Il 25 marzo 2017, in una Roma blindata come non mai, si sono tenute le celebrazioni dei 60 anni dei trattati di Roma che hanno costituito il primo nucleo della comunità europea. Ventisette leader hanno sottoscritto l’impegno di ridare spinta ad un progetto che negli ultimi anni – tra la gestione della crisi greca e Brexit – è apparso in netta difficoltà.
“Dobbiamo restituire fiducia ai nostri concittadini,” ha detto il presidente del consiglio Paolo Gentiloni. “Crescita, investimenti, riduzione delle disuguaglianze, lotta alla povertà. Politiche migratorie comuni. Impegno per la sicurezza e la difesa. Ecco gli ingredienti per restituire fiducia. Serve il coraggio di voltare pagina. Il coraggio di procedere con cooperazioni rafforzate, e il coraggio di mettere al centro i nostri valori comuni.”
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Per le strade del centro, controllate a vista da un ingente schieramento di forze dell’ordine (circa cinquemila gli agenti impegnati), hanno sfilato ben quattro manifestazioni diverse e due presidi statici. Nella mattinata si sono svolte la “Marcia per l’Europa” – organizzati dai federalisti europei e da altre sigle pro-UE – e il corteo “La nostra Europa,” indetto da sindacati, associazioni e movimenti di sinistra.
Nel pomeriggio, invece, da Piramide si è mosso il corteo “Eurostop” – una piattaforma politica che vuole “uscire dalla gabbia dell’euro” e “superare l’Unione Europa costruita sull’Europa delle classi dominanti”, a cui hanno aderito sindacati di base e altri movimenti di sinistra. Su questa manifestazione, che doveva essere la più partecipata, nei giorni precedenti si era abbattuta una campagna di stampa allarmistica senza precedenti.
In particolare, i quotidiani avevano parlato in maniera ossessiva di “infiltrazioni dei black bloc” provenienti anche dall’estero (inclusi i fantomatici anarchici greci). Il quotidiano Il Tempo aveva titolato che “Roma si prepara a un sabato di violenza: i black bloc sono già in città, sarà guerriglia.” Altri avevano accostato con nonchalance “l’incubo black bloc” con il rischio attentati. Sul Corriere della Sera, inoltre, si parlava apertamente di persone disturbate ed “eccitate via web” pronte a colpire proprio il 25 marzo.
La giornata si era aperta con le notizie dei fogli di via comminati a diversi militanti dei centri sociali e il ritrovamento di alcune spranghe in via Galvani. Per qualche ora, inoltre, si è sparsa la falsa notizia di “170 anarchici francesi” bloccati alla stazione di Milano e rispediti indietro dalla polizia.
Sempre in mattinata tre pullman provienenti dalla Val di Susa, dal Veneto e della Marche sono stati bloccati a Tor Cervara, all’ingresso di Roma. La polizia ha idenficato e controllato 122 persone; per 13 è scattato il foglio di via. “Non sono state trovati arme o oggetti contundenti,” hanno spiegato i manifestanti, “non ci sono motivi per trattenerli. Impediscono alle persone di manifestare liberamente.”
Schiacciata tra il doppio allarmismo “black bloc e jihad,” dunque, la manifestazione di Eurostop è iniziata con un sensibile ritardo e i numeri sono sembrati sin da subito più bassi di quelli originariamente preannunciati (cinquemila invece di ottomila). Per tutto il percorso, comunque, non si è registrata la minima tensione – tantomeno a Testaccio, dove i residenti erano letteralmente terrorizzati dal passaggio dei manifestanti.
L’unico momento in cui è sembrato che succedesse qualcosa c’è stato al termine del corteo, quando la polizia si è avventata – con una foga che sembrava il preludio di una carica a freddo e immotivata – sullo spezzone di coda rimasto fermo sul lungotevere Aventino. Per qualche minuto, gli agenti in assetto antisommossa hanno circondato qualche centinaia di persone in quello che è stato una sorta di kettling per spezzare il corteo in due tronconi.
La manifestazione si è poi conclusa in un clima surreale: un gruppo di manifestanti ha improvvisato una conferenza stampa, mentre tutto intorno centinaia e centinaia di agenti presidiavano piazza della Bocca della Verità – che tra grate, blindati, camion con idranti assomigliava ad una vera e propria fortezza.
Nella conferenza stampa di fine giornata, il questore di Roma Guido Marino ha detto che “è stato sventato un chiaro progetto di devastazione della città,” salvo poi criticare l’esasperazione con cui si sono presentati i vari cortei: “Il gusto di scenari apocalittici non fa bene a nessuno.”
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Foto di Paolo Manzo