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Recensione: 03 Greedo – God Level

Oggi 03 Greedo si consegnerà alle autorità ed entrerà in prigione per scontare una condanna di vent’anni. Due anni fa, durante un controllo di routine, gli trovarono addosso della metanfetamina e un’arma da fuoco. A volte negli Stati Uniti basta avere avuto tanti piccoli problemi con la legge perché uno diventi veramente grosso. Quando i nostri colleghi americani lo intervistarono, prima del processo che avrebbe segnato la sua vita, lui ne parlava impanicato: “Non voglio passare i miei trent’anni in prigione, o morto, ho già passato i miei vent’anni al chiuso”. Aveva paura di lasciare sua figlia, così come la madre aveva lasciato lui.

In quell’occasione, 03 Greedo venne definito “il futuro del rap della West Coast”. Non è normale definire un trentenne il-futuro-di-qualcosa, ma lo diventa quando passi la prima parte della tua vita come 03 Greedo. Suo padre morì quando aveva un anno in un incidente. Da ragazzino si trasferì a Jordan Downs, uno dei complessi di case popolari dove lo scontro tra i Bloods e i Crips continuava a mietere vittime. Con il passare del tempo venne accettato dal quartiere ed entrò nei Crips della locale Grape Street. Il suo primo CD rap, Country Grammar di Nelly, gli venne confiscato dalla madre. Una madre che lo sbatté fuori di casa: lo aveva iscritto a così tante scuole private che all’ennesima espulsione non ce la fece più.

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Visse anche per strada, Greedo, cercando cibo nella spazzatura e dormendo su panchine. Poi si mise a chiedere aiuto, a cercare divani su cui dormire. A 17 anni, Greedo mise incinta la sua ragazza. Dopo essersi fatto il culo tra lavoretto e lavoretto, si mise a spacciare per poter sostenere sua figlia. A 19 anni lo beccarono la prima volta. A 22 si fece dieci mesi di prigione. E cominciò a fare musica.

Da allora la sua vita è stata un fiume, la musica l’acqua e il carcere le chiuse che ne interrompono il flusso. A dargli il successo è stato il suo punto più basso: la morte del suo più caro amico, Paul “Lil Money” Reed, ucciso con un colpo di pistola da un uomo mai identificato che gli sparò dal finestrino della sua macchina. Come seduto sul piatto di una bilancia universale, Greedo si trovò addosso le attenzioni che gli erano sempre state negate. “Never Bend”, tratta dal suo tape Money Changes Everything, fu il suo momento d’oro. Le ferite d’arma da fuoco, le cicatrici, il dolore potevano cominciare a guarire.

E invece oggi Greedo entrerà in carcere, e ci resterà per vent’anni. Ma ha voluto fare una cosa, prima di sentire il gelido soffio della porta che si chiude alle sue spalle. Un album mastodontico, God Level, composto da più di due ore di musica. Un’esagerazione consapevole, come quegli ultimi pasti dei condannati a morte pieni di fritti, biscotti, salse, carni e fritti. Ma d’altro canto esagerata è sempre stata anche la sua musica, intrisa di un senso di straniamento creato dalla contrapposizione tra l’amara realtà delle sue parole e il dolce senso di pace dei suoni usati per esprimerle.

“Scommetto che non cadrò”, canta, pieno di speranza, in “Fall Off”. “Non siete stati dove sono stato, io non mi piego mai” gorgheggia in “Never Bend”, per l’occasione remixata assieme a Lil Uzi Vert. Senza un testo davanti le sue parole si perdono in un vortice nasale simile a quello emesso da Young Thug, ma è come se ci fosse più corpo nel timbro di Greedo – forse è una suggestione creata dalla sua biografia, ma sembra di sentire il brecciolino dei suoi sbattimenti strinargli l’ugola, sia quando guarda le nuvole pensando a tutti gli amici che ha dovuto seppellire (“Prayers For My Lost”) sia quando si guarda allo specchio e cerca di avviare una conversazione con se stesso (“Conscience”).

Non è un capolavoro, God Level, ma la disordinata collezione di pensieri di un essere umano la cui esistenza non è stata diversa da quella di molti altri. Afroamericano, criminale per obbligo e non per scelta, impelagato in una società che agisce per mantenere la violenza e l’instabilità costanti nella sua vita, destinato al gabbio o a una morte prematura. Ma a differenza di altri il suo DNA gli ha donato una voce e un cervello capaci di farlo risuonare, libero, dalle casse e dalle cuffie del mondo anche mentre lui sarà dietro alle sbarre. Almeno per un po’.

God Level è uscito il 26 giugno per Alamo Records.

Ascolta God Level su Spotify: