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A parlare dei "legami tra l'eversione nera veronese e i delitti della sigla neonazista" è stato un ex membro di Ordine Nuovo, Gianpaolo Stimamiglio, che in un'intervista al Corriere di Brescia ha dichiarato che "è evidente a chiunque che Furlan e Abel, da soli, non possono aver commesso tutte quelle azioni."Sullo sfondo dell'intera vicenda, infatti, c'è il contesto veronese degli anni Settanta. "La frangia ordinovista veronese era fortissima," mi aveva detto Zornetta qualche anno fa, "e il suo livello occulto si dedicava a pratiche esoteriche." In più, in quegli anni a Verona "c'era anche il progetto militare-sovversivo della Rosa dei Venti e il ruolo dei Nuclei di Difesa della Stato—tutti progetti tesi a una sollevazione degli anticomunisti nel caso di un'invasione comunista da Est."Infine, tutti questi elementi compaiono anche in un rapporto dei carabinieri del 1995 per l'indagine sulla strage di piazza Fontana, nel quale il capitano del Ros Massimo Giraudo annota che non è così improbabile che "il Veneto, per le connessioni con Ordine nuovo, con la rete Cia e con l'acceso anticomunismo di formazioni eversive come Ludwig, sia stato laboratorio di sperimentazione di tecniche di guerra non ortodossa basare sull'uso terroristico di devianze esoterico-religiose a connotazione politica estremista."
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Razza, intanto, alza il tiro. Nell'agosto del 2001 rivendica—insieme alla Falange Armata— l'attentato al Tribunale di Venezia, compiuto con cinque chili di tritolo e T4 da persone mai identificate finora. A quel punto, la stampa nazionale inizia a occuparsi della vicenda. Panorama dedica un profilo ai NTA, descrivendolo come un gruppo formato da una quindicina di "insospettabili" che "dopo la bomba di Venezia preparano l'autunno rosso." Su Repubblica si riportano gli "allarmi degli inquirenti," per i quali i NTA starebbero "reclutando tra i no global" dopo il G8 di Genova.L'attribuzione più clamorosa, tuttavia, è quella dell'omicidio di Marco Biagi. Il 20 marzo 2002, infatti, gli NTA fanno trovare a Verona un documento di rivendicazione quattro ore prima di quello ufficiale delle nuove Brigate Rosse. L'incredibile parabola dei NTA si interrompe definitivamente il 22 gennaio 2004 quando la Digos arresta Razza nella sua casa di Maniago. Nel 2007 è condannato in primo grado a tre anni di reclusione. "Con il mio arresto," scriverà in seguito lo stesso Razza, "si è conclusa l'esperienza dei NTA, i Nuclei Territoriali Antimperialisti, sigla da me fondata nel 1995 e della quale io sono sempre stato l'unico militante."Una spiegazione di come una storia del genere sia potuta andare avanti per quasi dieci anni l'ha provata a fornire il magistrato veneziano Felice Casson, che non ha mai creduto ai NTA: "Era un'anomalia. Uno che si muove come Razza non è prevedibile, non è connesso con altri gruppi, non ha una attività che in qualche modo lo esponga. È andata così."Segui Leonardo e Mattia su Twitter: @captblicero, @mttslv