che nel video si sovrappone alle scene di vita di strada di New Orleans. Big Freedia ha comunicato moltissimo con la sua voce, le sue parole e la sua energia, ma il suo corpo è rimasto sempre nascosto dall’elemento visivo di questi momenti mainstream.
È davvero strano avere la sensazione che la cultura mainstream sia riuscita a far diventare una persona vivente un fantasma. Di solito quando senti la voce di qualcuno in un video musicale ma non vedi il suo volto o il suo corpo, è perché questa persona è morta. Eppure Big Freedia, per quanto sia viva e vegeta, è trattata come un’apparizione quando gli artisti famosi vogliono collaborare con lei.
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Big Freedia è una delle voci migliori uscite da New Orleans negli ultimi dieci anni e ha riportato la musica bounce in prima fila nella cultura popolare. Se ti capitasse di vederla dal vivo ti renderesti subito conto di quanto incarni lo spirito di New Orleans ovunque vada. Ha grande energia. Suda. Ci mette l’anima. E questa è senza dubbio una delle ragioni per cui ha lasciato un tale segno nella cultura. Lei è anche un uomo gay con la pelle scura la cui rappresentazione di genere va ben oltre la dicotomia classica. È per questo che spesso sentiamo la magia di Big Freedia, ma raramente vediamo la maga.
Per quanto possa sembrare progressista questo periodo storico, certe trasgressioni fanno ancora paura. Sappiamo che le persone che escono dai binari del genere, che sono queer e hanno la pelle scura soffrono, e può sembrare rischioso includere nella propria arte qualcuno che rappresenta un tale incrocio di identità marginalizzate. In particolare se ci si trova a lottare per dominare il mercato mainstream.
In una intervista rilasciata a The Fader, Freedia ha parlato del fatto di non comparire nei video in cui si sente la sua voce. “È a questo che mi riferisco quando parlo di vero riconoscimento e vero merito”, Freedia ha detto. “Sai, la mia voce è in tantissime canzoni e in tanti vogliono incorporare la musica bounce nella propria arte ma quando si parla di vero riconoscimento, di mostrarmi nel video, su questo stiamo ancora lavorando”.
Questa non è una circostanza rara per gli artisti neri e queer. È più metaforica. Gli artisti e le artiste queer di colore vengono spesso sfruttati e sfruttate per la loro creatività ma poi cancellate visivamente per non offendere il pubblico eteronormativo e in maggioranza bianco. La donna bianca e bionda che occupa lo schermo mentre risuona la voce di Big Freedia mi ha fatto pensare a come si dev’essere sentita la comunità queer di colore guardando Madonna cantare la sua hit “Vogue” agli MTV Music Awards del 1990. Lei aveva preso un ballo e una cultura nata tra persone queer nere e latinx e l’aveva indossata sul suo corpo bianco e biondo davanti al mainstream. Non è raro che dive come Nicki Minaj, Beyoncé e Lady Gaga lavorino con artisti queer di colore per trucco, guardaroba, coreografie e direzione creativa in generale. È raro vedere artisti queer di colore sul palco con un ruolo significativo.
Il rapporto che Big Freedia ha con il mainstream è un esempio di questo fenomeno. È un’artista che ha bisogno di essere visivamente riconosciuta per rendere sostenibile il suo successo e avere migliori opportunità. A impedirgli di avere entrambe le cose è la paura di alienarsi un pubblico disabituato a vedere una persona grossa, nera e queer sul proprio schermo.
Persino dopo che Jay-Z—il rapper più importante del mondo, potremmo dire—ha parlato pubblicamente del lesbismo di sua madre sul suo ultimo album 4:44, è una delusione vedere quanto l’hip-hop sia ancora una cultura riluttante a trattare tematiche come l’accettazione. Sicuramente una generazione che accetta e apprezza estetiche e stili ispirati al mondo queer come quelli di Young Thug, Lil Uzi Vert e Tyler, The Creator può trovare spazio per accettare Big Freedia. Il problema è che nessuno sembra voler essere il primo a proporsi come artefice del cambiamento. Anche artisti come Cakes Da Killa e J Boogie trovano difficoltà a imporsi come autorità pop proprio perché la loro sessualità e il modo in cui vivono il loro genere mettono a disagio il pubblico. Ma la dimensione del problema di Big Freedia è proporzionalmente maggiore, data la magnitudine delle volte che il suo lavoro è stato utilizzato e poi nascosto. Big Freedia incarna troppe delle qualità che la società ha deciso essere non accettabili, e provare a trasgredire a questo tacito accordo è un rischio commerciale che molti, pare, non vogliono prenersi.
Quando ricopri un ruolo dominante all’interno della società non puoi permetterti di dare spazio a identità marginalizzate o performance sovversive solo quando pensi di poterne trarre profitto o assicurandoti che non mettano a disagio il tuo pubblico. A volte è necessario mettere a rischio la propria popolarità così da fare la cosa giusta e promuovere la cultura che rispetti e ammiri.
Drake ha avuto un’opportunità unica di prendere posizione sull’omofobia all’interno della cultura hip-hop. Invece ha scelto di continuare a utilizzare elementi della queerness nera all’interno della sua musica senza però esibirli candidamente, come si è sempre fatto. Sono scelte come questa a emarginare le sottoculture e le parti non-tradizionali della società. Se il loro operato è degno di essere riconosciuto come valido, il corpo nero e queer che lo ha creato dovrebbe poterlo rappresentare degnamente.