Cibo

La ragione scientifica dietro la nostra voglia impellente di patatine fritte

Da oggi in poi potete smetterla finalmente di sentirvi in colpa se in piena notte vi viene una voglia improvvisa di patatine fritte.

Non fame, eh, proprio di patatine fritte. O di un hamburger. O di una pasta ajo, ojo e peperoncino.

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Uno studio della Yale University’s Modern Diet and Physiology Research Center ha infatti evidenziato come il nostro cervello vada perlopiù in cerca dei cibi che combinano grassi e carboidrati.

Sono state sottoposte decine di immagini a un gruppo di 206 uomini e donne adulti, ogni volta divise in tre categorie: carboidrati, grassi e carboidrati+grassi.

E indovinate un po’? Alla vista delle patatine fritte la maggior parte di loro non c’ha capito più niente e le ha indicate senza pensarci un secondo.

Successivamente è stata data loro una cifra in denaro che avrebbero dovuto spendere nei diversi alimenti che vedevano in foto. E indovinate ancora? Quasi tutti hanno speso tutti i loro finti risparmi in junk food.

So che sarebbe facile alimentare la solita polemica sull’obesità, su “ma dove andremo a finire?!?” o cose del genere spaziando tra allevamenti, biologico e tutta quella roba lì.

E invece la ragione sta tutta nel nostro cervello.

In pratica il cervello umano applica dei meccanismi di ricompensa, fatto che si lega anche alle droghe ad esempio, e risulta essere più appagato da alimenti ricchi di grassi, carboidrati e zuccheri rispetto, che ne so, a una semplice insalata.

Quando vediamo o ingeriamo certe cose, le nostre amate sinapsi producono sostanze chimiche come la dopamina, che producono dipendenza.

E il processo è così nuovo che il cervello non è ancora abbastanza evoluto da capire che quella roba ci fa male. Impazzisce, letteralmente. Da quando esistono i cibi raffinati da un paio di secoli, il nostro modo di alimentarci è cambiato da un giorno all’altro e non c’è ancora un riscontro fisiologico che impedisca mangiare patatine fritte a ogni pasto, se ci va.

Una volta gli esseri umani mangiavano o cucinavano i prodotti senza modificarli e pochi di questi avevano nello stesso momento la combo grassi+carboidrati+zuccheri tutto insieme, quindi non era una cosa normale. Il latte materno è così, per fare un esempio.

“In natura, cibi ricchi di grassi e carboidrati sono molto rari e tendono ad avere fibre, che rallentano il metabolismo – ha detto Small, che ha condotto lo. “Al contrario, è molto comune per gli alimenti trasformati avere carichi grassi e ad alto contenuto di carboidrati”.

E tutto questo ovviamente contribuisce, se non si sta attenti, a produrre problemi di obesità e ipernutrizione. Che è un grosso problema, invece.

Ora, non prendete il fatto di sapere che la colpa è tutta del cervello come scusa del fatto di nutrirsi solo di patatine e hamburger.

È vero che fa un bel lavoro per farci sentire bene quando ce ne ficchiamo in bocca una manciata mentre aspettiamo il menù da McDonald’s, nessun dubbio.

Ma esiste anche il libero arbitrio. Ecco, a volte è fico usarlo.

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