Quando Lykke Li pubblicò i primi due estratti da questo so sad so sexy mi venne in mente immediatamente una parola che sta definendo la nostra epoca: “trap”. “deep end”, una canzone tanto malinconica quanto interpretata con gioia, punzecchiava l’orecchio con una linea di hi-hat che non avrebbe sfigurato in un beat dei Migos. Non un caso, dato che nel team di produttori che l’hanno fatta venire al mondo c’è T-Minus, nel cui curriculum ci sono “The Motto” e “HYFR” di Drake, “Swimming Pools” di Kendrick Lamar, “PMW” di A$AP Rocky. Ma anche, e non è un caso, “Summer Bummer” di Lana Del Rey e “Inside Out” di Camila Cabello.
Con so sad so sexy Lykke Li si posiziona infatti in quell’eccitante area musicale abitata da ragazzi e ragazze che sfruttano la fluidità del termine “pop” buttandoci dentro (come la Del Rey) il vago senso di nostalgia proprio dell’indie rock da cui provengono o (come la Cabello) suggerimenti hip-hop, e magari la partecipazione di un MC così forte da poter apparire su una hit internazionale senza apparire come il rapper pagato per buttarci una strofa così tanto per. E se la Cabello aveva “Havana” con Young Thug, Lykke Li ha “Two Nights” con Aminé.
Videos by VICE
Proprio “Two Nights” suggerisce in modo efficace lo stato mentale e creativo dell’album che la contiene. Il beat è di Jeff Bhasker, cioè uno degli artefici dell’album solista di Harry Styles dei One Direction; Jonny Coffer, producer di Beyoncé, Rita Ora e altre superstar; e Malay, chitarrista che ha contribuito pesantemente a channel ORANGE di Frank Ocean. È un lentissimo, soffice brano per pianoforte che si tramuta improvvisamente in quell’R&B mezzo trappeggiante che popola le orecchie di mezzo mondo. Sopra, Lykke Li ci appoggia una performance vocale lacerante: “Sono due notti di fila, dove sei finito? / Mi sono messa a fumare”, canta, suggerendo una relazione tanto instabile e dolorosa. “Perché non hai bisogno solo di me?”, chiede.
È un album che parla di una storia fatta di incertezze, questo. Lykke Li si dipinge come in un perpetuo stato di tremore in cui trova un’energia dirompente: “Ti ho guardato negli occhi, ma stavo mentendo / E adesso sono qua a letto con te un’ultima volta / Ed è così triste, così sexy”. Sotto, un beat tanto moderato quanto incalzante dà al brano un’aria epica, da enorme messa laica. Fosse fatto con una batteria vera e delle chitarre potrebbe essere una ballad da rockstar scritta negli anni Ottanta. È un po’ la stessa atmosfera che ha cominciato a evocare con grande efficacia The Weeknd su My Dear Melancholy, vedi alla voce “Better Alone”.
Ma se il vecchio Abel Tesfaye canta con arrogante bravura e sbatte in faccia alla sua amata le contraddizioni del loro rapporto, Lykke Li sembra accogliere il suo interlocutore all’interno del suo mondo emotivo. E quindi risulta confortante. Anche quando riassume la vita umana in un ciclo di sesso, soldi, sentimenti e morte intervallato da mattine con le tapparelle abbassate e gli occhi incrostati di trucco e lacrime. Anche quando dice “Sono una donna cattiva, ma sono sempre la tua donna”, che “La nostra è una storia triste, ma è sempre la nostra storia”.
so sad so sexy è il capolavoro di Lykke Li, un’artista tanto brava a declinare le minuzie del cuore quanto dannata dall’onnipresenza di “I Follow Rivers” nell’idea collettiva della sua musica. Se I Never Learn era un album di gelida e affascinante auto-analisi, so sad so sexy è un vortice di forze emotive opposte che, scontrandosi, creano una fiammeggiante stella di sentimento. A starci dentro brucia un sacco, ma dalla nostra prospettiva è solo una splendida e incoraggiante luce nel cielo.
so sad so sexy è uscito venerdì per RCA / Sony.
Ascolta so sad so sexy su Spotify:
Tracklist:
1. hard rain
2. deep end
3. two nights (feat. Aminé)
4. last piece
5. jaguars in the air
6. sex money feelings die
7. so sad so sexy
8. better alone
9. bad woman
10. utopia
Elia è su Instagram.