Música

Hanatarash, la band noise che rase al suolo il palco con una ruspa

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente su VICE Francia.

Tokyo, 1985. Dopo aver fatto firmare un consenso informato a ogni persona del pubblico, Yamantaka Eye—frontman della band noise giapponese Hanatarash—entra nella sala concerti sfondando un muro laterale con un bulldozer e procede a distruggere completamente il palco. Sta per lanciare con aria impassibile una bottiglia Molotov verso il pubblico quando viene fermato da alcuni dei presenti.

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Questa fu l’ultima di una serie di trovate sempre più violente da parte di Eye, finché le autorità giapponesi non vietarono alla band di esibirsi dal vivo. A un altro concerto, Eye tagliò a metà un gatto morto con un machete e lanciò la carcassa contro il pubblico. Una volta salì sul palco con una sega circolare attaccata alla schiena—alla sega aveva tolto i dispositivi di sicurezza. Durante la performance rischiò di amputarsi una gamba. Un’altra volta ancora, sempre dopo aver chiesto di firmare il consenso informato, Eye lanciò frammenti di vetro e di ferro tra il pubblico.

Ovviamente, la band attirò rapidamente molta attenzione, sia da parte dei fan che della polizia. Sentendo il fiato sul collo da parte delle autorità, Hanatarash decisero di culminare la propria carriera con il concerto del bulldozer. Si sciolsero poco dopo, dopo appena un anno di attività. Nel 1990 la band si riunì e continuò a fare musica fino al 1998, ma senza la componente di violenza estrema.

Hanatarash, che si può tradurre a grandi linee come “piagnone”, sono principalmente ricordati per questi gesti estremi, ma hanno fatto molto di più. Il caos e la distruzione fanno parte di una più ampia visione artistica conosciuta negli ambienti come noise, una forma d’arte ben definita che affonda le radici nei movimenti artistici e musicali d’avanguardia del Ventesimo secolo.

Il noise è l’arte della non-musica, o più precisamente del rumore come musica. “La vita antica fu tutta silenzio,” scrisse il pittore e compositore italiano Luigi Russolo, considerato il padre del movimento rumoristico, nel suo manifesto futurista L’arte dei rumori. “Nel Diciannovesimo secolo, coll’invenzione delle macchine, nacque il Rumore,” proseguì Russolo. “Oggi, il Rumore trionfa e domina sovrano sulla sensibilità degli uomini.” 

La musica e l’arte noise prendono ispirazione dagli ambienti urbani, spesso inospitali e brulicanti di suoni che ci infastidiscono. Nel corso del Ventesimo secolo, diversi movimenti artistici hanno sperimentato con il rumore, dalla composizione musicale Fluxus al free jazz, dal movimento Dada alle forme più radicali e decostruite di rock.

Nel 1975, il musicista americano Lou Reed ha portato il noise dentro la cultura mainstream con l’album Metal Machine Music, che consiste di quattro lunghe tracce che contengono esclusivamente feedback di chitarra fatti risuonare a diverse velocità. Non fu un album di successo—a meno che per successo non intendiamo alienare gran parte del pubblico che aveva seguito Reed fino a quel momento e attirarsi le ire della critica.

Molti altri generi e sottogeneri musicali hanno assorbito il noise nel loro suono: power electronics, grindcore, glitch, punk. Negli anni Ottanta, dopo il successo globale di alcune band inglesi, si formò una nuova nicchia sperimentale in Germania, capitanata dall’ormai leggendario gruppo industrial Einstürzende Neubauten

Fu proprio lavorando come tecnico al concerto della band tedesca in giappone che Eye incontrò Mitsuru Tabata, l’altro membro fondatore di Hanatarash. Entrambi pensavano che il punk fosse stato ripulito e addomesticato e che fosse diventato troppo mainstream, così decisero di riportare in vita gli elementi più rivoluzionari ed estremi del genere con una nuova band. Il gruppo pubblicò tre album tra il 1984 e il 1985, più alcuni altri dischi dopo il 1990.

I primi tre dischi di Hanatarash sono difficili da ascoltare. Pur esibendo una certa forma di direzione artistica, è impossibile apprezzarli pienamente al di fuori del loro contesto performativo. Ma è anche così che la band trovò la morte—il loro tentativo di portare il noise in Giappone fu radicale, ma destinato fin dall’inizio a non durare proprio a causa della stessa sete di violenza e distruzione che li rese così importanti. Nonostante lo scioglimento di Hanatarash, la scena noise giapponese crebbe fino a dare vita a uno specifico sottogenere, detto Japanoise

Dopo Hanatarash, Eye continuò a dedicarsi a progetti solisti e collaborativi. Nel 1986 fu tra i fondatori dei Boredoms, una band che proseguì nel solco tracciato da Hanatarash ma ampliandone la palette sonora, facendo spazio a struttura e melodia. A differenza del suo estremo predecessore, Boredoms è un progetto che continua ad andare avanti da decenni e ha dato un contributo enorme all’evoluzione della musica rock mondiale con le sue sperimentazioni: per esempio con canzoni lunghissime e suoni psichedelici completamente nuovi.  

Uno dei loro concept più interessanti è l’album live 77 Boa Drums, registrato dalla band il 7 luglio 2007 a New York. L’album consiste di una performance live della durata di 77 minuti con Eye alla voce, strumenti elettronici e uno strumento costruito per l’occasione chiamato Sevena, altri tre membri della band—Yoshimi P-We, Yojiro Tatekawa e Muneomi Senju—e altri 74 musicisti, tutti alla batteria. In totale c’erano 77 batteristi, con l’aggiunta di Eye come membro zero. L’album fu venduto in Giappone per 7,777 ¥ (circa 70 €). 

Al concerto seguirono due eventi intitolati 88 Boa Drums l’8 agosto 2008, con (indovina) 88 batteristi: uno a Los Angeles condotto dai Boredoms e uno a Brooklyn condotto dalla rock band sperimentale Gang Gang Dance.

Ascoltando la musica più recente pubblicata da Eye, mi sono reso conto che fin dall’inizio il suo lavoro è stato rivolto al futuro più che a ogni altra cosa—e sarà probabilmente sempre così. Anche se i suoi ritmi sincopati non sono certo per tutti, da qualche parte là fuori ci sarà un ragazzino o una ragazzina che è un po’ più stramba e visionaria degli altri, e che troverà ispirazione in queste tracce e si tufferà nell’arte del rumore senza guardarsi indietro.