L’Europa—un continente che, storicamente, ha sempre avuto una certa inclinazioni alle guerre totali—sta vivendo un’epoca di stabilità senza precedenti. Sono 72 anni che, a parte qualche scoppiettio qua e là, vive in pace. Un’età dell’oro.
Ma la pace non va mai data per scontata. Se pensate che l’Europa non possa scivolare di nuovo nell’inferno di un conflitto armato, attenti, perché non siete i primi a pensarlo. Altri si erano già fatti quest’illusione durante il Congresso di Vienna. E poi di nuovo nei quarant’anni di calma che seguirono la Guerra franco-prussiana del 1870. Questo secondo periodo è finito con la Prima guerra mondiale. Per capirci.
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Forse abbiamo sottovalutato la possibilità di conflitto in questo secolo?
C’è chi lo pensa. Gli esperti di sicurezza stanno analizzando alcuni scenari ipotetici in cui una Russia molto rafforzata da un lato e i membri NATO europei dall’altro passino dalle tensioni diplomatiche agli schiaffoni. È, specificano, un evento improbabile. Ma se abbiamo imparato qualcosa, negli ultimi tempi, è che improbabile non vuole dire impossibile. In effetti, sarebbe già potuto succedere in tre semplici passaggi.
Uno: Donald Trump fa quello che ha detto e fa uscire gli Stati Uniti dalla NATO. Due: Valdimir Putin galvanizzato decide di invadere gli stati del Baltico—Lituania, Lettonia, Estonia—che da tempo reclama come parte della Russia. Tre: dato che questi tre stati sono membri NATO dal 2004, il resto degli alleati—Regno Unito, Germania, Francia, Italia, etc—scendono in campo per difenderli.
Ma Russia ed Europa potrebbero entrare davvero in conflitto? E se succedesse, come andrebbe? Sappiatelo fin da subito: per citare Keir Giles, del think-tank inglese di politica estera Chatham House, “non aspettatevi niente di buono.”
1. SALE LA TENSIONE
La tensione tra Russia ed Europa è sempre alta. Ma di questi tempi è più alta del solito.
Da una parte, in Russia si sono organizzate esercitazioni antiatomiche che hanno coinvolto 40 milioni di cittadini; dei sottomarini russi sono stati avvistati nelle acque territoriali di altre nazioni e ai confini dello spazio aereo inglese sono stati condotti alcuni finti attacchi aerei. Anche annettere con la forza parte di un altro paese, la Crimea, non è da considerarsi un’espressione di buon vicinato.
Anche la NATO, comunque, ha fatto il suo. L’Alleanza Atlantica è presente con migliaia di soldati in paesi confinanti con la Russia, e proprio in questo momento in Scozia è in atto un’esercitazione di guerra con migliaia di persone e 50 velivoli coinvolti. In questa esercitazione, il nemico ha un nome non proprio privo di rimandi: i rossi.
2. LO SCOPPIO
Non mi si può accusare di russofobia se dico che l’attuale governo russo ha messo gli occhi sul Baltico.
Putin pensa che questi stati ex sovietici non avrebbero mai dovuto diventare indipendenti: hanno tutti un’alta percentuale di popolazione russa e porti in eccellenti posizioni strategiche. Certo non gli va giù che siano membri della NATO e che gli Alleati—e qui non ha tutti i torti—stiano accerchiando la Russia.
“Se comprimi una molla,” ha minacciato nel 2014, “prima o poi si riaprirà.”
Senza l’America, quella molla potrebbe riaprirsi in qualunque momento.
“Invaderebbero immediatamente gli stati del Baltico,” dice Giles, che è anche direttore del Conflict Studies Research Centre dell’Oxfordshire. “Putin è convinto che l’annessione degli stati baltici sia fondamentale per la sicurezza russa. Ma bisogna andare oltre. È difficile porre un limite all’ambizione dei russi che vogliono vedere espandersi i propri domini. Vorranno Polonia e Finlandia, per esempio.”
3. INTERNET DOWN! COLPI IN CANNA!
Uno studio del 2015, condotto dall’istituto di ricerca americano RAND Corporation, ha stabilito che ai russi basterebbero 60 ore—praticamente un weekend lungo—per conquistare Lituania, Lettonia ed Estonia.
Ma Giles pensa che ci sarebbero dei segnali, prima. “La diplomazia e i media russi comincerebbero a concentrarsi su problemi tali da giustificare un intervento armato,” dice.
Con qualche scusa, per esempio una missione di pace, verrebbero dislocati migliaia di uomini lungo il confine. I giorni precedenti l’incursione, l’internet delle tre repubbliche baltiche verrebbe mandato in down o manomesso dagli specialisti in telecomunicazioni russi. L’elettricità tagliata e i bancomat staccati. Manomessi anche i segnali di telefonia mobile e televisione. Messaggi appositamente creati per essere inviati a ufficiali, soldati e cittadini per scatenare panico e confusione. In alcuni casi, verrebbero inviati dal numero di qualche conoscente.
“Nelle circostanze giuste, basta questo,” dice Giles. “La Russia non ha bisogno di scavalcare i confini con i carri armati. Possono fare un colpo di stato anche senza nessun intervento militare. La disinformazione e il disordine civile possono portare, da soli, a un cambio di governo in favore di un satellite di Mosca. E questo sarebbe sufficiente, per gli obiettivi economici e di difesa russi.”
E se invece il governo non cambiasse?
Pensate a una guerra ibrida: tutto quanto detto finora unito a un improvviso ingresso di truppe nel paese. “Non sappiamo esattamente come potrebbe funzionare l’annessione, ma la Russia sta facendo delle esercitazioni,” dice Giles. “Quello che però sappiamo è che avverrebbe tutto molto in fretta.”
4. NATO: COMBATTERE O SOCCOMBERE
Nel caso in cui la diplomazia non funzionasse, la verità è che una NATO senza gli Stati Uniti quasi sicuramente non avrebbe la potenza necessaria per vincere una guerra contro la Russia.
Per adesso ignoriamo le armi nucleari, per limitarci a quelle convenzionali. La Russia ha più uomini (2,5 milioni solo di riserva) e più mezzi. Essendo un solo paese, la loro catena di comando funziona meglio. I soldati sono allenati alla battaglia, dalle esperienza in Ucraina e in Siria. Dopo un decennio e circa 50 miliardi di euro all’anno spesi per l’esercito, anche l’armeria—che include cose come i Pantsir–S1 e carri armati che possono letteralmente distruggere i missili cruise—è superiore.
È possibile anche che alcuni dei membri della NATO si tirino indietro. In particolare, la Turchia, viste le buone relazioni tra il Putin e Erdogan. Si tratta di 600.000 uomini—il secondo contingente più grande dopo quello statunitense—in meno.
Di conseguenza, la NATO si ritroverebbe di fronte a una decisione esistenziale: combattere, e probabilmente perdere, o lasciare da soli gli stati Baltici.
O, come la mette Ian Shields, professore di Relazioni Internazionali alla Anglia Ruskin University, “la scelta sarebbe tra sottrarsi all’accordo—cosa che porterebbe certamente alla disintegrazione della NATO e probabilmente, come conseguenza, alla fine dell’Europa come la conosciamo—o partecipare a una guerra cataclisma estendendola alle armi nucleari.”
5. GUERRA SUL CAMPO

Missili balistici a corto raggio (Foto via)
Ma procediamo con questo scenario, e immaginiamoci che la NATO scelga di combattere la Russia. Come andrebbe?
Non bene per nessuna delle due parti, dice Shields: “Su qualsiasi campo di battaglia, la devastazione sarebbe completa—anche se non sarebbero campi di battaglia così come li conosciamo. I missili e l’artiglieria sono molto più potenti e precisi, e questo vuol dire che gli accampamenti, le armerie, le infrastrutture, e anche intere città nemiche potrebbero essere distrutte dai propri confini. Il risultato sono battaglie molto meno individuali, ma anche molto più distruttive. Se nessuna delle due parti fa un passo indietro, intere parti di Europa—ed è impossibile sapere quali—sarebbero ridotte in macerie. Il bollettino dei morti sarebbe inimmaginabile.”
Il Regno Unito non sarebbe al sicuro, e anche il Canale della Manica sarebbe una barriera naturale completamente obsoleta. “I velivoli russi non avrebbero neanche bisogno di entrare nel cielo inglese,” dice Shields. “Potrebbero colpire con precisione da ben al di fuori.”
Entrambe le parti si contenderebbero il controllo del mare attorno alla Scandinavia. Gli attacchi cyber, nel frattempo, potrebbero colpire le linee di trasporto, gli ospedali, i media.
La carneficina riguarderebbe entrambe le parti, ma i vantaggi maggiori della Russia sarebbero due. Prima di tutto, ha più armi e più uomini, e quindi può reggere meglio la devastazione: la NATO potrebbe distruggere per chilometri e chilometri ogni singola struttura posizionata nel territorio avversario, senza neanche sfiorare Mosca.
6. PASSAGGIO AL NUCLEARE
Come sa qualsiasi studente di storia, non importa se hai 7.000 armi nucleari (la Russia) o se ne hai 200 (il Regno Unito e la Francia); il loro potere di distruzione è lo stesso. Il fatto è che premere il bottone rosso significa Distruzione Reciproca Assicurata. Se una delle due parti comincia a minacciare di usare le testate nucleari, l’altra risponderà allo stesso modo. Entrambi gli avversari sono rasi al suolo. Giusto? Sbagliato.
“La cosa che ha la Russia nel suo arsenale e che invece manca all’Occidente sono armi nucleari tattiche,” spiga Giles. “Non si tratta di armi nucleari che radono al suolo intere città, ma di armi che possono distruggere campi di battaglia o quartieri. L’Occidente aveva queste armi, ma se ne è liberato. Quindi, la sua unica risposta a un attacco nucleare mirato sarebbe un attacco nucleare totale. Che è auto-distruttivo, in quanto anch’esso ne uscirebbe distrutto. L’occidente è indietro di qualche passo rispetto alla Russia.”
Ciononostante, una volta che le armi nucleari vengono chiamate in causa, tutto diventa imprevedibile: città distrutte, milioni di morti. A questo punto, anche gli strateghi più esperti tendono a smettere di prevedere quello che può succedere.
7. MA NON FATE QUEI MUSI LUNGHI!
Se l’inizio della fine è che l’America lasci la NATO, la buona notizia è che sembra una possibilità sempre più remota. Trump non sembra più dell’idea.
E questo non solo per ragioni di sicurezza, ma anche politiche ed economiche. LA NATO assicura a Washington un’influenza sull’Europa e protegge un continente vasto e prospero che—e questo è l’importante—spende molti dei suoi soldi in commerci con società americane.
Detto questo, forse è il caso di ricordarsi che qui la pace sta davvero appesa a un filo. Forse è il caso di godercela, finché c’è.
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