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Questi figli di papà sono andati a un festival di lusso ma è finita molto male

Doveva essere una vacanza a base di cibo prelibato, feste sugli yacht, e alloggi di lusso. Ma non c'era niente di tutto ciò.

La teoria è questa: migliaia di ragazzi, che semplificando (ma probabilmente neanche troppo) definirò tutti figli di papà, pagano decine—in alcuni casi centinaia— di migliaia di dollari per passare un weekend alle Bahamas, in quello che dovrebbe essere il festival musicale più lussuoso di tutti i tempi. Tale festival prevede cibo prelibato, alloggi di lusso, jet privati, feste sugli yacht in compagnia di celebrità e modelle, accompagnati dalla musica di artisti quali i Blink 182, Major Lazer e Disclosure.

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La realtà, invece, è così: migliaia di ragazzi si trovano bloccati in uno scenario apocalittico in cui il lusso è un concetto del tutto sconosciuto, costretti a dormire in tende di emergenza, spesso senza materassi, senza cibo e senza acqua. E ovviamente senza star, senza yacht e senza musica.

Sembra la trama di un film horror, ma nello specifico è quello che è accaduto al Fyre Festival—il festival musicale che da giorni sta dominando l'attenzione internazionale e che sembra destinato a rimanere impresso nella storia dei festival.

Tutto ha inizio nell'inverno dello scorso anno, quando dal nulla influencer, modelle e celebrità del calibro di Kendall Jenner, Bella Hadid e Emily Ratajkoski cominciamo a pubblicizzare sui loro profili social il #fyrefestival, tramite foto che le ritraggono in completo relax sulla paradisiaca isola delle Bahamas.

L'evento è organizzato dal rapper Ja Rule e da Billy McFarland, imprenditore 25enne attivo nel mondo della tecnologia, ed è subito promosso come Il Festival Musicale del secolo—impareggabile, dice Ja Rule, "per qualità della musica, del cibo, del design e dell'accoglienza."

Si svolge in due weekend che vanno dal giovedì al lunedì e, vista la qualità dell'esperienza, tre giorni di festival costano dai 1,500 ai 250,000 dollari, che migliaia di ragazzi sborsano prontamente. Ma, come ha raccontato al New York Magazine una persona che ci ha lavorato, a livello organizzativo il disastro era prevedibile.

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A circa un mese e mezzo dalla data, niente assomigliava lontanamente a un luogo che si apprestava ad accogliere un festival di lusso, e la logistica era completamente assente—non esistevano palchi, non c'era il catering, gli artisti non sapevano nulla di come sarebbero stati pagati, e nessuno degli organizzatori sembrava avere la più pallida idea di come muoversi.

Ma prima ancora che l'organizzazione, problemi ben più gravi riguardano le modalità con le quali il festival è stato promosso. Stando a Vanity Fair, la vera truffa parte dal marketing che sta dietro al festival: oltre alle immagini e la narrativa scelte per promuoverlo, gli organizzatori hanno reclutato 500 personaggi con molto seguito sui social, e hanno chiesto loro di pubblicare foto e video volti a sponsorizzare le meraviglie del festival. In cambio, avrebbero ricevuto gratis alloggio, volo e biglietti.

In una campagna che nelle prime 48 ore dalla sua uscita aveva raggiunto 300 milioni di persone e che vedeva coinvolti agenzie di comunicazione, le celebrità non hanno mai specificato di fare pubblicità per un tornaconto economico, violando di fatto le leggi della Commissione Federale per il Commercio (FTC).

L'altro grosso problema preliminare riguardava il posto scelto per ospitare il festival: l'isola Exuma. Secondo gli annunci doveva essere un'isola privata—che in un video di promozione assomiglia all'isola privata che era di proprietà di Pablo Escobar; nella realtà, l'idea da parte degli organizzatori di acquistarne una era saltata, e in cambio avevano optato per un'isola né privata né remota, ma un posto che sembrava essere in effetti il luogo in cui le persone di un vicino resort attraccavano i loro yacht. Inoltre, al contrario di quanto detto, all'isola non si arrivava con dei jet privati ma con dei comunissimi aerei di linea—almeno, finché è stato possibile.

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Il 28 aprile 2017, e quindi al primo giorno dell'evento, alcuni aerei hanno infatti cominciato improvvisamente a smettere di trasportare i passeggeri all'isola. Il caso più rappresentativo è quello dei passeggeri di un aereo che dopo essere rimasti bloccati per ore all'aeroporto di Miami sono stati fatti scendere.

Sull'aereo, come testimonia un video rilasciato su Twitter, comincia a spargersi la voce che "il governo o chiunque gestisce questo festival non vuole altre persone. Non ci sono posti letto. Non c'è posto in cui stare,"—voce confermata nella stessa serata di giovedì dalla compagnia aerea.

Contemporaneamente, comincia a diventare chiaro che gli sfortunati non sono quelli bloccati in un aeroporto, ma chi Fyre Festival ci è arrivato. I social si riempiono infatti di video, foto, e storie che raccontano di come niente, sul luogo, fosse pronto per accogliere gli spettatori.

I problemi riguardano ogni singolo aspetto dell'esperienza: il modo in cui gli ospiti vengono trattati (appena arrivati sono portati con un bus a una festa e lasciati lì); gli alloggi (delle tende di emergenza); e il fatto che gli ospiti si sono ritrovati in un posto in cui non c'era assistenza medica, senza valigie né addirittura letti.

Le testimonianze raccontano di una situazione di caos totale. Gabby FitzGerald, una studentessa della Columbia University, ha raccontato a VICE News di essersi trovata invece che nella "suite di lusso" per otto persone che aveva prenotato, in quello che assomigliava esattamente a un "campo improvvisato del sud America", dove "tutto era bagnato, anche i materassi."

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Nelle tende, inoltre, non c'erano chiavi né gli improvvisati armadietti destinati a custodire gli effetti personali dei partecipanti potevano essere chiusi. Hallie Wilson, una ragazza che ha partecipato al festival, ha raccontato ad ABC News che la situazione era "spaventosa", e che nell'isola le persone non potevano lasciare la tenda per paura che qualcosa venisse rubato loro (cosa che sarebbe successa a una sua amica, nonostante la polizia dell'isola neghi che siano stati riportati dei furti.)

Sempre riguardo alle condizioni del festival, il New Yorker riporta la testimonianza di una ragazza di 23 anni di New York, che ha parlato di "condizioni disgustose", in cui le persone si trovavano senza le proprie cose e senza alcun aiuto da parte del personale, che era chiaramente impreparato a gestire la situazione. Da mangiare, dice, invece delle prelibatezze promesse agli ospiti è stato dato un po' di pane e formaggio, accompagnato da qualche foglia di insalata.

E qui si apre un altro capitolo dolente, ovvero quello relativo ad acqua e cibo. Se prima del festival i partecipanti erano stati invitati a caricare sui loro braccialetti almeno tremila dollari, probabilmente è perché, a quanto ha riportato un'altra sopravvissuta al Fyre Festival a VICE News, l'acqua costava 4 dollari a bottiglia. La stessa ragazza racconta di esser dovuta andare in cerca di cibo da alcuni abitanti locali con suo marito, in quanto nei luoghi del festival a nessuno durante tutto il giorno era stato dato niente da mangiare.

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Non c'è da stupirsi se il risultato è stato questo: la gente si è riversata in massa all'aeroporto nel tentativo di fuggire dall'isola, rimanendovi di fatto bloccata. Lì, più fonti confermano che alcune persone, affamate e assetate, sono addirittura svenute. A disertare il festival sono stati anche i Blink 182, che nel pomeriggio di giovedì hanno scritto un tweet in cui annunciavano che non si sarebbero esibiti al Festival, in quanto non erano convinti ci fossero le condizioni per garantire ai loro fan una performance di qualità.

Il giorno dopo, venerdì, con un comunicato del Ministero del Turismo delle Bahamas, il festival è ufficialmente cancellato. "Centinaia di turisti a Exuma si sono ritrovati nel mezzo della disorganizzazione e del caos," si legge nella nota.

Se Bella Hadid si è timidamente scusata per il ruolo che ha avuto nel pubblicizzare il festival, chiarendo però di non averci nulla a che fare, molte altre celebrità coinvolte hanno cancellato i post dai loro profili e tutte le pagine del sito sono state rese inattive e sostituite dal comunicato ufficiale degli organizzatori.

Anche quest'ultimi si sono scusati. Il primo a parlare è stato Ja Rule, che su Twitter si è detto distrutto per quello che era successo, ma ha voluto ribadire che l'esito del festival non è stato colpa sua, e che non si trattava di una truffa. Billy McFarland, in un'intervista a VICE News, ha invece descritto giovedì "il giorno peggiore della sua vita" e ha attribuito il disastro a un temporale che si era abbattuto sull'isola la mattina del festival danneggiando metà delle tende, rovinando gli impianti, e causando ritardi degli aerei. Inoltre, ha promesso che tutti i partecipanti verranno rimborsati completamente e avranno diritto a dei biglietti per il Fyre Festival del 2018.

Parlare del festival del 2018 sembra un po' prematuro; per ora, la cosa certa è che gli organizzatori si trovano ad affrontare una causa per 100 milioni di dollari, e che dal punto di vista dei partecipanti, migliaia di dollari per un'esperienza del genere sono una cifra leggermente esagerata.

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