Cibo

Matteo Salvini vuole chiudere alle 21 i market etnici per risolvere il problema della criminalità

In questi tempi di nuova politica, la cosa più agghiacciante che esce fuori non è il razzismo, e nemmeno le scelte retrograde, le promesse fasulle. Quello che spaventa davvero è la generalizzazione pressoché totale fatta un giorno sì e uno no. I vecchietti sono tanti? Mettiamoli a vivere nei paesini. C’è l’erba alta a Roma? Prendiamo delle capre per mangiarla e non pagare un giardiniere.

Puntuale come un orologio sbarellato, che va avanti a seconda di come gira la mattinata del politico di turno, è arrivato il nuovo annuncio nazional popolare in diretta Facebook del Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Salvini ha pubblicato questo video (puntellato come importante sulla sua pagina) dove annuncia l’imminente provvedimento da inserire nel decreto sicurezza a danno dei negozietti etnici delle città italiane. Dopo aver fatto una rapida propaganda con il solito “i profughi illegali mandiamoli a casa” e l’immancabile gesto della mano che indica vattene, dice tutto fiero di come saranno presenti nuovi emendamenti, tra cui la chiusura anticipata alle 21 “di tutti quei negozietti etnici, che la sera diventano ritrovo di ubriaconi, spacciatori, casinisti”.

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Se Confesercenti nella figura di Mauro Bussoni, segretario nazionale, ha dichiarato di stare in “guardia contro la discriminazione di certi imprenditori rispetto ad altri”, il Codacons, tutto come riportato sul Corriere, ha preferito essere più morbido parlando solo di degrado e centri storici. “Crediamo che in materia di commercio e sicurezza non sia corretto generalizzare”, ha detto il presidente Carlo Rienzi. “solo nei centri storici delle città italiane e in tutti quei casi in cui l’esercizio crei una situazione di degrado”, ha continuato.

La volontà di Salvini di riportare sicurezza in quartieri o centri abitati problematici è assolutamente condivisibile di per sé. Lo è decisamente meno, come sempre, l’associazione tra degrado ed “etnia diversa da quella italica”. I negozietti etnici, come li chiama lui, che non sono affatto diversi dal paninaro romano doc, svolgono un servizio che, piaccia o meno, rimane molto utile per chi deve prendere qualcosa all’ultimo dopo lavoro, e offrono anche un ventaglio di prodotti stranieri normalmente non presenti nei supermercati tradizionali. Non vendono solo vino e birra, insomma.

Un conto è incrementare la sicurezza, magari la polizia sulle strade al massimo, un altro è impedire a un imprenditore in modo assolutamente raffazzonato di vendere i suoi prodotti. Senza contare che una decisione come questa rischia di andare a sovrapporsi con le direttive dei singoli comuni. Insomma dopo i centri commerciali chiusi di domenica, adesso potrebbe diventare impossibile anche comprarsi il sale all’ultimo alle 10 di sera.

Non ci resta quindi che aspettare per vedere come andrà a finire questa storia, se è solo la solita aria inconsistente di stampo politico o se davvero proseguiremo nel cadere in questa becera spirale di populismo e razzismo.

E poi, quando uno di questi negozi mi stava sotto casa, non solo potevo avere una birra a un orario improbabile, ma fermarmi a parlare con la gente fuori, conoscere persone e storie nuove. Era una delle parti più belle della giornata. Quando vuoi ci andiamo insieme, Matteo.

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