Sono cinquanta i paesi nel mondo che a oggi adottando una sugar tax, una tassa sulla presenza di zucchero nelle bevande (e, in alcuni casi, anche su altri prodotti). In Europa già Francia, Portogallo, Inghilterra, Belgio, Estonia e Norvegia ne hanno una, chi da tempi recenti chi, come la Francia, dal 2012.
In Italia la questione è stata, praticamente fino ad oggi, una sorta di tabù parlamentare. Ma è di ieri la notizia che M5S e Lega hanno presentato una proposta alla Manovra di Bilancio che riguarda appunto una tassa sulle bevande zuccherate. Una “tassa sulla Coca-Cola”, come è stata ribattezzata dalla maggior parte delle testate. La prima firma è quella della deputata e presidente della commissione finanze Carla Ruocco, del Movimento 5 Stelle. La manovra, ha ricevuto il via libera anche da parte della Commissione Finanze.
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Fino a qui tutto bene. Peccato che l’idea di tassare le bevande zuccherate non sia venuta probabilmente per contrastare il problema dell’obesità, i problemi di sanità o affini, quanto per coprire l’esclusione del regime Irap per le partita Iva fino a 100mila euro. Escludere l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive è un argomento di cui invece si era già discusso, ma è sicuramente ben diverso porre l’accento su questo piuttosto che sui problemi di sanità nazionale. L’IRAP è una tassazione regionale per le attività con partita iva Fino ai 100.000 euro annui. Abolirla o coprirla, secondo il governo sarebbe un modo per snellire l’economia. In pratica pagheremo una tassa che non va a finire in sanità o ricerca (come accade spesso all’estero), ma aiuta i commercianti a non pagare delle tasse.
In Francia, se accendete la televisione o siete nella metropolitana di Parigi, sotto ogni pubblicità una bandella nera -un po’ come le sigarette- avverte di mangiare sano, di non esagerare con gli zuccheri e di fare una dieta sana ed equilibrata. Insomma, per far capire che ci tengono un bel po’ a questa storia della salute. Qui, invece, seppure centrerà collateralmente, la salute non è contemplata. Non una manovra per il bene comune ma sempre per interessi o toppe di vari debiti pubblici.
Ovviamente non è ancora quantificabile a quanto possano ammontare gli utili di una manovra del genere. Si sa vagamente come è intesa la tassazione: si dovrebbe viaggiare intorno al mezzo centesimo di tassa su ogni grammo di zucchero. Due grammi, 1 centesimo. Non troppo scoraggiante, a dire il vero. Alcuni paesi adottano la stessa soluzione, mentre sempre in Francia, che prendo come modello, con l’aggiornamento della legge nel 2018, è di 0,04 cent al litro sulle bevande con il 4% di zuccheri e di 13 cent circa al litro per quelle con il 10% di zucchero. Per disincentivarne la produzione.
Intanto si sono generate proteste e allarmismi sia sulla sanità -che sembrerebbe non dover ricevere nulla dalla manovra di bilancio -,sia sul fronte università e ricerca. Ieri i ministri dei due ministeri si sono spesi per chiedere che questi soldi che arriveranno dalla tassa della Coca Cola vengano usati per ricerca e salute, ma ancora un nulla di fatto.
Non appena è arrivata la notizia, i ministeri della Salute e dell’Istruzione già hanno cercato di contendersi la cifra finale. Non si sa questa tassa quanti fondi possa effettivamente creare, né se finirà nelle casse della Sanità per combattere appunto i problemi alimentari o in quelle dell’Istruzione per un lavoro di ricerca nelle università. O, tagliando la testa al toro, nelle casse del Governo stesso e ciao a tutti.
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