Trailer di “Ring of Truth,” 1987. Video: PBS/YouTube/ACME Crimenet.
Phillip Morrison, nato precisamente 100 anni fa, aveva solo 27 anni quando è stato reclutato per lavorare al progetto Manhattan.
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Un fisico ambizioso, si offrì volontario per condurre una serie di pericolosi esperimenti sulla criticità con bombe prototipo, operazione poi chiamata dal collega Richard Feynman “svegliare il drago che dorme.” Ha persino condiviso il sedile con il nucleo della bomba Trinity nel viaggio verso il sito di test in New Mexico.
Morrison era disposto a correre qualsiasi rischio perché credeva nel progetto e temeva che i tedeschi avrebbero messo in campo la bomba atomica prima degli Stati Uniti. Con questa visione apocalittica nella testa, mise il proprio genio al servizio dello sviluppo delle prime armi nucleari.
Ma quando la bomba atomica “Little Boy” fu sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945, Morrison rimase inorridito dal fatto che la popolazione civile non avesse ricevuto alcun avvertimento dell’attacco. Quando vide coi suoi occhi l’entità della devastazione, durante una ricognizione nella città l’anno seguente, non fu più quello di prima.
“Abbiamo sorvolato Hiroshima, e c’era solo un’enorme cicatrice piatta e rosso ruggine, niente verde e niente grigio, perché non c’erano rimasti né tetti né vegetazione,” disse a The New Yorker. “Capii che niente di ciò che avrei visto da quel momento in poi avrebbe potuto sconvolgermi così.”
Morrison ha passato il resto della sua vita dedito alla lotta contro la proliferazione del nucleare, diventando anche una figura chiave nello sviluppo della fisica nucleare, della meccanica quantistica, e dell’astronomia a raggi gamma—un campo di cui è stato pioniere. È stato anche uno dei primi scienziati a stabilire un quadro scientifico per la ricerca volto all’identificazione di segnali di intelligenza aliena nel cielo.
“La conoscenza scientifica non è una questione puramente cerebrale. È intrisa di emozioni, esaltazione e tensione nervosa.”
Le profonde esperienze fatte lavorando per il Progetto Manhattan da giovane influenzarono la sua sensibilità come scienziato, etico, autore divulgativo e personalità televisiva durante la sua carriera. Trasudava un senso di meraviglia verso l’universo che ci circonda, e un ottimismo incrollabile nei confronti della nostra capacità di sopravvivere in modo sostenibile.
“Philip Morrison è più di un illustre accademico,” scrissero i suoi colleghi al MIT, in un’onoranza nel 1984. “Rappresenta un’attitudine, un modo di vivere, un simbolo per ciò che possiamo chiamare ‘gioia della comprensione’ o ‘sete di conoscenza.’ Nessuno meglio di lui ha dimostrato, o incarnato, cosa significhi per l’animo umano percepire o distinguere una nuova scoperta scientifica o una nuova intuizione teorica.”
“La conoscenza scientifica non è una questione puramente cerebrale,” continua il pezzo. “È intrisa di emozioni, esaltazione e tensione nervosa, come sa chiunque abbia ascoltato Philip Morrison.”
Morrison morì nel sonno, per complicazioni respiratorie, il 22 aprile 2005. Aveva 89 anni e lo piansero amici, studenti e fan in tutto il mondo. Anche se ci ha lasciati, però, il suo carisma giubilante ha ancora un vasto pubblico, dieci anni dopo.
Ad esempio, nel corso degli ultimi anni, alcuni estratti della sua serie in sei parti andata in onda sulla PBS, The Ring of Truth, hanno iniziato a emergere su YouTube. Un po’ come Cosmos: A Personal Journey di Carl Sagan, The Ring of Truth è un viaggio avvincente tra scienza, tecnologia e umanità, pieno di trucchi creativi per spiegare idee complesse.
Prendete questo frammento in cui Morrison contestualizza le scale atomiche in compagnia del gourmet chef Kin Jing Mark, che mostra la sua tecnica per preparare i noodle barba di drago.
Da “Ring of Truth: Atoms.” Video: PBS/YouTube/hiplobonoxa
In un altro spezzone, Morrison usa le stelle filanti avanzate dal 4 luglio per dimostrare le leggi di conservazione, facendo contemporaneamente un discorso sui difetti intrinsechi all’occhio umano.
Da “Ring of Truth.” Video: PBS/YouTube/Donna Blakeway
“È chiaramente pericoloso fidarsi troppo dell’occhio,” dice, “presumere, solo perché non vediamo più qualcosa, che quel qualcosa abbia smesso di esistere.”
Lo stesso potrebbe dirsi di Morrison stesso, la cui eredità continua a risplendere come le scintille di una stella filante. Per festeggiare i cento anni dalla sua nascita, consiglio caldamente di fare una maratona degli episodi migliori di The Ring of Truth, dalla storia dei telescopi, alla conservazione della massa. Che stia parlando delle linee di Fraunhofer o del Tour de France, l’amore di Morrison per la scienza—accompagnato dalla sua bravura nel comunicarne le complessità—è un esempio eterno.
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RIP