Questo post fa parte della nostra serie #Campaign4Change.
Fare musica è spesso un atto di coraggio: proporre al pubblico le proprie tracce, salire su un palco, avere a che fare con chi apprezza e chi no. C’è chi sarebbe disposto a vendere l’anima e per tenersi il successo continuerebbe un progetto in cui non si riconosce più senza farsi problemi. Invece Andrea Fratangelo, in arte Bot, è uno che mette la sua musica prima di tutto, anche prima della fama.
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Nel 2012 infatti giunge notizia che Bot lascia, artisticamente parlando, Phra, e i Crookers si separano, dopo aver sfornato mega hit del calibro di “Day ‘n’ Nite“, quella traccia con quattro suoni e quattro synth di plasticaccia che per mesi e mesi non siete riusciti a levarvi dalla testa. E adesso che ve la siete ricordata probabilmente siete rovinati per un’altra settimana. Comunque, insomma, qualche anno fa Bot ha preso una decisione molto importante per lui e la sua carriera. E ce ne vuole di coraggio per fare una cosa simile, considerati la fama e i cachet che i due avevano raggiunto.
Ovviamente la fortuna ha premiato Bot, che si è ricostruito da zero un nome a livello internazionale—l’abbiamo intervistato che aveva ancora un piede Los Angeles, dove vive, e uno in Australia, dove ha appena finito un tour. Gli abbiamo chiesto come se la sta passando, e lui ci ha mandato un bel mix come risposta.
BOT – Do What Scares You by C4c on Mixcloud
VICE: Ciao Bot, leggo su Twitter che sei appena tornato dall’Australia—come mai eri in Australia?
Bot: Sono appena stato in Australia per un tour che non dimenticherò facilmente, insieme ad Astronomar e Neoteric. Abbiamo suonato nei piccoli club nelle maggiori città ed é stata una grande esperienza anche a livello personale.
Quando non sei in tour dove vivi? Sei sempre lontano dall’Italia oppure non ti allontani da mammà?
Al momento vivo a Los Angeles, mi ci sono trasferito un anno fa. Sai, negli ultimi anni molti produttori da tutte le parti del mondo si sono trasferiti qui—per questo la scena adesso é più viva che mai. La qualità della vita e le opportunità nel mondo della musica qui sono ottime— anche se la mamma non approva la distanza e il fuso orario.
Com’è stato intraprendere una carriera da solista dopo tutto il tempo che hai passato come parte di un nome imponente come quello dei Crookers?
Decisamente difficile all’inizio, perché ho dovuto ricominciare quasi da zero. Stilisticamente quello che produco oggi si discosta abbastanza dalle ultime cose che stavo facendo con il progetto precedente. Ci vuole un po’ di tempo in questi casi perché i vecchi fan si abituino e i nuovi si avvicinino.
Per quanto riguarda il panorama della musica elettronica, sei un artista di altri tempi, per così dire. Secondo te come è cambiata la scena dai tuoi esordi ad oggi? È più o meno semplice, oggi, fare quello che fai?
Oggi é un pelo più semplice creare musica dal punto di vista tecnico, anche se anni di esperienza e migliaia di ore spese ossessivamente davanti a uno schermo si sentono nelle produzioni. In generale comunque non vedo un cambiamento sostanziale, anch’io faccio parte dell’ondata di produttori che é riuscita a ottenere attenzione tramite i social (Myspace al tempo). Non è cambiato moltissimo a riguardo, forse la differenza maggiore é che i canali sono diversi e adesso c’é più competizione.
Devo essere sincero: quando ho saputo della tua carriera solista ho avuto paura ti buttassi su produzioni e sonorità scontate. Fortunatamente non l’hai fatto. Cosa significa proporre suoni non banali a un pubblico spesso anestetizzato da suoni, invece, molto più banali?
Significa senz’altro andare incontro a difficoltà maggiori, ma c’é da dire che se proponi suoni che non senti tuoi al 100 percento il pubblico se ne accorge. Al momento sono in una buona posizione dato che produco e suono esclusivamente quello che mi piace. Sono tornato un po’ alle mie radici house—fortunatamente é un buon momento per questo tipo di suono, soprattutto nei club dove si respira aria da post-edm.
Se potessi tornare indietro alla prima volta in cui hai suonato dal vivo davanti a un pubblico lo rifaresti? Non ti piacerebbe, chessò, studiare medicina?
In realtà ho frequentato la facoltà di economia e commercio per anni senza particolare successo prima che la carriera musicale prendesse il via. È successo un po’ per caso e decisamente non tornerei indietro, sono profondamente grato per le esperienze che questa carriera mi ha dato e mi continua a dare.
Cosa significa per te “Do What Scares You”?
Spesso sappiamo qual é la cosa giusta da fare ma abbiamo paura di passare all’azione. “Do What Scares You” per me significa condizionarsi a superare la paura ed agire; semplicemente perché ne vale la pena.
Sto scrivendo un libro di aforismi. Se ne dovessi formulare uno sulla base della tua carriera musicale, quale sarebbe?
Questo di Confucio sembra calzare: “La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta.”
Questa è la #Campaign4Change di Bot. Qual è la tua? Condividila qui.
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