Alex Lawther sembra proprio un bravo ragazzo. Ti chiama “mate” in continuazione, e quando si scusa per qualcosa lo fa nel modo più tenero possibile. È abbastanza strano, soprattutto se lo conosci per il personaggio che interpreta nella mini-serie di Netflix The End of the F**king World : il 18enne James, che crede di essere psicopatico e inizialmente pondera di uccidere Alyssa (forse sociopatica, sicuramente con pessimi genitori), per poi finire a vivere con lei un viaggio in fuga da tutto e da tutti.
Volevo incontrare Lawther un po’ per sapere se somiglia in qualche modo al personaggio di James, e un po’ per capire se si è fatto un’idea più specifica di me di questa storia d’amore strana che, onestamente, è abbastanza una bomba.
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VICE: Una delle cose che mi piacciono di più della serie è che si spiega da sé. Il titolo è un po’ roboante, ma i personaggi non sono strambi per il semplice gusto di esserlo. Le loro azioni hanno una causa, sono spiegabili. Parliamo di James, cosa ti ha attratto della sua personalità?
Alex Lawther: All’inizio, James mi ha colpito perché è una persona totalmente diversa da me. Molto freddo, chiuso e violento. Mi piace pensare di non essere così [ ride]. Ma poi, leggendo gli altri episodi scritti da Charlie Covell, ho visto un ragazzo diametralmente diverso. Sotto la superficie c’era un personaggio molto più affascinante. E poi non ha guastato che trovassi tutto divertente, commovente, e mi piacesse la semplicità della storia, con due ragazzini soli e smarriti che cercano di capire il mondo degli adulti. Mi affascinava che fosse tutto così semplice, anche se strano, bizzarro e—cazzo se mi ha confuso [ ride]. Alla fine, tra la follia di James e quella di Alyssa c’è una relazione molto lineare.
James dice di essere psicopatico, ma non è che lo sia proprio. Come fai a rappresentare una ‘quasi psicopatia’?
Ho dovuto lavorare molto su cosa intendesse davvero James per psicopatia… proprio dalle basi. Che pensa di essere psicopatico è la primissima cosa che James dice nella serie, quindi quello che dovevo fare io era mettere a fuoco la sua intenzione nel proclamarsi tale. Ovviamente non posso essere certo al cento per cento di quale sia la risposta, e spero che ogni spettatore voglia dare la sua interpretazione, ma la mia visione è che lui usi questo termine per comprendersi, capire chi è. In generale, ai suoi occhi sia il proprio sé sia la vita sono confusissime. Dirsi ‘psicopatico’ gli sembra più semplice che accettare di essere triste e fragile. È più facile immaginare di essere diverso, piuttosto che accettare di sentire un po’ di tutto. Da adolescente, nasconderti dietro un’immagine da duro ti fa sentire più figo e più protetto, piuttosto che ammettere che sei l’opposto.
Sì, e dietro la follia, questi personaggi sono solo degli adolescenti. Il loro monologo interiore non è sempre lo specchio di chi sono davvero. Non si comprendono a fondo.
Verissimo. Un sacco di volte ci ritroviamo a dire qualcosa davanti ad altre persone e poi pensare, perché l’ho detto? Non lo penso affatto [ ride]. O magari ti ritrovi a occupare un posto che non è il tuo. Alla fine si riduce tutto al bisogno di connettersi. James e Alyssa ne hanno un bisogno disperato. Proprio dall’inizio. Invece che ammettere la verità imbarazzante che sono disperati come tutti possiamo esserlo, uno uccide animali e finge di non sentire nulla. La sua conclusione è che è più ‘figo’ affrontare il dolore e il dolore fisico in modo insensato.
A livello personale, come ti rapporti a tutti questi sentimenti?
Penso che il bisogno dell’altro non ci abbandoni mai. Cioè, ok, ho solo 22 anni. Durante l’adolescenza il desiderio dell’altro è al massimo perché tutto ti sembra dieci volte più forte, in generale. E il titolo della serie rispecchia come ci si sente a quell’età. Qualunque cosa tu faccia, la fai per la prima volta. Ci sono momenti in cui ti senti il capo del mondo, e momenti che sono la fine del mondo. In quel periodo gli ostacoli ti paiono insormontabili.
Non sono un attore, ma a volte mi sembra che nello scegliere una parte ci si destreggi tra qualità e utilità. Mi sembra che tu abbia una passione per i ruoli non ortodossi, Black Mirror, Freak Show e ora questo. Da dove ti viene?
La risposta che mi viene di getto è che sono scritti bene, che è una risposta noiosa [ ride], lo so. Ma è onesta. Non voglio dire che per essere una serie ben scritta ci debba essere per forza un personaggio ‘outsider’. Ma per quanto mi riguarda sono felice di aver avuto l’opportunità di interpretare questi personaggi. A dirla tutta, ho sempre preferito gli sfigati ai golden boy, a quelli con la vita facile. Non mi sembra ‘drammatico’ da un punto di vista narrativo fare la persona normale, che ottiene tutto facilmente. Comunque ci penso da un po’… non so nemmeno come sia una persona molto… normale. Cosa vuol dire, poi? [ Ride.] Finché non lo scoprirò continuerò ad avere la passione per il non ortodosso—per ora sono stati tutti personaggi molto divertenti da interpretare.
Però non è solo questione di ortodossia o meno, alcuni parlano di temi difficili, oscuri. Anche questa è una preferenza?
Non sono così certo di questa cosa dell’oscurità. Quello che spesso faccio io è andare alla ricerca della leggerezza in quei contesti. Certo, mi piace l’ombrosità di The End of the F***king World, ma quello che mi ha davvero colpito e mi diverte è l’umorismo. Una delle cose che porterò sempre con me dell’esperienza con Black Mirror è il senso di non detto e di un umorismo molto, molto nero.
Anche se tu ti trovi a tuo agio in questa situazione, può essere difficile trovare un’altra persona che condivida il tuo punto di vista. Com’è andata con Jessica Barden?
Siamo due persone molto diverse. Io a volte sono silenziosissimo, ma puoi star certo che Jessica sarà sempre divertente e di buon umore, ed è bello parlare con lei. C’era qualcosa in quell’equilibrio che funzionava. Una sorta di rispetto reciproco [ ride]. Almeno, spero che mi rispetti. Quando incontri una persona così diversa da te, spesso ti affascina. E questo sicuramente ci ha aiutato a interpretare quella strana curiosità che James e Alyssa hanno l’uno per l’altra fin dall’inizio. Abbiamo passato insieme ogni giorno per 12 settimane, e tra noi si è sviluppato una sorta di sentimento fraterno che è stato utile a dare forza al sentimento che si sviluppa tra i due personaggi.
Se potessi cambiare il titolo della serie, cosa ci metteresti?
[ Ride] Non so se lo cambierei mai. Direi a chi lo considera ‘troppo’ di prendere la fine del graphic novel di Charles Forsman in cui lui dice che no, non è la fine del mondo, sono solo dei cazzo di adolescenti—una cosa simile. È importante che noi, come spettatori, sappiamo che seguiremo questa storia con gli ostacoli e il senso che sia tutto estremo che hai a quell’età. Sembra che tutto debba essere la fine del mondo, ma non lo è. Ovviamente spero anche che chi guarda la serie si senta un po’ nostalgico per gli anni in cui tutto ci sembrava importante, spaventoso, selvaggio. Ecco, spero solo non estremo ai livelli di James o Alyssa [ ride].
Seui Noel Ransome su Twitter.