Hate Italian Style


Sorrido per nascondere la rabbia.

Ero tornata a Milano per la Fashion Week, ma a quanto pare l’intera Industria ha portato gli occhiali da sole al chiuso talmente a lungo da essere diventata cieca. In altre parole, lo schifo mi ha costretta ad andarmene prima della fine (perché, in altre parole ancora, non sono riuscita ad entrare alle sfilate). Così ho trascorso il resto della mia vacanza in Italia a Verona, e una volta lì ho trovato qualcosa di gran lunga peggiore di Cavalli. Il mio fidanzato mi ha portata a cena fuori, in un ristorante con tavolo per due e vista sulle strade ciottolate del centro, ed era tutto magnifico, almeno finché non ho aperto il menù. Mancava qualcosa, e non mi riferisco alle opzioni senza glutine.

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“Non ci sono i prezzi!” ho esclamato. “Dici che il conto varia a seconda della provenienza dei turisti?” (Oh, quanta ingenuità!) Dopo aver controllato il menù, il mio fidanzato ha cautamente risposto, “tesoro, non prendertela, ma questo è un ristorante vecchio stile. I menù coi prezzi li danno solo agli uomini.”


Il menù incriminato.

Dopo una cena praticamente lasciata intatta—ero troppo impegnata a prendermi a forchettate il grembo al fine di evitare di fare lo stesso coi camerieri—ho deciso di dar loro un’ultima possibilità prima di fare una scenata e ho chiesto la carta dei dolci. Poco dopo il mio fidanzato ha ricevuto quella coi prezzi, mentre sotto i miei occhi ne veniva posata una con la colonna vuota.

Così mi sono alzata e sono entrata a cercare il responsabile (dopo aver mangiato il dolce, ovviamente—sono umana, tutto qui). Gli ho detto che avrei pagato io il conto, ma dal momento che non mi era stato possibile vedere i prezzi non sapevo quanto avessimo speso e volevo che me lo dicesse di persona. Credevo che a quel punto, sentendosi in colpa, mi avrebbe detto, “I menù vengono distribuiti senza distinzione, è solo un caso che le sia capitato quello senza prezzi!” Invece mi ha guardata negli occhi e ha spiegato, “È un riguardo che abbiamo nei confronti delle signore, perché non debbano badare ai costi!”

“Forse era così quando le donne non potevano guadagnarsi lo stipendio. Ma ora possiamo, io posso, e guadagno, perciò insisto. Quanto le devo? Ad ogni modo, persino se fossimo nel passato sarebbe stato segno di riguardo darmi il menù coi prezzi, dato che paga lui. Così avrei scelto il piatto più caro!”

Senza aver minimamente capito le mie intenzioni (o la mia battuta) ha insistito: “È una tradizione italiana.”

“Giustificare tutto con la tradizione è da codardi e ignoranti,” ho urlato mentre indietreggiava. “È così che fanno i terroristi, gli stragisti e gli stupratori di bambini!”, avrei voluto aggiungere—se solo avessi saputo come formulare una frase del genere in italiano (stupida scuola di moda).

Mentre il responsabile si è dileguato e il cameriere preparava il conto ho chiesto se accettavano l’American Express o una delle mie carte, essendo io una donna indipendente con molte opzioni a sua disposizione (fortunatamente la accettavano, perché era l’unica su cui mi fossero rimasti dei soldi). Nell’uscire dal ristorante sono stata salutata dai clienti terrorizzati, anche se posso benissimo immaginare cos’abbiano detto poco dopo per demolire le mie rimostranze:

“È solo una bionda.”
“E non è nemmeno una bionda naturale.”
“È una cretina americana.”
“Peggio, croata.”

La gente dice che i problemi non arrivano mai soli, o come dico io “con le mestruazioni arriva anche la diarrea,” quindi non c’è da sorprendersi se mentre stavo cercando di far sbollire la rabbia mi è capitato di leggere una cosa che al danno ha aggiunto la beffa (o, come dico io, i crampi alle macchie di sangue).

Melissa Gorga, della serie Real Housewife of New Jersey, ha appena pubblicato un libro sul suo “focoso e felice” matrimonio. L’ha intitolato Love Italian Style perché sia lei che il marito sono di origini italiane, e, in quanto tali, devono rappresentare l’Amore Tipicamente Italiano.

Non l’ho letto (leggo solo roba mia) ma ho visto abbastanza estratti da pensare di poterlo giudicare. E il mio giudizio è che questa donna è dentro fino al collo in una relazione violenta con un uomo incline agli abusi, un uomo che le ha fatto il lavaggio del cervello fino a convincerla di come diventare una schiava sessuale sottomessa sia il prerequisito dell’essere moglie.

“Lei si oppone, ma alla fine vinco sempre io,” racconta il marito Joe a proposito delle volte in cui la moglie cerca di negarsi a letto. 

Ma le perle di saggezza di Joe non vengono relegate alle interviste. Nel libro sono presenti diversi passaggi di cui è autore, e in cui insegna agli uomini a “prendere” le donne, che queste lo vogliano o meno (perché in segreto, dentro di loro, lo vogliono!!!). In fondo, è come incentivare lo stupro: “Lo so, pensate che la vostra donna non sia il tipo che vuole farsi prendere. Ma fidatevi, è così. Tutte vogliono essere tirate per i capelli, di tanto in tanto. Se vostra moglie dice ‘no’, giratela e toglietele i vestiti.”

Inutile dire che quanto scritto dalla moglie è ugualmente devastante. Sull’arrendersi al sesso: “Anche quando sono stanca e non ne ho voglia, se per Joe è importante avere una connessione fisica dico, ‘Non mi va granché stasera, ma facciamolo.’”

Sull’essere prigioniera della propria casa: “Se uscivo e lui tornava a casa e non ci trovava nessuno, non era contento. Mi chiamava e diceva, Non mi interessa se te ne stai in giro tutto il giorno. Ma non mi va di tornare a casa e non trovarci nessuno.”

Sul tollerare gli abusi: “È a questo che serve un coniuge. Per sfogare lo stress su qualcuno di cui ti fidi, sapendo che non ci saranno rancori. Lui potrebbe volerne dire quattro a un collega, un cliente o un dipendente. Ma si sfoga su di me, così non rischia di mandare a monte gli affari. Io sopporto.”

E andrei avanti, ma non è il caso. Forse avrete sentito, anche io sto scrivendo un libro. Lo chiamerò Love Croatian Style e parlerà dell’importanza di indossare tute in coordinato e dormire con le granate sotto al cuscino!

Tornando al dunque, la gente è libera di fare cazzate, ma dovrebbe anche attribuirne il merito al proprio essere individui del cazzo. Se lei vuole scrivere un libro tipo Ho bisogno di aiuto, Cosa non fare o La sposa indottrinata, mi sta bene. Allo stesso modo, se il responsabile del ristorante mi avesse detto che applicava quella politica perché era un fascista sessista, io non avrei mosso un dito (e avrei felicemente lasciato pagare il conto al mio ragazzo, tanto più perché non avevo praticamente mangiato).

Ma quando nel giro di una settimana si verifica una serie di episodi di sessismo, oppressione e omofobia attribuiti al semplice fatto di essere italiani allora non ci sto, e nemmeno voi dovreste (quanto all’omofobia, ovviamente mi riferisco al signor Barilla e al suo desiderio di famiglie tradizionali mangia-pasta dentro i suoi spot. Per fortuna i gay non mangiano carboidrati!).

Spiegare questi atti indegni con la “tradizione” è come dare la colpa delle uccisioni alla religione. Ho una proposta: basta con le eccezioni per l’uno o per l’altra. Perché fanno ugualmente schifo. Sapete cos’altro era “tradizione”? Schiavitù! Abuso infantile! Sacrifici umani! Non lavarsi per un anno! Come riuscivano a fare sesso senza vomitare? Non lo saprò mai, anche se i limoni al Plastic mi potrebbero dare un’idea.

PS: Al momento di pagare il cameriere mi ha fatto lo sconto. Lo so perché non avevo tolto gli occhi dal menù del mio fidanzato. Dovrei ritenermi offesa? Eh?

PPS: Ovviamente non ho mosso obiezioni.

PPPS: Cosa? Sono soldi in meno ai porci!

PPPPS: Senza offesa ai porci.

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Nel post precedente: Catcall me maybe