Emmanuel Macron ha vinto il secondo turno le elezioni presidenziali francesi, e sarà il prossimo presidente della Repubblica.
Nella giornata di ieri, domenica 7 maggio, il leader del movimento “En Marche!” ha ottenuto il 66 percento dei voti, contro il 34 di Marine Le Pen—a capo del partito di estrema destra “Front National” (FN).
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Macron è un centrista d’estrazione liberale, ha 39 anni e sarà il più giovane presidente nella storia della Repubblica francese. Prima del voto del secondo turno aveva ricevuto il supporto degli altri candidati, in modo più o meno esplicito.
La sua vittoria, oltre a cambiare radicalmente il volto della politica francese—con una storica disfatta per i partiti tradizionali—è parecchio significativa anche per l’assetto politico mondiale.
Dopo la vittoria di Trump e della Brexit, il passaggio delle elezioni francesi era visto con timore da chi temeva che una vittoria di Le Pen avesse potuto tracciare il sentiero per un’ormai irrefrenabile ascesa del populismo nelle democrazie occidentali.
L’affermazione di Macron è stata quindi vissuta come una specie di sollievo. Allo stesso tempo, però, campagna ed elezioni sono state analizzate in lungo e in largo, come a voler cercare di tracciare una tendenza sia locale che globale.
Abbiamo selezionato per voi alcuni dei numeri e dei temi più interessanti che si possono cogliere dal voto di ieri.
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Le Pen ha perso praticamente ovunque
Come dimostra questo grafico, Le Pen ha ottenuto più del 50 percento dei voti solo in due dipartimenti: il Pas de Calais e l’Aisne. In tutto il resto della Francia, Macron ha vinto più o meno agilmente.
La leader del partito di estrema destra può però ritenersi relativamente soddisfatta per il suo risultato nel sud del paese: è andata molto bene nelle regioni mediterranee, e in dipartimenti come il Car e la Corsica del Sud è andata molto vicina alla vittoria.
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Quasi 11 milioni di francesi hanno deciso che Le Pen è “votabile”
O meglio: un elettore su tre di quelli che sono andati a votare—in una tornata che ha conosciuto un’astensionismo record—ha considerato “elegibile” il leader di un partito fondato da un uomo (il padre della stessa Le Pen) noto per le sue posizioni razziste e negazioniste.
Marine Le Pen, in sostanza, è riuscita a inserire il suo partito nel dibattito pubblico, a “normalizzarlo”, e ad accattivarsi una grandissima parte dell’elettorato. Fare opposizione a un governo liberista, adesso, potrebbe essere la parte più semplice.
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Tantissima gente non ha voluto esprimere una preferenza
L’astensionismo ha raggiunto i 25 punti percentuali, il dato più basso dal 1969 ad oggi. Circa 12 milioni di persone, quindi, si sono astenute: se sommiamo questo dato al numero di persone che ha votato scheda bianca o nulla—quasi 4 milioni—si arriva a 16 milioni circa di elettori che hanno deciso di non esprimere preferenze fra i due candidati.
È il 34 percento del totale.
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A Parigi c’è stato un plebiscito per Macron
Nella capitale, il leader di “En Marche!” ha ottenuto il 90 percento dei voti. In generale, Macron si è affermato soprattutto nelle aree maggiormente urbanizzate: in sei delle dieci città con più iscritti nelle liste elettorali, il neo-eletto ha infatti superato agilmente l’80 percento delle preferenze, e nei 174 comuni con più di 25mila aventi diritto al voto ha perso solo in sei.
Di contro, Le Pen ha ottenuto ottimi risultati in alcune aree rurali. Ad Ajaccio ha perso per soli 38 voti.
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Non è finita qui
Il mese prossimo, l’11 e il 18 giugno, si terranno i due turni delle elezioni legislative. Ciò vuol dire che bisogna ancora decidere la composizione del Parlamento, e che non è detto che Macron potrà effettivamente governare col pieno sostegno parlamentare, dato che per legge è possibile—come già successo—che la maggioranza sia di un colore—così come il primo ministro (su cui Macron avrà potere di nomina)—e la presidenza della Repubblica di un altro.
In aggiunta, il movimento di Macron appare ancora forse troppo piccolo per garantire al neo-eletto una larga rappresentanza parlamentare: stando ai sondaggi, nessuno dei partiti sembra poter godere di una chiara maggioranza.
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