Sarò schietto: non è che io sia contro i concept, anzi sono avvezzo anche io a fare dischi il più delle volte con un concetto dietro, ma mi sembra che nel 2018 il concept venga messo avanti alla musica, proprio come le mani quando si fa una cazzata.
Praticamente va a finire che la musica è un “accessorio” a tutto il resto, mentre a mio modesto parere dovrebbe essere il contrario, sennò il trucchetto non regge. Se la musica non è all’altezza, non basta avere una bella storia da spiegare. Lotic non si sottrae alla moda del concept che imperversa in ambiente HD, tanto che sembrano tutti tornati indietro all’era del progressive (e che palle).
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In questo caso il tema intorno al quale gira il disco è il “potere”: la forza di restare se stessi da persona transgender, affrontando la forza opposta della società. Potrebbe essere un facile “strillo”, un modo per attirare pubblico e semplici curiosi. E invece in questo caso c’è sostanza. Il disco è forse la cosa migliore che abbia mai sentito di Lotic, ed è un debutto sulla lunghezza dell’album tra l’altro, cosa che ne rende ancora più interessante l’ascolto.
Si passa dal pop evocativo e romantico-fantasy di “Love and light” al post-Autechre di “Bulletproof”, tutta scatti e vocalità sciolta nell’olio di macchina (l’impressione è in realtà di una cameretta che viene invasa dal grasso di marchingegni sbarattolanti), fino ad arrivare alle danze post-internet di “Distribution of Care”, tutta scatti e fake sounds, e alle breakcorate proiettate in un’altra dimensione con “The Warp and the Weft”. C’è anche spazio per una sorta di trap scoordinata e strarallentata con “Nerve”, che forse è il momento meno interessante perché strizza troppo l’occhio al trend, ma è bello uguale.
Concludono il disco tre brani disastrati: “Heart”, pop song incastrata dentro presse e scanner in paranoia; “Power”, title track che sembra Pita preso a calci nel culo da una serie di pugilatori d’acciaio dai cui pori sgorgano gocce di sintetizzatori algidi e paesaggi evocativi di mondi digitali che cercano di uscire dagli algoritmi; e “Solace”, che ci fa intravedere come Björk finalmente reinventarsi se solo riuscisse a liberarsi di se stessa e diventare un ologramma musicale.
Insomma, Lotic ha fatto un disco che vince e convince a prescindere dal concept, che potrebbe anche non esistere, la musica parla da sola. Fosse tutto così, il prog, tornerei ad ascoltarmi i Genesis immediatamente.
Power è uscito il 13 luglio per Tri Angle.
Ascolta Power su Bandcamp:
TRACKLIST:
1. Love and Light
2. Hunted
3. Bulletproof
4. Distribution of Care
5. The Warp and the Weft
6. Resilience
7. Fragility
8. Nerve
9. Heart (feat. Moro)
10. Power
11. Solace