Ecco cosa succede se fischi Salvini nel 2018

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Tra un raviolo di burrata e qualche fugace apparizione al Viminale per aprire le buste della procura, la vera attività di Matteo Salvini—stare in televisione 520 ore al giorno e presenziare a qualsiasi evento elettorale—lo porta a essere pressoché ovunque. Il format “Salvini tra la gente,” del resto, è uno dei più apprezzati dai suoi social media manager.

Tuttavia, a volte tra la gente ci sono anche dei contestatori. È successo a Bari, dove una donna nel quartiere Libertà ha esposto sul balcone di casa sua uno striscione che recitava “Salvini bimbominkia” (ricevendo in cambio un’energica visita della Digos); e a San Lorenzo, a Roma, dove il movimento femminista Non Una di Meno gli ha rovinato la passerella fuori dal luogo in cui è morta la 16enne Desirée Mariottini.

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Ed è successo anche lo scorso venerdì mattina, sempre a Roma, mentre il ministro dell’interno si stava recando a un convegno sulla “trappola delle sette” (anche se non sono chiare le competenze di Salvini sul tema) organizzato alla Lumsa, l’università privata che si trova nel quartiere Prati.

Verso le 11:30, una signora che sta tornando a casa con le buste della spesa lo vede e decide di contestarlo. Come spiega lei stessa in un’intervista al Corriere della Sera, “Quando è arrivato Salvini ho fischiato alla pecorara—con le dita in bocca—e poi gli ho gridato pure ‘buffone’ e ‘ridicolo’. E mi sono pure trattenuta.”

In men che non si dica, quattro agenti in borghese si avvicinano e le intimano: “Lei non può fischiare.” Emanuela, questo il nome della signora, risponde così: “Siamo in un paese democratico e quindi dissento.” A quel punto, si rimette le dita in bocca per fischiare e tutti gli agenti si avventano su di lei, per bloccarla. La donna è anche scivolata nel tentativo di divincolarsi. La scena è stata immortalata in questo video di Repubblica, pubblicato solo ieri (insieme alla notizia).

Subito dopo uno dei poliziotti le chiede il documento, che però non ha con sé. Viene dunque caricata sulla volante e portata al commissariato di zona, da cui viene rilasciata qualche ora più tardi con una denuncia per “rifiuto di fornire le proprie generalità” e un’informativa in cui si ipotizza addirittura il reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Tutto questo, lo ricordo, per aver osato fischiare il vicepremier e aver urlato “buffone.”

È un fatto minore, certo; ma che fotografa alla perfezione un certo clima che si respira in Italia.

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