Música

L’intervista definitiva sul Machete Mixtape 4

MACHETE MIXTAPE 4

Gli stimoli sono costanti e incessanti. Arrivano dagli schermi che teniamo in mano e hanno un effetto sul modo in cui percepiamo la realtà: se ci sono tantissime notizie brutte, dopo un po’ cominciamo ad abituarci e a smettere di provare compassione. E se esce un sacco di musica nuova, allo stesso modo, dopo un po’ cominciamo a smettere di stupirci.

Recenti dati dicono che su Spotify, per esempio, vengono caricate in media 40.000 canzoni ogni giorno. Qualche mese fa, SoundCloud era arrivato a un catalogo di 200 milioni. E tutti questi pezzi di suono possono anche non esistere per un utente che magari usa solo YouTube—e qua potete vedere in tempo reale quanta roba succede su YouTube.

Non è quindi scontato che l’annuncio di un progetto musicale causi genuino entusiasmo all’interno di una determinata fascia di ascoltatori. Forse lo è ancora di meno se stiamo parlando di quella del rap italiano, relativamente enorme ma anche piccola a livello mondiale—per intenderci, dopo un po’ i featuring e le sorpresone finiscono, e bisogna inventarsi qualcosa di nuovo per generare quel friccicorio che solo la sorpresa e l’entusiasmo sanno generare nelle spine dorsali dei fan.

Videos by VICE

Qualche giorno fa i ragazzi di Machete ci sono riusciti. Il Machete Mixtape 4, uscito oggi a mezzanotte, non ha fatto altro che mettere un sacco di artisti fortissimi insieme a tanti altri artisti fortissimi, ma lo ha fatto con una dimensione tale da renderlo un evento. Fabri Fibra e Massimo Pericolo, Marracash, Izi e Gemitaiz, Tedua e tha Supreme, Dani Faiv e Shiva, il ritorno di Jack The Smoker, Salmo e Nitro e Lazza e Beba e Jack The Smoker e Low Kidd e MACE e tutti gli altri—tutte macchie di un quadro puntinista, tutti tasselli di uno splendido mosaico.

Lo studio di Machete a Milano sta in un seminterrato ed è composto da una lunga serie di stanze e studi—in alcune ci sono casse e computer, in altre ci sono postazioni da gamer. In una di quelle, ieri, mi sono trovato ad ascoltare il Mixtape insieme a Slait, che di Machete è fondatore insieme a Hell Raton e Salmo. E poi a chiacchierare per un bel po’ di tutto quello che Machete ha rappresentato e rappresenta per l’arte e la cultura rap in Italia. A parlare sono Slait, Hell Raton e Low Kidd, mentre Salmo non è potuto esserci per un infortunio a un concerto—ma la sua figura e i suoi input traspaiono dalle parole dei suoi soci, dei suoi amici, dei suoi compagni.

machete mixtape 4
La copertina del Machete Mixtape 4, cliccaci sopra per ascoltarlo su Spotify.

Noisey: Voi siete attorno ai trent’anni, mentre un ragazzo come tha Supreme è del 2001. Come vi trovate a rapportarvi con un ragazzo così più giovane di voi?
Slait:
Di testa è molto maturo e si rapporta bene con ragazzi più grandi. È molto umile e puro a livello musicale e di personalità. Ha dei principi ben saldi e in questo momento pensa solo alla musica, e non all’immagine. Lo dimostra il suo profilo Instagram, posta qualcosa solo quando deve uscire musica.
Low Kidd: Innanzitutto la musica è un linguaggio universale in cui non ci sono età o sesso. Poi va detto che questi ragazzi hanno rispetto per la nostra età e il nostro vissuto, anche se hanno una marcia più sia a livello tecnico che comunicativo. Sono nati con i software, sono nati con i social, e quindi anzi è quasi più facile parlare con loro.
Hell Raton: Esatto, c’è una particolarità nelle nuove generazioni, non solo in Supreme ma anche in Lazza o in Beba. Per noi il rap era una difficoltà, affermarti era un casino. Loro lo sanno. Sono più umili, aperti e pronti ad ascoltare, e inoltre capiscono il linguaggio di internet, che oggi è tutto. È quasi più difficile rapportarci con i nostri coetanei che hanno affrontato la nostra stessa struggle.
Low Kidd: È anche difficile da spiegare perché questi qua ci nascono dentro. Noi eravamo ancora quelli che andavano in giro a pedalare senza cellulare. È un fatto naturale, di evoluzione.

In “Star Wars”, Massimo Pericolo dice “Mio figlio piuttosto che il rapper giocherà a calcio”.
Hell Raton:
È l’unica barra che io non condivido, perché non mi piace il calcio!
Slait: Però la strofa maleducata ci piace!
Hell Raton: Certo! Comunque Pericolo arriva dalle arti marziali, è molto disciplinato, e quindi vede il calcio come sport che come mercato. Quindi ci sta. E poi, come dicevo ad Alioscia sulla crociera di Salmo, lui è un hooligan. È un aizzatore da stadio!
Slait: Magari ha visto la discografia al giorno d’oggi, ha detto che merda, io ci faccio solo i soldi mio figlio non lo voglio in questa situazione!

Ad ogni modo, avevo chiesto ai nostri follower alcune domande per voi. Un ragazzo si chiedeva come vi faceva sentire il fatto che tutti possano e vogliano fare rap, oggi.
Low Kidd:
Il fatto che tutti possano fare musica non vuol dire che tutti arrivino, anzi. La saturazione porta proprio il contrario.
Slait: Negli ultimi sei mesi tanti artisti si sono fatti malissimo e gli emergenti se non hanno qualcosa di veramente diverso non funzionano, come dimostra tha Supreme. Grazie al mondo dei videogiochi ci siamo avvicinati a tanti ragazzi, e io in particolare. Ti parlo di quattordicenni, quindicenni. Young Miles, che ha 17 anni e ha prodotto “Star Wars” con Fibra e Pericolo, l’ho conosciuto online.

Ecco, Young Miles. Com’è che siete passati da “giochiamo insieme a Fortnite” a “produci il pezzo di Fabri Fibra e Massimo Pericolo con Crookers e Nic Sarno”?
Slait: Io gioco con Supreme su Fortnite, ogni tanto entra qualcuno in lobby e giochiamo in quattro. Avevo giocato un bel po’ di volte con Miles, che è di Roma e ha appena compiuto 17 anni, e a un certo punto Sup mi dice che produce e se voglio sentire qualcosa. L’ho contattato, è un ragazzo mega disponibile, devo ancora conoscerlo di persona. Ad ogni modo, mi ha mandato una cartella di beat e ci sono rimasto veramente male. È molto forte, ha un suono molto aggressivo, produce da un po’ di anni e solo ora sta iniziando a ricercare tra i generi per trovare una roba sua. E al giorno d’oggi è molto difficile, però ci sta riuscendo. Lui ha fatto anche il pezzo di Beba e Lazza.

Ed è fondamentale che ci siano realtà come la vostra che prendono queste voci, gli danno fiducia e non le fanno mangiare dal sistema discografico.
Slait:
E infatti quando lo abbiamo conosciuto gli abbiamo detto “Bro, vieni qua, che ti abbracciamo e ti facciamo stare tranquillo”. Se lo metti in un mercato senza freni e senza controllo è un disastro. Lo fai star male. Lui ha bisogno, come noi da piccoli, di fare musica per star bene e noi gli stiamo dando i mezzi di farlo. Di liberarsi dal resto.
Hell Raton: È giusto che tutti abbiano il diritto e l’ambizione di fare il rapper, perché comunque in Italia siamo arrivati tardi. In America fanno tutti rap. Qua si scioccano perché Michelle Hunziker fa il pezzo rap, in America chiunque vada in un programma televisivo lo fa. A noi fa strano? Sì, non ti dico “che figo”, anzi. Però capisco che sarà sempre di più così, ma resterà a galla chi ha talento. Come Machete, che è stata premiata dalla rete, che è meritocrazia. La rete ti dà e ti toglie. E se vuoi fare tutto da solo devi sacrificare anche un po’ il lato artistico per dedicarti a quello imprenditoriale.

Esatto, e mi interesserebbe sapere come si è evoluta la suddivisione dei ruoli all’interno di Machete. Come bilanciate il vostro essere artisti con il vostro essere imprenditori, gestori di talenti.
Slait:
Ci vorrebbe un’altra intervista per parlarne. In questi anni siamo andati avanti tantissimo, soprattutto nel corso degli ultimi quattro. Lorenzo, Low Kidd, ora ha anche un’etichetta ed è pure un discografico. 333 Mob è sorella di Machete, il nostro roster è un movimento. Supreme non è Machete, ma è uno di noi. Sono cambiate tante cose…
Hell Raton: Parlando a nome di tutti e tre, noi siamo artisti che stanno dedicando la loro arte ad altri artisti. Se non sei presente a livello musicale in un pezzo o sul palco la gente non ti percepisce, ed è una cosa che fa dispiacere. Ci trovi nei credit dei dischi, ci trovi a dare direzione agli artisti, ma il pubblico questa cosa non la percepisce. Vede il frontman in prima linea, quando in realtà c’è tanta arte. Lavoriamo con gli altri per un bene comune. Io e Slait siamo fermi da anni? Low Kidd non fa un disco da tempo? Tutti e tre siamo nei dischi di tutti noi.

E oltretutto lavorate come mentori per ragazzi più giovani di voi, che accogliete e spingete.
Slait:
Io quando stavo in Sardegna volevo partire, andare fuori, sfondare tutto ma era difficile trovare contatti. Quindi a livello personale, quando spingo questi ragazzi qua, voglio fargli fare quello che non sono riuscito io a fare alla loro età. E volano, veramente, come gli dai un attimo di spazio. Sono molto umili e si fidano un sacco.
Hell Raton: Questo mondo giovane è il gaming. Machete Mixtape è sempre stato simbolo di unione, unica compilation che ha sempre unito tutta la scena. Anche se oggi tutti pensano al proprio business, con il quarto capitolo ci siamo riusciti ancora. Però tutto quello che facciamo nasce dall’unione e dalla passione, dai tape al gaming. A noi ci pigliano per il culo perché ci vedono sempre qua a giocare…
Low Kidd: Ma chi?
Hell Raton: Tutti! Ma Lazza in primis, che ci prende per il culo… “Ah, è questo che avete fatto oggi!” Però entri lì e c’è una chat con quaranta ragazzini che parlano costantemente. Nulla ci vuole che nasca un feat, che chiuda un contratto mentre sto giocando. Siamo proiettati a fare le riunioni con la realtà virtuale, cosa che già succede nelle case discografiche inglesi quando devono fare le conference con New York. Comunicare con i ragazzi in questo modo ci sta dando uno slancio in più.
Slait: Questa cosa del gaming negli ultimi sei mesi ci ha riunito veramente tanto.

https://www.instagram.com/p/BzLJtQRCELR/

Sì, alla presentazione di Machete Gaming si era parlato molto di questi temi: unione, nuovi modi di comunicare. Per sfatare il mito del ragazzino che perde le giornate da solo davanti allo schermo.
Hell Raton: Ma lo pensavo pure io! Io stesso ragionavo da cinquantenne, pensavo non avremmo combinato più un cazzo. Negli ultimi anni mi sono concentrato sulla musica, e al momento dei multiplayer ho mollato i giochi. Ho provato tutto, ho giocato in VR, ma quando Slait mi ha detto “facciamo la sala gaming” ho avuto paura che in questi studi non si facesse più musica. E invece è stato completamente l’opposto.

In “Stupido Gioco del Rap”, sul Machete Mixtape II nel 2012, Salmo diceva, “Se fai hardcore non per forza sei un morto di fame”. A sette anni di distanza, che cosa può significare una frase come questa?
Slait:
Avevamo ancora tanta fame allora, eravamo ancora all’inizio e questo discorso non era scontato. Fino al 2015 non ci siamo fermati veramente un secondo. Non ci siamo guardati indietro per dire, “ok, abbiamo fatto qualcosa.”
Hell Raton: Mauri ha una scrittura molto lungimirante, e quindi stava prevedendo una cosa che ho sempre detto a Slait. Come etichetta abbiamo sempre rappresentato un momento del mercato discografico italiano simile a quello in cui gli N.W.A. arrivarono su quello statunitense. Si stavano accorgendo che per iniziare a sfondare le classifiche non dovevi fare rap/pop, poteva esserci il rap crudo di Noyz, potevano esserci le rime di Fibra. E adesso sono tutti intenditori! Anzi, i giornalisti che non hanno mai capito niente di rap ci chiamano trapper!
Low Kidd: Non sanno neanche cos’è la trap! Voi vi ricordate quanto si soffriva in passato? L’Italia è sempre stata abituata ad altre cose, e poi è successa questa scintilla.
Hell Raton: Ad ogni modo, Mauri ha detto una verità che poi si è confermata. Stiamo uscendo con un disco con una sonorità tutto tranne che estiva, è puramente rap.

E per sottolineare quello che volete fare avete chiuso con “Mammastomale”, prodotta da Dade dei Linea 77, una band che ha fatto un piccolo pezzo di storia del metal italiano e con cui state collaborando. E ci cantano sopra Izi e Gemitaiz. Tutto sta facendo il giro!
Hell Raton: Mi sono letto il vostro pezzo sul metallaro di provincia e mi sono rivisto in tante cose, noi veniamo da quel mondo lì. Da quello struggle lì ci siamo venuti praticamente tutti.
Low Kidd: Siamo tutti accomunati da questa cosa, forse solo un pelo meno Lazza, ma veniamo tutti da quella roba.
Slait: Quel pezzo è un drittone pazzo. La cosa più figa è stata che dal primo brano all’ultimo le combo siano nate in maniera iper naturale.

https://www.instagram.com/p/BziCamqIj1W/



Non vi avrei neanche chiesto come sono nate le varie collaborazioni, dato che la naturalezza è un prerequisito dei mixtape.
Slait: Certo, è stato proprio una serie di conversazioni semplicissime. “Bro, metti Shiva qua!” Oppure, abbiamo mandato il beat di “Mammastomale” sia a Izi che Gemitaiz, pareva che uno dei due non riuscisse a darci una strofa, invece alla fine ci sono riusciti entrambi e abbiamo tenuto entrambi, Salmo ha messo il ritornello…
Low Kidd: Io e Salmo ci eravamo fatti delle idee in Sardegna e avevamo cominciato a contattare un po’ di gente con le basi che aveva raccolto Slait.

Quindi il mixtape è nato completamente in Sardegna?
Slait
: Sì, a casa di Salmo, a partire dal 15 maggio. Lui era lì, Low Kidd è sceso per lavorare con lui e buttare giù lo scheletro. Dopo aver fatto Hellvisback completamente assieme si sono ritrovati per questo progetto.
Low Kidd: Ci siamo sincronizzati per capire tutto, sound e persone, ma alla fine è stato un disco scritto ridendo. Io e Mauro lo abbiamo cominciato suonando roba in una doccia, battendo su una lampada! Non appena veniva in studio qualcuno come Lazza, che ha un’impostazione molto pulita, abbiamo dovuto quasi rieducarlo! Le cose che ho fatto io le ho fatte su un tavolino con una cassa bluetooth, non c’era niente di preparato.

Non a caso si chiama “mixtape”.
Hell Raton:
Giusto! In questi quattro anni abbiamo provato a farlo, il tape, ma non c’era questa spontaneità. Siamo stati tra gli ultimi a fare un disco compilation che aveva spaccato tutto quando ancora non c’era lo streaming. Replicare un’operazione del genere… questo disco è uscito in 20 giorni. Ma veramente.
Low Kidd: Perché sì, è un mixtape, a livello creativo è stato prodotto così, ma c’è stato dietro uno studio logistico preciso fino al millimetro. Tutti gli artisti di Machete sono venuti di persona in Sardegna a registrare. È un prodotto bipolare, ha l’attitudine di un mixtape e la qualità di un album. Una volta il mixtape nasceva perché non c’erano produttori, adesso ce ne sono anche sotto i tombini. Noi ci siamo divertiti, ma in maniera ordinata.
Slait: Abbiamo deciso tre settimane fa di far uscire il disco adesso. Lo abbiamo registrato, mixato, prodotto e stampato in 15 giorni. Non stiamo uscendo subito subito con il fisico, ma c’è. Questo disco è nato con i nostri artisti, poi ne abbiamo inseriti di altri che vedevamo bene nel progetto. Marracash, con cui Kidd sta lavorando tanto. Tedua, con cui c’è mega stima. Volevamo fare una roba fresca, con il nostro suono e il nostro roster. Uno dei motivi per cui non ci eravamo riusciti negli ultimi quattro anni è che adesso abbiamo raggiunto l’apice del nostro roster. Pensa a tutti i nomi che abbiamo! In questo momento, lo dico solo io, ma è il più grosso d’Italia. Nessuno è riuscito a mettere d’accordo così tante teste e a chiudere un progetto del genere. Questa è America, è un’altra roba rispetto a un prodotto italiano, in cui gli artisti sono tutti da soli e con l’ansia di dovere salire. Nel 2020 tutto questo è folle.

https://www.instagram.com/p/Bza1dW1C01l/

E lo insegnate ai ragazzini, dando un modello da seguire.
Slait: Certo, spero che nei prossimi anni tutto questo farà scuola per i ragazzi di oggi. Pensa che Miles e tha Supreme sono nati quasi ascoltando questi mixtape.
Low Kidd: Non quasi bro, scusami, Supreme l’ha detto lui stesso che il nome l’ha preso dal pezzo. È un dato di fatto.
Slait: Sono tutti ragazzi che arrivano dal nostro mondo. Abbiamo una tracklist che è una roba immensa, è proprio americana. Ci sono combo spaventose. Avrei voluto essere un fan, da un certo punto di vista! Quando stavo in Sardegna a vent’anni, quando vedevo progetti così grandi… PMC Vs. Club Dogo, Hashishinz Sound di Deleterio e Gué, o Thori & Rocce dopo.

Molti tra i nostri fan ci hanno chiesto di chiedervi come mai avete deciso di cambiare completamente lo stile della copertina.
Hell Raton:
Era lo spirito che ci stavamo trascinando tutti dalla Sardegna. Avevamo un sacco di idee, ma poi arriva il momento in cui Salmo si fa una bomba, guarda lo schermo… e dice “È questa!” L’input grafico è suo, e da lì abbiamo cominciato a lavorare a tutto il progetto. La stessa attitudine da mixtape la teniamo nella comunicazione.
Low Kidd: Non dobbiamo dimostrare nulla, abbiamo i grafici più forti attorno.
Slait: Lo abbiamo fatto per rompere i coglioni! Vuoi la cover bella? No, ti diamo la musica bella.

Che poi, “bello” è anche sporco. Prendiamo anche solo “SKIT FREESTYLE”, un pezzo registrato con l’iPhone.
Low Kidd:
L’iPhone è un elemento ricorrente del disco. Lungo il corso del disco c’è del vento, ed è vento reale, preso con l’iPhone a casa di Salmo. Abbiamo dato lo sporco anche in questo modo.
Slait: Era quello che facevamo quindici anni fa nella piazzetta, trovarci a fare freestyle con la gente dietro che fa i cori! Quello dà il sapore al disco.
Hell Raton: Slait aveva uno scantinato a Olbia grande come questa stanza, con la consolle, entravamo tutti a sudare con i microfoni…

Dato che hai tirato in mezzo Olbia, vorrei sapere alla luce di tutto quello che è successo come vi ha fatto sentire il recente post di Salmo in cui rivendicava i risultati ottenuti da Machete alla luce dei pregiudizi trovati a Milano, quando vi trasferiste in continente.
Slait:
Io non ho avuto nessuna difficoltà. Sono quasi dieci anni che siamo su e abbiamo ancora lo stesso spirito, ma all’inizio personalmente non me ne fregava nulla di nessuno.
Hell Raton: È quello che dice Salmo, andavamo nei bar e ci vedevano come degli strani. Ma non eravamo rapper singoli, noi ci muovevamo in carovana. Stavamo a cazzi nostri, stavamo bene perché stavamo facendo musica, e questo ci ha permesso di isolarci completamente dalla mentalità milanese. E tanto poi cascavano tutti da noi, in quello che chiamavano il Centro Sociale Machete.
Slait: Era una casa in Pasteur da cui sono passati tutti. E non l’abbiamo abbandonata, ci sono ancora dentro alcuni dei nostri ragazzi.
Hell Raton: E se c’era diffidenza, adesso possiamo dire che ce ne siamo altamente fottuti il cazzo e siamo dove siamo.
Slait: In Sardegna sai quante situazioni ci sono state? Quante persone più grandi di noi che comunque ci mettevano sotto? Prendevamo sempre schiaffi morali. Siamo arrivati a Milano con una corazza talmente spessa.
Hell Raton: Da noi si dice pedde mala, la pelle cattiva, come un cinghiale.
Slait: Al giorno d’oggi siamo ancora così. Machete e i movimenti che ci sono intorno sono la crew più produttiva di tutte. I Dogo, con cui sono cresciuto, tra il 2003 e il 2009 con i dischi andavano un po’ a scendere mentre le carriere dei singoli andavano a crescere. Noi abbiamo fatto il contrario, e ora siamo la crew più forte di sempre e siamo in ascesa. Tutto il nostro roster è al momento di top, che sia di Salmo, mio, di Nitro, di Lazza. Abbiamo fatto qualcosa che non aveva mai fatto nessuno.
Hell Raton: Tanta Roba a noi ha insegnato tanto, è un’etichetta che posso definire tale con un catalogo editoriale vero. Ai tempi tutti facevano le “etichette” ma non lo erano davvero, le nostre certificazioni sono veramente Machete Productions SRL.

Elia è su Instagram.

Segui Noisey su Instagram, Twitter e Facebook.