Da qualche mese, sia in Italia che all’estero, l’espressione fake news ha cominciato a definire la creazione o la condivisione di notizie intenzionalmente false.
In poco tempo, insieme a post-verità, questa parola è stata usata un po’ ovunque e nei modi più diversi, fino a diventare un’arma politica sfruttata sia a destra che a sinistra—tant’è che negli USA il presidente-eletto Donald Trump l’ha usata per screditare chiunque non gli andasse a genio.
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Nelle ultime settimane, alle fake news è stata persino addebitata la sconfitta di Hillary Clinton, che sarebbe stata vittima di una campagna denigratoria più o meno sistematica, fatta di informazioni fraudolente e mistificazioni quasi paradossali.
E i media—ovviamente—hanno cavalcato l’onda, facendone menzione in modo così ossessivo, incoerente e “meta” che ha finito col perdere ogni possibile significato.
Noi, dal canto nostro, dichiariamo la parola “fake news” ufficialmente morta. E per “ufficialmente” intendiamo un’accezione più simbolica che altro—non è “morta” davvero, insomma: siamo nella post-truth era o no?
RIP, fake news. Il video qui sopra è la croce sulla tua tomba—forse.
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